Giovedì 15 giugno, alle 18, alla Sala d’Ercole del Museo Leone sarà presentata la collezione di vasi romani e antichi che l’ambasciatore vercellese Francesco Mezzalama (era di Livorno Ferraris), scomparso nel giugno del 2018, a 93 ani, aveva messo assieme da varie parti del mondo, ma soprattutto da Ebla, in Siria. Mezzalama ci teneva che i suoi vasi finissero a Vercelli e la moglie Elena, dopo aver contattato Sovrintendenza, Belle Arti e Museo Leone (determinante l’impegno del presidente Mentigazzi) è riuscita a coronare il sogno del marito. La donazione al Leone di questa collezione è un fatto storico-culturale di assoluto rilievo per la nostra città,
Discendente di una storica famiglia di farmacisti di Livorno Ferraris (la nipote Bianca gestiva ancora fino a pochissimo tempo fa una delle due farmacie del paese), Francesco Mezzalama frequentò il liceo Lagrangia di Vercelli avendo come compagni di scuola, tra gl altri, l’industriale Giorgio Sambonet, l’ex presidente dell’Ifi (la holding degli Agnelli) Gianluigi Gabetti, Franca Lombardi (figlia del grande trasvolatore Francis Lombardi) e l’avvocato Ettore Puccinelli.
Poi, dopo l’Università, si avviò alla carriera diplomatica diventando rappresentante consolare per l’Italia in Argentina, Stati Uniti, Francia e Siria. Quindi, dopo otto anni come consigliere diplomatico del Presidente Saragat, fu ambasciatore in Marocco e soprattutto in Iran, proprio nel periodo della storica e tragica occupazione da parte degli studenti iraniani dell’ambasciata Usa tra il novembre del ‘79 e il gennaio del 1981. Con l’ambasciatore svizzero, si prodigò incessantemente per assicurare che i 52 ostaggi americani fossero trattati umanamente: era l’epoca dell’amministrazione Carter.
Dopo quell’esperienza, divenne responsabile della Commissione per i Diritti dell’uomo all’Onu, incarico che mantenne, come ispettore onorario, fino al 2003.






Mezzaluna viene ricordato
per le proprie indiscusse doti,
professionali
ma anche e soprattutto umane;
sapeva esprimerle verso tutti.
La generosità estrema dei grandi collezionisti
(quelli spinti dal desiderio di Conoscenza,
come Camillo Leone).
.. sempre intenti ad accumulare
i più bei segni del passato,
“affetti”, in fase di acquisizione,
da “avidità” ineguagliabile
è forse massima quando subisce
la trasmutazione in generosità,
come nel caso che concerne
questa collezione
in grado da sola di
accrescere grandemente
la dotazione del Museo.
Il correttore mi ha ingannato son dalla prima parola .. mi scuso.