L’assemblea dei lavoratori Cerutti tra rabbia, delusione e tante assenze ingiustificate

I lavoratori vercellesi della “Cerutti” si sono riuniti in assemblea questa mattina nell’ormai, purtroppo, ex stabilimento sulla strada verso Trino per discutere le ultime, preoccupanti, novità giunte dalla Newco di Casale Monferrato, che aveva assunto una parte dei dipendenti (130 su 290)  tentando di ripartire con un numero di commesse (si era parlato di undici) che sembrava sufficiente a concedere un po’ respiro sia ai 130 lavoratori – casalesi e vercellesi –  riassunti nel Nuovo Gruppo Cerutti, sia agli altri 160 non più rioccupati, che comunque venivano accompagnati ad una fuoriuscita non traumatica, con un incentivo all’esodo di 15 mila euro, con la garanzia degli ammortizzatori sociali (fino al 18 marzo) e con la prospettiva, forse utopica, ma non da escludere del tutto, di una possibile rioccupazione nello stesso gruppo sia per il turn over sia qualora la Newco casalese avesse intrapreso la strada del rilancio.

 

Carlo Olmo, l’unico ad avere ricevuto applausi

Ma ecco che purtroppo adesso è tutto franato perché all’improvviso, l’amministratore del Nuovo Gruppo Cerutti, Marco Gandini, ed i due curatori fallimentari Salvatore Sanzo e Ignazio Arcuri, tramite una video conferenza, hanno comunicato ai sindacati che il progetto, a pochi mesi dalla partenza,  non reggeva più e che quindi, probabilmente, anche i 130 dipendenti della Newco sarebbero rientrati nella proceduta fallimentare. Motivo: la debolezza finanziaria della Newco, che nonostante le undici commesse già in “pancia” (una per giunta già portata a termine con la realizzazione di una macchina per imballaggi da due milioni e mezzo) non sarebbe in grado di garantire tutto ciò che ruota attorno a “commissioni” di questo rilievo, a partire dalla manutenzione della macchine stesse. Per questa ragione, secondo amministratore e curatori fallimentari, il “marchio” Cerutti non è più considerato affidabile dai committenti (anche da coloro che avevano già fatto le prime ordinazioni) il che manda a carte quarantotto l’accordo, pur di per se stesso già “doloroso”, sottoscritto lo scorso mese di giugno, tra l’altro in gran fretta, per scongiurare il  fallimento.

Adesso, secondo Ivan Terranova della Fiom Cgil, Sergio Mazzola della Film Cisl e Francesco Maschera (tra l’altro storico dipendente della Cerutti) della Uilm, è assolutamente  indispensabile che la “questione Cerutti” esca dal perimetro locale e approdi a livello nazionale con l’apertura di due “tavoli” ministeriali: uno al Mise (il Ministero  dello Sviluppo economico guidato da alcuni giorni dal leghista Giancarlo Giorgetti) e l’altro al ministero del Lavoro, dove si è appena insediato il dem Andrea Orlando. Non fosse altro che per prolungare la “cassa” ai lavoratori vercellesi e per attivare gli ammortizzatori sociali del casalesi. Al di là dei pure importanti “tavoli” ministeriali, sarebbe essenziale l’arrivo di un acquirente affidabile, in grado di iniettare subito risorse economiche, anche se un nuovo acquirente, in  questo momento, come è stato detto in assemblea, potrebbe anche dettare condizioni peggiorative sugli organici: ed è questo un altro tassello da prendere in considerazione nel sempre più problematico puzzle della “Cerutti”.

Su tutto ciò grava la cappa dell’orientamento del nuovo governo che sarebbe quello di non tutelare più ad ogni costo le aziende non più sostenibili. 

L’assemblea di stamane ha avuto anche momenti molto infuocati (la delusione dei lavoratori presenti era visibile e cocente) e gli unici applausi, convinti, sono stati riservati a Carlo Olmo che, su invito dei sindacalisti, ha preso la parola annunciando di essere in contatto con imprenditori cinesi che avrebbero manifestato un certo interesse verso la “Cerutti”. Nessuna promessa tangibile – e qui Olmo è stato com’era giusto chiaro e prudente – ma in qualche modo un messaggio di serenità, l’ennesimo lanciato dal Lupo Bianco (al di là dei rilevanti aiuti concreti) a suoi concittadini in difficoltà.

Hanno purtroppo brillato per la loro assenza, stamane, le istituzioni, che non erano state invitate ufficialmente per iscritto (come ha ammesso Terranova), ma che pure dovrebbero leggere i giornali: unica eccezione, il giovane capogruppo del Pd in Consiglio comunale Alberto Fragapane.

Piera, la figlia di Ferruccio Mairino

Presente, invece, e ciò ha fatto davvero piacere a tanti dei presenti, la figlia di Ferruccio Mairino, Piera. Mairino fu il vercellese che, nel 1961, realizzò di fatto lo stabilimento vercellese, con Luigi Cerutti, trasferendovi i lavoratori della sua Icma. Ha detto Piera Mairino: “Mi sembrava giusto essere qui in questo momento a fianco dei lavoratori. Tranne rare eccezioni, non li conosco più personalmente, ma volevo essere accanto a loro, in questo momento difficile, poprio in quella fabbrica cui mi papà ha dato tutto se stesso, per anni, ogni giorno. Qui c’è il mio cuore, e ci resterà per sempre”.

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2 Commenti

  1. Com’e giustamente accennato nell’articolo, il Governo punta al “rinnovamento” della nostra economia… svendendola e riducendo il tessuto sociale preesistente. Bar, ristoranti… fino alle aziende strategiche. magari anche l’Eni!? .. il fenomeno non è nuovo a a guidarlo kin “alto”) c’è gente adatta… col pelo sullo stomaco i soliti Traditori??! ? Nooo! .. Pero’ e’ strano che un’azienda in via di fallimento ma notoriamente dotata di un importantissimo know how (non vi si fabbricano macchinine di plastica…) abbia gia’ degli imprenditori cinesi (e non è detto sarebbero gli unici.. tedeschi?..) pronti a rilevare il marchio (e il personale?) … ovviamente a prezzo ridotto, passando attraverso un fallimento non da molti davvero temuto . Alla fine ce ne sarà per tutti?

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