E’ difficile far comprendere alla nuove generazioni perché ancora oggi si senta il bisogno di celebrare la data del 1° dicembre, giornata mondiale per la lotta contro l’HIV, perché di HIV si parla poco e la chiusura delle scuole, con lezioni a distanza, non ha più permesso di garantire quel minimo di prevenzione o quantomeno informazione indispensabile per formare i giovani ricordando loro che la prima regola è proprio rappresentata dalla “protezione” e dalla “conoscenza”.
Questa mattina, nell’ambito di un convegno organizzato dall’UPO a Novara dedicato agli universitari e ai ragazzi delle scuole superiori, il dottor Silvio Borrè, primario di Malattie Infettive dell’Asl di Vercelli, ha presentato dati significativi. “Nel 2020,secondo i dati WHO – 37 milioni di persone viventi sono sieropositive per HIV con 680.000 decessi e1.5 milioni di nuove infezioni. In Italia i nuovi casi diagnosticati nel 2020 sono stati2500. Nonostante l’infezione da Hiv sia prevenibile, l’elevata percentuale (53%)di identificazione tardiva, ovvero quando il sistema immunitario è ormai compromesso, dimostra che la diagnosi precoce resta ancora il punto cruciale. I nostri ambulatori in Piemonte sono attivi e gestiscono, nelle realtà periferiche ove esistono le malattie infettive, almeno 250 pazienti per Centro. Nell’Ambulatorio di Malattie Infettive di Vercelli sono regolarmente seguiti 275 pazienti (87 F ; 188 M) pazienti, età media di 50 annidei quali il 99% in trattamento antiretrovirale attivo con buona risposta viro immunologica.Nel 2021 sono state fatte 8 nuove diagnosi di HIV (3F tutte straniere) e 5 M (dei quali 3 stranieri) età media 50 anni, 4 con patologie AIDS e purtroppo un decesso. E’necessario formare i giovani, cercando di mantenere vivo il ricordo e invitandoli a sottoporsi ai test, sempre gratuiti, per HIV e le malattie sessualmente trasmissibili, disponibili presso gli ambulatori delle malattie infettive con accesso diretto”.
L’HIV ha sempre rappresentato una patologia di cui vergognarsi non solo per noi ma anche per il mondo extra europeo. Lo stato di sieropositività significa sentirsi giudicato ed emarginato. I nostri pazienti hanno avuto bisogno di sentirsi protetti durante la pandemia e ricevere certezze circa la loro privacy all’avvio della campagna vaccinale per il COVID , hanno avuto il timore di essere i piu’ vulnerabili e si sono affidati a noi per le informazioni. “E’ inevitabile – osserva ancora il dottor Borrè – paragonare le due pandemie HIV e COVID che, nonostante le numerose differenze,hanno un denominatore comune rappresentato dalle difficoltà nei Paesi in via di Sviluppo;non è ancora possibile debellare il virus dell’HIV perché in alcune situazioni l’ignoranza e la discriminazione non permettono di accedere e seguire le cure. L’obiettivo del WHO è quello di poter espandere le terapie ed azzerare le infezioni nel 2022.Tutto cio’ potrà essere raggiunto solo se accompagnato dalla precocità diagnostica e da una costante e puntuale informazione scientifica nonché da un superamento culturale e questo spetta soprattutto a noi sanitari”.