E’ un Paese ben strano l’Italia. Capita che un imprenditore, nella fattispecie vercellese, venga messo alla gogna dai media per nove anni a causa di accuse (definite finalmente dagli stessi pm “inverosimili”) gravissime: violenza sessuale ai danni di minori e detenzione e vendita di materiale pedo-pornografico.
Capita che i giornali (soprattuto della Sardegna, teatro dei fatti contestati, ma anche gli sportivi nazionali ed i generalisti) possano riportare – violando clamorosamente la Carta deontologica di Treviso, che tutela i minori e che, secondo la Cassazione ha natura giuridica – notizie che consentano l’individuazioni delle presunte, piccole vittime, senza che succeda nulla (Ordine dei giornalisti, dov’eri?). Ma capita soprattutto che a fregarsi bellamente del fatto che l’identità dei minori fosse purtroppo implicita, viste le ricostruzioni giornalistiche, sia stata proprio la grande accusatrice dell’ex portiere del Torino Matteo Sereni e dell’imprenditore vercellese Marco Quaglia. La notorietà anche nazionale del caso derivava proprio dalla figura di Matteo Sereni, ex portiere molto conosciuto.
Non risulta a nessuno che la signora in questione abbia chiesto danni o trascinato in tribunale i giornalisti che hanno palesemente violato la legge, consentendo l’identificazione dei minori.
Ma ora capita anche questo. A poche settimane dall’udienza davanti al Gup di Cagliari, che potrebbe finalmente scagionarlo dalle accuse e soprattutto porre fine a nove anni di gogna, Marco Quaglia ottiene un servizio delle Iene in cui può finalmente dire la sua. Nel servizio, la “Iena” Alessandro de Giuseppe sente anche l’accusatrice, cioè l’ex moglie di Sereni, e altre persone. Ma lo fa senza che si possa minimamente risalire (come abbiamo fatto noi, nei nostri servizi precedenti su questa vicenda) all’identità delle presunte vittime.
Ed a questo punto intervengono – più che legittimamente, da loro punto di vista – gli avvocati della ex signora Sereni diffidando le Iene e Mediaset dal diffondere il servizio già pronto proprio per tutelare i minori coinvolti.
Sulla sua pagina Facebook, Marco Quaglia osserva amaramente: “Perché in questi anni la Cantoro (l’accusatrice, ndr) e Sereni hanno potuto parlare identificando i minori senza problemi? Perché i giornali e le televisioni hanno riportato le loro interviste ed io tramite le Iene non posso farlo?”.
Questo post di Quaglia ha ricevuto la piena solidarietà delle stesse Iene.
Adesso, Quaglia aspetta due cose: il proscioglimento definitivo del 5 febbraio da parte del Gup di Cagliari (sempre che l’udienza, già rinviata a settembre causa Covid possa avere luogo) e la messa in onda servizio che gli darà voce.
edm
Aspettiamo ancora un mese e, se i Tribunali faranno il proprio lavoro, potremo sopportare tutti i capricci.