I pakistani di piazza Mazzini mangiano grazie a San Giuseppe, Chiesa valdese e Circolino

Forse, un po’ come sta accadendo pe la guerra in Ucraina, ce ne stavamo dimenticando tutti. Ma loro (adesso sono sedici) continuano ad essere lì, in piazza Mazzini, all’aperto e subiscono ogni giorno (e ogni notte) il gran caldo, l’afa, le zanzare, la scomodità di dormire per terra. E così si stanno ammalando: molti hanno avuto la febbre, il mal di schiena, disturbi gastrointestinali, dolori vari.

Però, ripeto, fino a poche ore fa, tranne gli encomiabili volontari che li assistono, ormai Vercelli stava completamente dimenticando i pakistani che vivono, mangiano e dormono in piazza Mazzini, in attesa di ottenere dalla Questura l’agognato status di rifugiato.

Ma il tremendo nubifragio che stanotte ha scosso la città, abbattendo alberi e scoperchiando tetti, ha riportato alla mente la loro situazione: avranno trovato riparo?
Ebbene sì. Sono andati a rifugiarsi sotto i soliti portici delle Poste. Almeno stavolta (ma ultimamente per fortuna sta succedendo spesso) nessuno ha avuto la poco cristiana idea di farli sloggiare.

Saputo questo, ed essendo stati co-organizzatori, con la Cooperativa sociale Igea, del convegno in Seminario dello scorso maggio (con uno straordinario relatore qual è Maurizio Ambrosini) siamo andati a sentire com’è la situazione, anche un po’ più sollevati da una recente dichiarazione pubblica (in Consiglio comunale) del sindaco sul fatto che l’amministrazione ha messo in cantiere qualcosa di concreto legata al dormitorio.

Ci siamo rivolti a Daniela Carlone, che da sempre – da quando è tornata a vivere a Vercelli, dalla Liguria –  si occupa di questi richiedenti asilo. La situazione, almeno per quanto riguarda il vitto quotidiano dei pakistani è la seguente. Il lunedì, giovedì’, venerdì e sabato, vanno a cucinarsi il loro pasto e la loro cena – che poi si portano in piazza Mazzini – nella cucina dell’oratorio della parrocchia di San Giuseppe. Gli alimenti vengono ritirati dai volontari al’Emporio solidale della Caritas. Il martedì e la domenica, pranzo e cena vengono sempre preparati dagli stessi profughi a mezzogiorno nella cucina della chiesa valdese di via Bodo.

 

Come forse ricorderete, quando l’oratorio di San Giuseppe si era reso indisponibile a giugno (per ospitare il Centro estivo) aveva sopperito, con encomiabile spirito di solidarietà (quello che stanno esprimendo ovviamene anche San Giuseppe e la Chiesa valdese) il Circolino dei lavoratori all’Isola.

Tra coloro che riforniscono continuamente di viveri i profughi di piazza Mazzini, anche il gambiano Cham Modou, della comunità di accoglienza dell’Igea a Prarolo

Ebbene, il Circolino ha deciso di continuare ad aiutare i richiedenti asilo preparando loro il pranzo (e lì finalmente possono accomodarsi a tavola) e poi aggiungendo qualcosa anche per la sera.

Dunque Vercelli da una parte sta continuando a trascurare il problema, come se non esistesse, ma dall’altra si dimostra solidale (e qui in prima linea ci sono ad esempio, con la Caritas, anche la Comunità di Sant’Egidio, l’associazione ‘Noi con voi’ e la Comunità di accoglienza dell’Igea a Prarolo), come, del resto, ha fatto in passato tante e tante volte.

Edm

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1 commento

  1. Preghiamo Dio e Vishnu che la strisciante guerra civile
    (pare sempre più prossima in Pakistan e terre limitrofe)
    non deflagri davvero,
    in tal caso, se non andranno tutti in Afghanistan
    arriveranno in Europa i profughi veri,
    quelli che hanno difficoltà a pagare i carrettieri del mare
    e che portano sulle spalle e nei loro volti
    una vita di sofferenze
    allora questi giovani ragazzi,
    sia pur se con qualche linea di febbre,
    ci sembrerebbero al massimo
    fautori del campeggio-estremo
    ..
    Sull’orlo dell’apocalisse nucleare: cosa può succedere nel Subcontinente
    https://it.insideover.com/difesa/sullorlo-dellapocalisse-nucleare-cosa-puo-succedere-nel-subcontinente.html

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