Export del “Made in Italy”: il 75% delle imprese italiane che esportano si trova al Nord

Dalla fornitura di servizi all’industria, passando per il commercio all’ingrosso, il “made in Italy” è sempre più diffuso e apprezzato all’estero. L’export, infatti, fa ormai da traino per l’intera economia del Paese, con alcune zone in particolare che riescono a ricoprire una posizione ancora più di guida rispetto alle altre. In particolare, è il Settentrione a dominare la classifica delle aziende tricolori esportatrici, coprendo il 75% del totale; prendendo in considerazione le singole province, sul podio troviamo quella di Vicenza (11,9% del totale), seguita da Lecco (11,4%) e Varese (11,1%).

Inevitabilmente, però, l’impatto della pandemia di coronavirus ha influito pesantemente anche su questo settore e continuerà a farlo: secondo una stima realizzata da Prometeia, quest’anno il commercio internazionale generale subirà un calo del 14% rispetto al 2019. In questo contesto, il Piemonte si trova in una posizione privilegiata e subirà sicuramente meno il contraccolpo rispetto a molte altre, per via della sua importante diversificazione settoriale: i suoi campi più rilevanti in tema di esportazione sono infatti quelli dell’automobile, della meccanica e di alimentari e bevande.

Dove e cosa esporta principalmente l’Italia?

Quali sono i Paesi di destinazione privilegiati dall’export italiano? Al primo posto resta il Nord America, visto che gli Stati Uniti e il Canada sono le nazioni che più delle altre importano prodotti italiani, seguite da quelle dell’Asia del Pacifico. Una zona, quest’ultima, che presenta tra l’altro ampi margini di miglioramento, con territori ancora inesplorati dal punto di vista dell’export e che stanno spingendo molte imprese a valutare l’instaurazione di legami commerciali più intensi.

Tra i settori con più capacità di esportazione, poi, ci sono la farmaceutica, per la quale – per ovvie ragioni, vista la grande ricerca a livello internazionale in corso – non sono previste flessioni significative, ma anche il tessile, l’alimentare, quelli dell’abbigliamento e di gomma-plastica. Considerevoli anche le cifre riguardanti i metalli e la meccanica strumentale.

 

Qualche consiglio utile per le aziende esportatrici

È chiaro che per continuare ad avere dati significativi dal punto di vista dell’export, le aziende dovranno pianificare dettagliatamente e mettere in atto una strategia efficace. In prima battuta sarà necessario svolgere un’accurata analisi di mercato, capace di individuare e andare incontro alle reali esigenze dei potenziali clienti, oltre ai canali commerciali (anche digitali) da sfruttare e alla concorrenza già presente in loco (e quella che potrebbe insediarsi in seguito).

Una volta studiato il campo, occorre valutare bene i potenziali partner esteri, verificandone prima di tutto l’attendibilità; tali passaggi possono essere notevolmente semplificati grazie ad appositi strumenti reperibili sul web che, come iCRIBIS, consentono di approfondire l’andamento dell’azienda di interesse e capire meglio aspetti più tecnici come il funzionamento del VAT number, ossia la partita IVA estera. In seguito sarà necessario passare al contatto vero e proprio, che implica dunque l’inserimento nel mercato. In questo contesto, l’e-commerce diventa uno strumento fondamentale per il successo, a patto che sia pensato nel dettaglio per il target di riferimento e dunque rispondente ad alcuni requisiti specifici propri del Paese di destinazione. A tal proposito non bisogna trascurare l’importanza dell’accuratezza delle traduzioni, sia per quanto riguarda i contenuti e le descrizioni dei servizi o prodotti offerti sia per le unità di misura utilizzate, dove necessario, oltre al generale adeguamento alle legislazioni del Paese in questione.

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