La riscoperta di Gino Cantone

Lo schermidore vercellese Gino Cantone è stato il protagonista della conferenza dal titolo “1948 – 2018: a settanta anni dalla medaglia d’oro olimpica di Londra”, organizzata dall’UCID (Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti). Il tavolo dei relatori era composto dal presidente della Pro Vercelli Scherma Italo Monetti, dalla presidente dell’UCID vercellese Adriana Sala Breddo, dallo storico Maurizio Massa e dalla giornalista Raffaella Lanza. Assente giustificata la figlia Cecilia, che in questi giorni si trova in Brasile, ma che tramite uno scritto ha manifestato la sua vicinanza ed il suo apprezzamento per l’iniziativa.

Arrivato alle soglie della maglia azzurra nel 1940, grazie a una crescita progressiva nelle classifiche nazionali della spada, Gino Cantone, subito dopo la Seconda Guerra mondiale, racconta di una voglia di riscatto comune a tutta una Nazione. Ma anche la storia di una società sportiva, la Pro Vercelli con il suo maestro Francesco Visconti , che non ha mai smesso di lavorare, anche negli anni più difficili del conflitto.

Cantone, dopo la guerra dovette riprendere quasi da zero; e nel giro di pochissimo tempo tornò tra i più forti in Italia. Convocato per le Olimpiadi, avrebbe dovuto disputare solo la gara a squadre; escluso dalla sfida decisiva per la medaglia d’oro -contro la Francia- e persa dall’Italia, si infuriò con il presidente federale: lo costrinse quasi con la forza ad inserirlo tra i tre italiani per la prova individuale. Nella massacrante gara con 70 iscritti si qualificò tra i dieci finalisti.

«Una finale che durò 5 ore e mezza, partita malissimo per Cantone, ostacolato dai suoi stessi compagni di squadra, ma con un crescendo incredibile l’atleta vinse tutti gli assalti successivi, arrivando alla medaglia d’oro. Inattesa e quindi ancora più bella. L’anno dopo la vittoria olimpica, il campione della Pro Vercelli partecipò ai Campionati del Mondo del Cairo, conquistando ancora il gradino più alto del podio nella prova a squadre, sempre di spada. Fu questa l’ultima gara di Gino Cantone, che lasciò repentinamente la scherma per trasferirsi in Sud America, chiudendo la parabola agonistica ed iniziando un nuovo capitolo della sua vita come imprenditore agricolo in Brasile», queste alcune delle parole pronunciate da Maurizio Massa, applaudito da tutti. Compresi i suoi compagni di tavolo i quali hanno sottolineato quanto l’esempio di grandi atleti sia importante affinché il territorio e la comunità abbiano punti di riferimento positivi, e quanto lo sport possa essere fonte di sviluppo sociale ed economico.

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