Nessuna casa di produzione, soprattutto se parliamo di cinecomics, è senza macchia, ma la DC sembra non aver ancora imparato la lezione. Prima di capire cosa stia accadendo, però, occorre fare una distinzione chiara tra la sezione cinematografica e la casa dei fumetti, ovvero: i film firmati DC, come gli splendidi Batman di Burton e Nolan o il più recente Joker, vincitore del Leone d’Oro e di due Oscar, e il DC Extended Universe (abbreviato in DCEU). Quest’ultimo, similmente ai film targati Marvel, raccoglie una serie di film e personaggi che hanno dei collegamenti fra loro. Non più pellicole autoconclusive ma una vera e propria serie, con rimandi tra una pellicola e l’altra, che narri di soggetti interpretati sempre dagli stessi attori o eventi rilevanti.
Nel mondo fumettistico ci sono tante case produttrici, ma le principali sono sempre state Marvel e DC, rivali da sempre. Questa concorrenza è stata portata anche sul grande schermo con una differenza: la prima ha iniziato a creare il suo universo condiviso nel 2008 con l’ottimo Iron Man, costruendo film dopo film (seppur con qualche caduta), e in diversi anni, la sua storia con una certa coerenza, la DC invece ha tentato di fare la stessa cosa ma nella metà del tempo. Dopo il buon Man of Steel del 2013, le cifre e gli incassi hanno parlato chiaro: sono stati solo Acquaman, Wonder Woman e Shazam! ad avere avuto successo su otto pellicole, e solo gli ultimi due sono stati apprezzati sia da critica che dal pubblico.
Il caso di flop più eclatante è stato quello di Suicide Squad, nel 2016, con una campagna marketing feroce ma fasulla, in cui si prometteva un Joker di Jared Leto incredibile ma mostrato cinque minuti su un totale 122 minuti di pellicola che in realtà aveva una trama vacua e banale. Un film che è stato il disastro di botteghino più grosso della casa di produzione, tanto che è in programmazione un remake diretto da James Gunn (Guardiani della Galassia, Guardiani della Galassia vol.2) per provare a cancellare il film diretto da David Ayer.
La DC, però, non pare avere ancora imboccato la giusta strada. Dal 6 febbraio 2020, infatti, esce nelle sale “Birds of Prey e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn”, titolo già impegnativo per la sua lunghezza ma che si può accostare alla follia delle due ore di intrattenimento che questo film porta con sé. Sfortunatamente, anche qui, gli incassi di debutto sono talmente bassi che la Warner Bros ha deciso, incredibilmente, di cambiare in corsa il titolo del suo film, trasformandolo in “Harley Quinn: Birds of Prey”, per, si ipotizza, stimolare una maggiore attrazione del pubblico concentrandola su di un personaggio conosciuto. Questa manovra disperata è più unica che rara nella storia del cinema: in passato vi sono stati cambi di titoli già usciti in sala, ma sono sempre state delle aggiunte e mai delle modifiche (vedasi ad esempio il “Live.Die.Repeat.” inserito per Edge of Tomorrow).
Appurato che girare il sequel di un film destinato ad essere cancellato dalla memoria per il suo fallimento (Suicide Squad) non sembra la migliore delle scelte, ci si chiede come mai i produttori della DC non lascino i film più “fumettistici” alla Marvel, ormai consolidata regina in questa tipologia, e non si concentrino su pellicole più impegnate e drammatiche, che evidentemente gli riescono meglio e hanno pagato anche come incasso e critica, insomma di uno spessore diverso, come hanno dimostrato di essere i memorabili Batman e Joker!
Emanuele Olmo