Entusiasmo e ammirazione per Turolla, narratore del buio

Vercelli – Il giovane scrittore cieco Roberto Turolla ha incantato, ieri sera, il pubblico che è accorso alla Mondadori per la presentazione del suo primo libro: “Racconti del buio”. Era stata la giornalista Ombretta Piantavigna a suggerire al collega Enrico De Maria di proporre l’evento – che si era già svolto in altre parti del Piemonte – a Vercelli. De Maria ne aveva parlato con Alessandro Barbaglia e, in breve, la cosa era stata combinata.

Ombretta Piantavigna aveva assicurato: “Sarà un incontro speciale, ne uscirete ammirarti, commossi e divertiti”. E così è stato. Turolla, che ha 30 anni e che è originario di Murisengo, nell’Alessandrino, ma che vive ormai quasi in pianta stabile a Torino non si è mai pianto addosso per la sua disabilità, ci convive benissimo, anzi ci scherza su.

Cieco dalla nascita, si considera un “cecato” originale, non “masterizzato”, come coloro che hanno perso la vista nel corso dell’esistenza. Ma è chiaro che un “cecato non masterizzato” come lui abbia avuto e sicuramente avrà (usiamo il futuro perché alla Mondadori ha anticipato di avere appena firmato il contratto per un secondo libro) non poche difficoltà a descrivere cose che non ha mai visto: ad esempio, un cavallo bianco, un tetto rosso, un tramonto infuocato, una ragazza bionda. Se è in grado di farlo è perché, sin da piccolo, si è fatto leggere e ha letto libri, ha ascoltato (ma lui dice “visto”) tanti film, ha assaporato radiocronache, specie di eventi sportivi (adorava “Tutto il Calcio Minuto per Minuto” condotto da Alfredo Provenzali, e tifa Milan). Oggi egli è in grado di seguire una partita di pallavolo (il suo sport preferito) ascoltando i rumori delle battute, delle schiacciate, dei muri, dei bagher.

Ma soprattutto, Roberto Turolla è in grado di scrivere racconti, forse, un domani, romanzi, facendosi capire benissimo: se parla di una “balena spiaggiata”, come nel primo racconto del libro, sa benissimo che la sua comunicazione dell’immagine sarà raccolta normalmente da un lettore tradizionale.
Tutto ciò grazie alla sua profonda erudizione, che si è costruito grazie proprio a quella letteratura (Salgari gli ha aperto la strada) che adesso lui stesso crea. Erudizione che lo ha portato a laurearsi con una tesi sul linguaggio radiofonico e che gli consente di essere ferrato in secoli di storia della musica.

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Il pubblico, ammirato, ha poi appreso, grazie al dialogo intessuto dallo scrittore con De Maria, che Turolla è anche un chitarrista classico, con due anni di studi al Conservatorio di Torino. Scelta molto impegnativa per un cieco perché la chitarra classica, che si basa, per la piena riuscita di una singola nota, su appoggi della dita ai tasti precisi al millimetro, è probabilmente lo strumento più difficile per chi ha questo tipo di disabilità.

Ma Turolla ha voluto chiudere proprio con la chitarra, l’applauditissimo incontro alla Mondadori, eseguendo un brano di Gaspar Sanz, uno di Bach, una ballata popolare catalana e un trascinante blues, come bis. Il pubblico era in adorazione. E, alla fine, lui ha pure autografato i suoi libri.

 

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