La Nazionale delle penne veloci ai Mondiali del Nürburgring

La squadra italiana con il presidente Ronchi schierata sul traguardo del Nürburgring

Correre un Mondiale vestendo la maglia azzurra non capita tutti i giorni. Pazienza se non è quello per i professionisti (non abbiamo né la gamba né l’età per farlo), ma quello riservato a quel tipo di giornalisti che tra un articolo e l’altro ama inforcare la bicicletta, fino a spingerla oltre i propri limiti. E non chiamatelo giocare a fare i professionisti perché non lo è. Abbiamo coscienza di non esserlo, e ci mancherebbe altro, ma per noi (per noi intendo i colleghi), è qualcosa di molto serio.

È successo venerdì 22 e sabato 23 in Germania nei pressi di Nürburg, paesino che non arriva a 200 anime nello Stato Federato della Renania-Palatinato, disegnato dal profilo del suo castello. È lì che si sono dati appuntamento circa 80 penne veloci provenienti da 12 nazioni. Teatro delle loro sfide il circuito del Nürburgring, per la precisione lo storico anello nord del Nordschleife, 25 km e 500 metri di dislivello che hanno scritto la storia dell’automobilismo.

L’ultima curva del Nordschleife prima del rettilineo di arrivo

Era il 1976 quando Niki Lauda andò incontro al giorno più drammatico della sua vita di pilota. Subito prima della curva Bergwerk si schiantò su una parete rocciosa con la sua Ferrari che prese fuoco. Le conseguenze furono gravissime, l’austriaco fu tirato fuori dalla vettura dal collega Arturo Merzario giusto in tempo, ma le ustioni sul suo viso e sul suo corpo furono indelebili. Quell’anno Lauda, nonostante un recupero record, perse il Mondiale che andò a James Hunt, un mix di genio e sregolatezza che ebbe in quella stagione il punto massimo della carriera (per gli amanti del cinema consigliamo Rush di Ron Howard).

Il Nürburgring è soprannominato l’Inferno verde, dato che si snoda interamente attorno ai boschi dell’Eifel. Tra i piloti è celebre per la sua difficoltà tecnica, un tortuoso serpente d’asfalto che non concede un attimo di respiro, un rapido susseguirsi di curve, paraboliche, rettifili, discese mozzafiato e ripide salite. In bicicletta i tempi e gli spazi sono dilatati rispetto a come li percepiscono i bolidi che ci girano solitamente, il cui rombo dei motori è la colonna sonora costante di quel luogo, ma non per questo possiamo parlare di una tranquilla passeggiata di salute.

Potrebbe esserlo se ci si pedalasse per un giro turistico, non di sicuro per una corsa ciclistica dove i muscoli vengono spremuti come arance e in questo caso anche di più dato che ci sono in palio dei titoli iridati. Sul Nordschleife ogni anno si danno appuntamento migliaia di cicloamatori per la Rad am Ring, una manifestazione di endurance dove per 24 ore la pista è appannaggio delle sole biciclette. Si può partecipare individualmente, a coppie o a squadre. Ci sono anche prove sui 150, 75 e 50 km.

Prima della partenza del WPCC

Proprio all’interno della Rad am Ring è stata inserita l’edizione 2022 del WPCC (World Press Cycling Championship), il Campionato del Mondo dei Giornalisti. Venerdì 22 sono andate in scena la Sprint (300 metri con partenza da fermo, in pratica una lunga volata) e la Cronometro di 22 km, mentre sabato 23 la gara in linea, molto dura e selettiva: tre giri per un totale di 75 km e 1.500 metri di dislivello.

A farla da padroni i tedeschi che hanno fatto incetta di medaglie, aggiudicandosi ben otto ori sui dodici disponibili, mentre per gli italiani resta la consolazione dei due bronzi di Graziano Calovi e Giovanni Fantozzi nella prova Sprint. Senza storie sia la crono che la gara su strada, dove pur lottando gli azzurri non sono riusciti ad andare a podio. Ma la rivincita è fissata nel 2023 in Austria a Sankt Anton am Arlberg.

Questo per quanto riguarda l’aspetto sportivo, perché poi da raccontare ci sarebbe tutto il contorno, talmente ricco da diventare la portata principale: il viaggio sul Camper Italia con il campione nazionale Silvano Ploner, il ciclocrossista trentino Sunil Pellanda e la freccia degli Abruzzi Vincenzo Moretti; l’aneddotica storica e non solo del presidente AGCI Roberto Ronchi, organizzatore impeccabile di questo WPCC; i consigli del capitano Graziano Calovi (lui sì un vero corridore); la rimpatriata con i colleghi Leonardo Olmi, Giancarlo Perazzi, Gianni Nizzero, Christian Giordano, Mauro Montaquila, Andrea Manusia, Roberto Feroli, Alessandro Fulloni e Martino Spadari, oltre ai già citati Ploner, Moretti, Fantozzi e Calovi.

Graziano Calovi, medaglia di bronzo nella prova Sprint (Sportograf)

Per quanto mi riguarda conserverò un ricordo indelebile di questa esperienza, a partire dalla condivisione con colleghi ormai divenuti amici. Il privilegio di pedalare sul leggendario Nürburgring, che non immaginavo essere così duro, vale – come si suol dire – il prezzo del biglietto. Discese dove lanciare la bici a 90 km/h è un gioco da ragazzi, compensate da strappi al 19% che arrivano come rasoiate a martoriare le gambe. E poi vivere appieno tutta la Rad am Ring, passeggiando nei box delle scuderie e ammirando l’evocativa architettura del circuito con tutto il suo colore.

Per finire e solo per dovere di cronaca, riporto anche i miei risultati sportivi: dodicesimo nella Sprint, settimo nella Cronometro e ottavo nella prova in linea. Questo però, almeno per me, è un dettaglio di poco conto perché del Nürburgring mi porterò nel cuore ben altro.

Massimiliano Muraro

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