Le parole di ANPI Vercelli: Abbiamo il dovere della Memoria

Disegno di Renzo Roncarolo, ‘Pimpi’, pittore vercellese deportato nel 1943, come soldato italiano, nel campo di Dreilinden. Tornato a casa raccontò il suo internamento con molti e struggenti disegni. Ci ha lasciati nel 2000.

Riceviamo e pubblichiamo volentieri la nota di ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) di Vercelli sul Giorno della Memoria che si celebra oggi, mercoledì 27 gennaio.

Abbiamo il dovere della Memoria

76 anni fa quattro soldati russi, quasi invisibili nelle loro divise bianche come la neve che li circondava, arrivano ad Auschwitz. Ai 7.000 prigionieri ancora vivi sembrano angeli, a loro quei vivi senza carne né luce negli occhi sembrano morti.

Ecco come lo racconta Samuel Modiano nel libro della Shoah italiana a cura di Samuel Pezzetti

«Quando i russi sono arrivati questi soldati duri che ammazzavano e si facevano ammazzare, combattenti abituati a tutto, si sono trovati davanti a una scena che nemmeno loro riuscivano a sopportare. Erano impietriti davanti a montagne di cadaveri e a degli scheletri che camminavano. Io ero un uomo libero, ma in me non c’è stato nemmeno un secondo di allegria. Io mi sono sentito colpevole, un privilegiato. Uscire vivo da Birkenau… io volevo stare dalla parte di mio papà».

Subito 4.500 dei sopravvissuti vengono curati negli ospedali da campo sovietici e della Croce Rossa, ma molti di loro morirono in pochi giorni.

E questa agonia toccò a tutti gli altri sopravvissuti in tutti gli altri 15.000 campi disseminati in Europa dalla follia nazista. Tornarono in pochissimi, lo sappiamo.

Auschwitz, il più grande ed articolato di tutti, diventa, con il suo milione e mezzo di morti dei sei milioni totali dell’Olocausto il simbolo universale della Shoah: per questo la data della sua Liberazione, oggi, viene scelta prima dall’Italia con la Legge 211 del 20 luglio 2000 e quindi dall’ONU con la risoluzione 60/7 del 1º novembre 2005, come ricorrenza internazionale a perenne memoria della Shoah.

Gli articoli 1 e 2 della legge 20 luglio 2000 n. 211 definiscono così le finalità e le celebrazioni del Giorno della Memoria:

«La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, Giorno della Memoria, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.

In occasione del Giorno della Memoria di cui all’articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano mai più accadere.»

Ecco perché siamo qui, a scrivervi oggi.

Per tener fede a questo impegno. L’impegno dell’Italia, l’impegno dell’Assemblea delle Nazioni Unite. L’impegno delle donne e degli uomini di buona volontà.

Siamo qui per diventare consapevoli. Per guardare dritto negli occhi anche noi, come dovettero fare tutti quelli che ebbero la sorte di viverlo, come dovettero fare quei 4 soldati russi il 27 gennaio del 1945, il Male estremo e le sue estreme conseguenze sulla vita di milioni e milioni di innocenti.

Guardare, ascoltare, imparare, magari commuoversi, non solo per non dimenticare ma soprattutto per non permettere che si possano ripetere tragedie simili. Mai più.

Sezione Città di Vercelli

Comitato Provinciale Vercelli

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1 commento

  1. Speriamo, per non permettere che si possano ripetere tragedie simili, di non dover attendere ancora 4 soldati russi come accadde il 27 gennaio del 1945.

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