Commozione per il Padre Nostro in aramaico recitato da Olmo in carcere

Olmo recita il Padre Nostro in aramaico (foto Renato Greppi)

Verso le 15,15 di oggi, una scossa di vera, intesa commozione ha attraversato il salone delle manifestazioni della casa circondariale di Vercelli: è successo quando, su richiesta ella direttrice, Antonella Giordano, colpita da quanto Carlo Olmo aveva appena raccontato sull’ormai famosa apparizione del Lupo Bianco, ha chiesto al filantropo vercellese di recitare quel Padre Nostro in aramaico, come aveva fatto nel suo piccolo tempio dell’Accademia Shen Qi Kwoon Tai il 4 marzo del 2020. Olmo l’ha fatto, di fronte ai detenuti che affollavano il salone (tutti con mascherine e distanze di sicurezza) ed è stato un momento indimenticabile, anche per lo stesso Lupo Bianco.

Olmo con il trofeo conquistato a Venezia (foto Greppi)

L’accoglienza di Olmo all’istituto di Billiemme era stata particolarmente calorosa, da parte della direttrice del carcere, del comandante degli agenti di polizia penitenziaria Nicandro Silvestri e della responsabile dell’area Trattamento rieducativo Valeria Climaco.

Poi è toccato al detenuto che si occupa della Biblioteca interna rivolgere uno straordinario saluto a Olmo, con parole che hanno toccato il cuore del filantropo di via Delpiano. “Per noi il suo esempio di vita, maestro -ha detto -la sua volontà, l’altrui sono il tempo dedicato agli altri, invitano ada trarne esempio, un modello sa seguire, da imitare. Oggi qui, anche noi, in questo luogo forse dimenticato, magati da tanti non accettato…Nonostante il ‘distacco’ dal mondo esterno , qua scorre la vita. E come scorre! La struttura penitenziaria è parte integrante della società. La devianza dell’uomo che commette reati, in questi tempi, ha riguardato tutti i ceti sociali: grazie, Maestro, di non offuscare questa realtà”.

E ha concluso: “La sua volontà, di condividere, da sempre è espressione del suo cuore che abbraccia la disperazione, la solitudine, la delusione, ma anche i sogni, i bisogni di amore, e ancora l’Amore! Tante volte è difficile esprimere il nostro pensiero! Ma è importante capirsi e capire, conoscere e riflettere per meglio gestire quando accade in noi ed attorno a noi! Grazie Maestro del suo insegnamento! Con la speranza e l’augurio di rivederla ancora tra di noi!”.

L’intervista di De Maria a Olmo. Accanto ai due, Valeria Climaco

E non è che una parte delle due pagine di saluto a Olmo, da parte del responsabile della Biblioteca a nome di tutti i detenuti. Olmo aveva le lacrime agli occhi, si è fatto dare la lettera e ha promesso che la incornicerà.

Poi, la lunga intervista di Enrico De Maria, mentre sullo schermo scorrevano immagini emblematiche di questi ulltimi diciannove mesi: si è partiti dal giorno in cui Olmo nacque a Lecco, il 27 settembre 1965, per poi essere subito portato all’orfanotrofio di Volta Mantovana, da cui sarebbe uscito sette anni dopo. E poi tutto il resto, dalla missione durante la pandemia che gli è valsa il Cavalierato consegnatogli direttamente in Quirinale da Mattarella, al film con Sebastiano Somma, Morgana Forcella e Remo Girone,  di cui è stato trasmesso il trailer. Poi tutti i detenuti, le detenute e gli agenti di polizia penitenziaria hanno voluto farsi fotografare con lui, accanto al Trofeo International Starlight Cinema Award, vinto a Venezia.

Uscendo dal carcere di Billiemme, Olmo ha confidato alla compagna Angela Oliviero e agli altri “lupi bianchi” presenti che si è trattato di una delle esperienze più toccanti della sua vita.  Non fatichiamo a credere che sia proprio così.

 

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