La storia di “Evaso, il partigiano che beffò la morte” raccontata ieri all’Alciati

Relatori, il figlio di Baraldo e gli esponenti dell’Anpi biellese ieri mattina all’Ambrogio Alciati

Ieri mattina, il Liceo artistico Alciati ha di nuovo ospitato, com’era accaduto in era pre-pandemia, i giornalisti Marco Barberis ed Enrico De Maria i quali, avvalendosi del supporto tecnico di Daniele Zaghini hanno presentato a due classi quarte dell’istituto di corso Italia la loro ricerca audiovisiva su uno dei fatti più clamorosi e incredibili nella storia della Resistenza biellese e vercellese: il miracoloso salvataggio del partigiano Alfredo Baraldo, che esattamente ottant’anni fa, il 22 dicembre 1943, scampò al plotone di esecuzione delle SS a Biella: venne ferito, ma non morì. Grazie a quella morte evitata per una serie di circostanza da realtà romanzesca (il proiettile lo colpì, senza però toccare organi vitali, e il comandante del plotone di esecuzione pensò di aver ultimato la serie dei “colpi di grazia” che uccisero gli altri sei condannati a morte, prima di arrivare a lui), il suo soprannome di partigiano da Ciccio, datogli per la giovanissima età (aveva 18 anni), cambiò in Evaso, perché era appunto evaso, sfuggito alla morte. Morte che lo raggiunse in un letto d’ospedale, ma cinquantadue anni dopo, per un cancro alle ossa.

Era il 1995. Baraldo non aveva mai parlato pubblicamente volentieri di quell’episodio di tantissimi anni prima, ma in punto di morte decise di aprirsi con il giornalista Barberis che andò in ospedale a registrare la conversazione con un vecchio apparecchio “Geloso”. Ed è appunto quella registrazione, opportunamente “ripulita”, nel limite del possibile da fruscii e altri problemi vari, su cui Barberis, De Maria e l’ex dirigente scolastico e storico valsesiano Alessandro Orsi hanno lavorato, con il supporto tecnico dei giovani Alessandro Ugliotti e Matteo Rastelli, ricavandone anche un cd edito da “Effedì”. Di solito la presentazione dell’opera viene fatta a tre voci, ma ieri all’”Ambrogio Alciati” non c’era Orsi. Titolo del progetto e del cd Evaso, il partigiano che beffò la morte.

L’idea di riproporre questa vicenda agli allievi del Liceo artistico è stata della professoressa Daniela Fontanesi: proposta accolta entusiasticamente dal dirigente scolastico Giuseppe Graziano che è venuto a introdurre l’evento. In sala, il figlio di Baraldo, Ivano, con la moglie, e il presidente dell’Anpi provinciale di Biella Gianni Chiorino con la vice presidente Elena Cola. 

Biella ha sempre celebrato questa vicenda e di recente ha aggiunto alla lapide con i nomi dei sei caduti (un altro giovane partigiano, Basilio Bianco, cosentino di Grimaldi e altre persone che non c’entravano assolutamente niente) una con il ricordo di Baraldo. Incredibilmente Vercelli, ed in modo particolare l’Anpi vercellese, non hanno mai ritenuto opportuno citare questo episodio nemmeno in una ricorrenza del 25 Aprile. Biella invece (Comune e Anpi) continuano a celebrarlo e quest’anno la commemorazione dell’eccidio della vecchia piazza San Cassiano, oggi piazza San Giovanni Bosso, e della beffa giocata da Baraldo alla morte saranno commemorati solennemente domenica 17 dicembre davanti ai due cippi.

Anche ieri attenzione massima degli studenti alle parole di Baraldo: momento davvero toccanti e unici nella nostra storia della Liberazione.

Altre immagini della mattinata di ieri:

 

 

 

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