Giacomo Pellizzari torna a Vercelli per presentare il suo ultimo libro. Dopo Generazione Peter Sagan e Tornanti e altri incantesimi, lo scrittore milanese domani, sabato 22 ore 19, sarà al Porto Birra di via Morosone con il suo Itinerario Felice. Da Bergamo a Brescia lungo le strade di Gimondi (Enrico Damiani), gustoso antipasto della granfondo Mangia e Bevi che si correrà domenica 23.
Un libro a tappe, otto per la precisione più il prologo, che ripercorre i luoghi di Gimondi, quelli dove è nato, cresciuto e si è allenato e ne svela le bellezze, i segreti e le curiosità storiche. Non è una biografia del campione di Sedrina come la intendiamo in maniera tradizionale, semmai un viaggio della memoria in cui Pellizzari, accompagnato in bicicletta dall’amico Daniele, racconta chi e cosa è stato Gimondi – sempre presente al loro fianco – e nel contempo ci indirizza lungo percorsi tutti da vedere e da provare in prima persona.
Sì, perché una delle peculiarità del libro è di avere per ogni tappa, non soltanto la planimetria, ma anche un QrCode che se inquadrato apre il file gps con tutti i dati tecnici e la traccia da scaricare sul proprio smartphone o ciclocomputer, così che ognuno possa rivivere le emozioni provate dai protagonisti.
Giacomo e Daniele non sono soli. Ad accompagnarli sul filo dei ricordi personali c’è sempre Felice Gimondi (1942-2019), fuoriclasse capace di vincere un Tour de France giovanissimo nel 1965, tre Giri d’Italia (1967, 1969, 1976), una Vuelta a España (1968), un Campionato del Mondo (1973), una Parigi-Roubaix (1966), una Milano-Sanremo (1974) e due Giri di Lombardia (1966 e 1973). Solo per citare i titoli più prestigiosi.
In un’Italia che guardava con nostalgia al dualismo tra Coppi e Bartali, come un’epoca d’oro che difficilmente sarebbe tornata, Gimondi è «lo spartiacque tra un vecchio e un nuovo ciclismo. Il traghettatore verso un nuovo modello di campione», come scrive Pellizzari. Di umili origini, fin da giovane ha imparato la disciplina del sacrificio, sia dalla famiglia sia dalla terra che lo ha nutrito, una terra che non ha mai regalato nulla a nessuno. Conscio del suo talento ha saputo domarlo con metodo e costanza. Così è diventato Felice Gimondi. Altro non poteva essere. Nuvola Rosa come lo avrebbe soprannominato Gioânn Brera “fu Carlo”.
Il libro è un carnet de voyage utile a scoprire posti selvaggi di una bellezza rara, dove la natura esige i suoi diritti, spesso snobbati dal turismo di massa che preferisce puntare dritto verso i lidi più sicuri, come ad esempio il Lago di Garda con le boutique e i bar alla moda di Salò e Desenzano. Per Pellizzari è meglio sostare nella decadente Gardone (dove scopre una curiosa foto di Coppi) o nella memoria proustiana di Gargnano tra limoni, ulivi e salici piangenti. E per compiere il suo progetto non ha potuto fare altro che servirsi della bicicletta, esattamente come gli avrebbe consigliato Gimondi.
Ecco allora la val Brembana, l’Imagna e la Seriana, il passo San Marco, il Selvino, la Roncola, la Valcava, il Vivione, la Presolana, il Crocedomini, il San Pellegrino, la Valvestino, il Lago di Garda, quello d’Iseo e d’Idro, l’Oglio, i fiumi e i torrenti, le vette aguzze e seghettate del Resegone, i pascoli e i boschi, più tanto altro ancora.
Ma non c’è solo salita nell’Itinerario Felice di Pellizzari, ché altrimenti in bici ci andrebbero solo i malati di fatica. Ci sono anche le ciclovie, che stanno nascendo in tutta Italia, in particolare dal recupero del sedime ferroviario. Quella presa in esame nel libro è la Ciclovia della Cultura che lega Bergamo e Brescia, due città che si sono unite per il titolo di Capitale della Cultura 2023.
È questa l’ultima delle otto tappe di Pellizzari e del suo amico Daniele, tutte pedalate sotto lo sguardo attento e i consigli paterni di Felice Gimondi. Una passerella, come quelle che fanno i ciclisti al termine di una vittoria. Questo Itinerario Felice però ci insegna anche il senso metafisico del ciclista: «chi fa fatica e si sposta, e prova piacere nel fare le due cose insieme, non ha limiti, né fisici né mentali. È per definizione colui che va e viene e che non può mai essere trattenuto. Ciclista è colui che scopre un territorio nel modo migliore e ne fa tesoro».
Massimiliano Muraro






Il Felice Gimondi che passa per il Mondo Birra delineerà certamente, come efficacemente descritto nella presentazione che qui è stata fatta, lalla presenza del campione inimitabile per carattere, la sua proverbiale saggezza, la particolarissima figura del ciclista per diletto (o anche agonistico) .. peculiare e che semmai sta a noi paragonare all’itinerare del marinaio, del migrante, del turista, dell’invasione o dell’avventore che devasta i locali.