Riceviamo e pubblichiamo dal Consorzio Baraggia
Un po’ in ritardo rispetto agli anni passati, le risaie DOP biellesi e vercellesi hanno iniziato a riempirsi d’acqua e, presto, anche l’area coltivata a mais riceverà la prima pioggia artificiale dal Lago dell’Ingagna.
A ricordarlo in sintesi è Alessandro Iacopino, Direttore del Consorzio Baraggia. Fare previsioni sui mesi che verranno non è facile ma Iacopino, che recentemente ha partecipato a un convegno della Società Idrotecnica di Torino, dati Arpa alla mano, prova a immaginare la campagna irrigua che aspetta i coltivatori dell’area.
“La stagione è partita con una copertura nevosa ancora molto abbondante, a differenza del 2017. Questo fattore potrebbe dare un certo vantaggio, soprattutto nei mesi di maggio e giugno. Certo il caldo di quest’ultima settimana qualche preoccupazione lo può creare. La neve si trasforma rapidamente in acqua e si perde, se non viene trattenuta. Quest’anno, inoltre, faremo i conti con un’estesa applicazione della semina interrata e nessuno può prevedere quale sarà l’impatto. È probabile che, alla fine, circa il 40% delle 500 aziende agricole che coltivano i 15.000 ettari irrigati a riso dal Consorzio avrà deciso di adottare questa tecnica”.
Di che si tratta e quali potrebbero essere gli effetti dell’utilizzo della semina interrata lo spiega sempre il direttore del Consorzio. “Gli agricoltori la stanno adottando in larga scala per ridurre i costi di produzione: anche questo, purtroppo, è un effetto della crisi dei prezzi del mercato risicolo. È presumibile che ci troveremo a fine maggio, inizio giugno, con un territorio in gran parte asciutto. Chi avrà fatto semina tradizionale, in quel periodo avrà prosciugato le risaie per i trattamenti e chiederà la seconda sommersione. Chi avrà adottato le nuove tecniche di semina chiederà l’acqua per la prima sommersione”.
Questa tecnica, a parere del Consorzio, va disincentivata. “Abbiamo suggerito ai Comitati distrettuali di applicare aliquote più elevate a chi ne fa uso, perché c’è il rischio che poi non vi sia sufficiente acqua, in quel periodo, ma difronte al bilancio economico di un’azienda si può fare ben poco”.
Le aree biellesi coltivate a mais ed irrigate dal Lago dell’Ingagna, invece, raggiungeranno i 2000 ettari.
Quasi tutto il territorio biellese di pianura non risicolo è raggiunto, a macchia di leopardo, dalle reti collegate al Lago dell’Ingagna che garantiscono l’irrigazione dei campi con la pioggia artificiale.
“Il raccolto, in queste aree coltivate da 100 aziende agricole, è ormai una certezza e si può cominciare, nel limite delle disponibilità idriche, a rilanciare l’agricoltura nelle aree prossime al Lago di Viverone, per la prima volta irrigate nel 2018 con le acque del Lago dell’Ingagna. Il Biellese ed il Piemonte devono essere orgogliosi di ospitare questa infrastruttura, la più estesa di Italia che ha trasformato l’agricoltura della baraggia biellese in un’attività che si può pianificare – finalmente – nel lungo periodo e che non è più alla mercé delle annate siccitose” aggiunge Iacopino.
A chi associa lo spreco d’acqua alla coltura del riso Iacopino replica: “Il riso è uno dei sistemi irrigui più efficienti in assoluto poiché il passaggio dell’acqua da una camera di risaia all’altra consente di utilizzare la stessa acqua un’infinità di volte, mantenendo contemporaneamente l’irrigazione, le zone umide, la biodiversità in tutto il territorio. E non bisogna mai dimenticare che dove ci sono gli agricoltori e le loro organizzazioni, ossia i Consorzi, c’è anche chi si occupa di mantenere il territorio”. L’agricoltura una volta di più si dimostra come essenziale per la manutenzione del territorio: la rete di canali usata per l’irrigazione è infatti la stessa rete utilizzata anche per allontanare le acque di pioggia. La gente non si pone neppure il problema di dove va a finire tutta quest’acqua, pensando che siano le fognature a portarla via, mentre – invece – ne captano una quantità irrisoria. Tutti i giorni in cui piove, 20 persone in Baraggia chiudono gli imbocchi dei canali per consentire a queste infrastrutture di ospitare l’acqua che proviene dai tetti delle case, dalle strade e dalle autostrade, dagli sfioratori delle reti fognarie per portarla lontano nei Fiumi e nei torrenti. E così fanno, su superfici ancora più vaste, gli altri Consorzi di Est e Ovest Sesia.
Un servizio che, di fatto, nessuno conosce ma che i Consorzi svolgono tutti i giorni dell’anno, da sempre.