Deposito nazionale scorie nucleari, la Regione: “Il parere dei Comuni rimane fondamentale”

La Centrale Nucleare Enrico Fermi

“Il parere del territorio per noi è fondamentale. Dobbiamo ascoltare gli enti locali e continueremo a farlo. Siamo gli unici, al momento, ad aver convocato il tavolo per la trasparenza, proseguiremo con questa attività, ogni due settimane, per dare tutte le informazioni e il supporto. A fine iter il Piemonte sarà chiamato, come tutte le regioni, per autocandidarsi, se non ci sarà la disponibilità di qualche Comune non daremo parere positivo”. Sono le parole dell’Assessore regionale all’Ambiente Matteo Marnati dopo il consiglio regionale che nel pomeriggio di oggi ha affrontato il delicato tema della scelta del sito nazionale per lo stoccaggio delle scorie nucleari.

“Il prossimo tavolo è convocato per il 10 febbraio e lì discuteremo anche delle compensazioni, il sito nazionale avrà un miliardo di investimento e occuperà 4 mila persone, è un aspetto che dobbiamo considerare. Sono contrario all’utilizzo di suolo agricolo, il Piemonte è conosciuto per l’eccellenza agroalimentare e questo è uno dei pochi settori in crescita. Sono stato in visita alla centrale di Trino, che è in fase di smantellamento, e lì ho visto un capitolo, chiuso, della storia industriale italiana. Ho chiesto a Sogin la possibilità di convertire la ex centrale in museo, l’unico al mondo di centrale dismessa, per preservare cimeli e tecnologie della storia industriale piemontese e italiana”, ha aggiunto Marnati.

 

Durate il Consiglio regionale sono intervenuti i sindaci dei territori della nostra regione coinvolti. Tra loro Daniele Pane, sindaco di Trino, che ha sottolineato come “Trino non vuole più essere il deposito provvisorio se il sito unico ricadesse in Piemonte chiedo senso di responsabilità a tutti. Siamo disponibili a individuare una soluzione alternativa, dando supporto tecnico. In primo piano deve esserci sempre la sicurezza dei cittadini”.
Presente anche il sindaco di Rondissone, di Bosco Marengo, di Frugarolo, di Quargnento, di Castelletto Monferrato, e di Saluggia, Demaria che ha detto: “Saluggia è noto come il comune più nuclearizzato d’Italia, sono stoccati il 70% dei rifiuti radioattivi italiani. Le scorie sono praticamente sulla riva della Dora Baltea, chiediamo una scelta rapida”. In consiglio presente anche Anna Andorno, presidente del coordinamento ambientalisti rifiuti Piemonte Vercelli (Carp) che si è detta “preoccupata per la presenza di falde acquifere delicate”.

 

Numerosi gli interventi dei gruppi consiliari.
Alberto Avetta, Domenico Ravetti e Domenico Rossi (Pd) hanno esortato “a non farsi trascinare nella trappola di Cirio, che oggi ha fatto un comizio e non un intervento. Non c’è nessun complotto contro il Piemonte, vanno fatti tutti gli approfondimenti tecnici e va trovata una comunità pronta ad accogliere l’eventuale sito”.
Per Marco Grimaldi (Luv) “il Piemonte è già la discarica nucleare del nostro paese, dobbiamo fare di tutto perché i tempi e la scelta vengano fatti nella miglior maniera possibile. Conosciamo bene i “forza nucleare” di cui il partito del presidente ha sempre fatto parte. La giunta si metta a disposizione dei comuni per approfondire tutti i problemi”.
“Il governo ha avuto il coraggio di pubblicare i documenti, è un punto di partenza e non di arrivo. Il deposito unico diventa un’opera utile e importante per paese, è importante il come e il dove realizzarlo. Chiediamo che sia realizzato nel migliore dei modi, anche sotto il profilo della legalità”, hanno spiegato Giorgio Bertola e Francesca Frediani (M4o).
“In 5 anni nessun governo si è mai preso la responsabilità di decidere – hanno spiegato Sean Sacco e Sarah Disabato (M5s) – finalmente è iniziato un percorso di trasparenza. Ora la priorità deve essere la sicurezza della popolazione, la corretta informazione su questo percorso e il superamento degli attuali siti provvisori che si trovano in Piemonte, in zone pericolose ed esondabili”.

Il consigliere regionale vercellese, Carlo Riva Vercellotti, intervenuto nel dibattito, ha sottolineato la preoccupazione “perché temo che la Cnapi sia solo una risposta all’Europa che sta per sanzionare l’Italia, altrimenti perché intervenire in piena pandemia? Ribadiamo la necessità di un sito nazionale unico, garantiamo la sicurezza alla popolazione dei luoghi dove ci sono depositi temporanei, intervenendo su alvei fiumi, sponde, difesa falde”. Alberto Preioni (Lega) ha aggiunto: “Questa carta è stata buttata sulla testa dei territori in piena pandemia e ha fatto allarmare i sindaci. Il Piemonte ha già dato sul tema nucleare, dobbiamo gestire lo smaltimento che si protrarrà a lungo. Se ne parli ma a fine pandemia, il tema è importante e delicato. Ci sono territori disponibili a valutare ipotesi e non sono stati presi in considerazione”.

Riva Vercellotti, inoltre, con il gruppo di Forza Italia, ha presentato anche un ordine del giorno, che è stato approvato all’unanimità, il quale accende i fari su buona parte dei temi di interesse dei siti temporanei di Saluggia e Trino. Il documento infatti impegna la Giunta regionale a prevedere la convocazione in modalità permanente del Tavolo per la trasparenza sul nucleare, quale luogo di confronto, analisi ed approfondimento per tutti i soggetti interessati; a farsi garante di un’approfondita e concreta azione di informazione e confronto con i territori ed i cittadini, anche valorizzando le importanti conoscenze e competenze dell’Ente regionale; a farsi parte attiva presso il Governo affinché sia garantito il coinvolgimento dei territori, nelle procedure per l’individuazione del sito del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, attraverso un percorso trasparente, partecipato e condiviso che coinvolga i cittadini, le associazioni, le amministrazioni locali e la comunità scientifica; a sollecitare il Governo e la Sogin affinché siano garantiti gli interventi propedeutici alla sicurezza degli impianti piemontesi, con particolare riferimento alla situazione idraulica, di difesa spondale e di pulizia degli alvei riconducibili al comprensorio di Saluggia e degli altri depositi temporanei, alla necessità di una rapida ultimazione dei lavori nell’impianto Cemex, e perché sia data certezza rispetto alle risorse necessarie allo smantellamento ed alle bonifiche dei siti in Piemonte, contestualmente alla predisposizione del deposito nazionale; a farsi parte attiva affinché lo Stato riconosca e rispetti la sentenza della Corte d’Appello di Roma del giugno 2020 e provveda a trasferire le risorse dovute quali compensazioni per i comuni sedi di impianto.

 

 

 

 

 

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