Giornata mondiale per la lotta all’Aids: a Vercelli sono seguiti 321 pazienti. Il dott. Borrè: “Si parla ormai troppo poco di Hiv”

Sono trascorsi ormai 34 anni da quando venne identificato per la prima volta il virus dell’immunodeficienza acquisita (HIV), il mondo dovette confrontarsi con una pandemia che, per i primi 10 anni, seminò nel mondo morte e sofferenza soprattutto tra i giovani, evidenziando l’incapacità della medicina di fornire risposte immediate ed adeguate. Mai come quest’anno ci sembra importante ricordare questa data.

“Tutti gli infettivologi che esercitano da qualche anno  – sottolinea il direttore delle malattie infettive Silvio Borrè – ricordano bene l’evoluzione, le speranze all’arrivo dei primi farmaci, i tentativi nel cercare di comprendere ed arginare quello “Tsunami” Lentamente, si è riusciti a risalire la china grazie proprio a quella “scienza” che ci ha fornito un insostituibile contributo in ambito diagnostico e terapeutico. In questo Mondo globalizzato il problema dell’HIV resta sempre una sfida per l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) soprattutto nei Paesi in via di Sviluppo e in quelle Aree dove non è possibile accedere ai test, dichiarare lo stato di sieropositività o la propria identità sessuale”.

Secondo i dati dell’OMS si stima che nel 2019 siano più di 38 milioni le persone sieropositive, 1.700.000 nuovi casi e 700.000 decessi HIV correlati. In Europa nel 2019 sono state fatte 136.000 nuove diagnosi la maggior parte nell’Est Europa,  il 53% delle quali arriva tardi alla diagnosi. In Italia nel 2018 sono stati diagnosticati 2847 nuovi casi tra i 25-29 anni, 80% per rapporti sessuali non protetti. In Piemonte, nella provincia di Vercelli, la tendenza si mantiene stabile con un’incidenza di 4.3 nuovi casi/100.000 abitanti.

La nuova pandemia SARS COV2 ha comportato un netto calo dell’attenzione e della diagnostica delle infezioni sessualmente trasmissibili, soprattutto nella fascia di età più a rischio, rappresentata dai giovani sotto i 30 anni. I pazienti, regolarmente seguiti ed in terapia antiretrovirale, stanno vivendo un momento di disagio perché le energie della Sanità vengono concentrate per far fronte alla nuova e terribile epidemia Sars Cov2, ritardando i controlli ambulatoriali e la presenza costante di medici che ha  sempre costituito un punto di forza nella gestione del paziente sieropositivo.

A Vercelli presso l’Ambulatorio di Malattie Infettive, sono attualmente seguiti 321 pazienti dei quali più del 95% in terapia antiretrovirale attiva. Nel 2020 sono aumentati di 9 unità (8 trasferiti da altri Centri ed un nuovo paziente). “Questo non significa  – prosegue ancora il dott. Borrè – che ormai non si debba più parlare di HIV ma purtroppo che non se ne parla abbastanza, rischiando di sottostimare i  nuovi casi o di giungere tardi alla diagnosi.

 

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