Coronavirus: per Confesercenti, l’emergenza costerà oltre 18 miliardi di euro di consumi

Continua a crescere l’impatto dell’emergenza Coronavirus sull’economia. L’ampliamento del contagio e le nuove, più severe, misure di contenimento incideranno pesantemente su consumi e imprese.Anche nel caso la situazione dovesse tornare effettivamente alla normalità dopo il 3 aprile, lo shutdown delle attività e le nuove restrizioni, combinate con il tracollo del turismo, arriveranno a  determinare, su base annua, una riduzione di 18,8 miliardi di consumi e una contrazione del Pil dell’1,4%. Impatti ormai quasi del tutto acquisiti, che sarà difficile riassorbire nel corso dell’anno. A stimarlo è Confesercenti.

 

“L’emergenza – dichiara il Presidente di Confesercenti Vercelli, Gian Mario Ferraris – è passata ad una nuova fase. Il decreto dovrà tenere conto della situazione di massima difficoltà delle imprese. La decisione, condivisibile, di sospendere le attività deve essere ora gestita al meglio. Nel decreto devono trovare spazio adeguati sostegni per fronteggiare l’inattività da chiusura forzata, a partire dal rinvio dei pagamenti di utenze, mutui e finanziamenti, posticipo delle scadenze fiscali e moratoria degli affitti. Ma è urgente anche intervenire sul credito e sugli ammortizzatori sociali per le microimprese e per gli autonomi”.

Al momento la riduzione dei consumi è concentrata soprattutto nella zona rossa originaria: risulterebbe infatti superiore a 6,5 miliardi nella sola Lombardia, di circa 3 miliardi in Veneto ed Emilia-Romagna, di quasi 2,5 miliardi in Piemonte, compresa fra 500 milioni e un miliardo in Liguria e Friuli Venezia Giulia. Ma i comparti del turismo, del commercio e dei servizi, soffrono in tutta Italia. Una frenata che sta mettendo a dura prova le attività economiche e che, in assenza di un adeguato sostegno finanziario, potrebbe portare a diffuse situazioni di fallimento: secondo le stime di Confesercenti, sono a rischio 120mila tra imprese e lavoratori autonomi in tutta Italia. Se saltassero, verrebbe inevitabilmente meno ogni speranza di recuperare le perdite nella seconda parte dell’anno.

A complicare la situazione, uno shutdown caratterizzato dall’incertezza. Rimangono dubbi sulle tipologie di attività che devono rispettare la chiusura, così come sulla possibilità di recuperare la merce deperibile, sul trattamento dei dipendenti e, soprattutto, sui sostegni ad imprese e lavoratori  autonomi. Si registra anche qualche contraddizione difficilmente spiegabile: i negozi non essenziali dovrebbero chiudere, ma con il nuovo DPCM sembrerebbe permessa l’apertura nei centri commerciali sia degli ipermercati che di tutte le altre attività, ad esempio i grandi negozi di elettronica, non direttamente menzionate nei provvedimenti di chiusura.

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