“Pacchetto completo”da 4000 euro per ottenere la cittadinanza: arrestati due brasiliani e due crescentinesi. Altre 74 denunce

Una maxi operazione coordinata dalla Procura di Vercelli, guidata dal dottor Pierluigi Pianta, e portata a termine dagli uomini della Questura vercellese, guidata dal dottor Sergio Molino, con gli uomini della Mobile, guidati dal dirigente Gianluca Tuccillo, ha permesso di scoperchiare, anche grazie all’utilizzo di microspie e videocamere che hanno documentato ciò che accadeva, una vera e propria organizzazione che aveva messo in piedi un oliato meccanismo per far arrivare in Italia cittadini brasiliani a cui veniva concessa celermente la cittadinanza, dimostrando una discendenza da avi del nostro Paese, che aveva base tra Crescentino e Verona.
Questa mattina, sono stati così arrestati due pubblici ufficiali del comune vercellese, un uomo S.M. e una donna, A.A., uno dei quali lavorava nell’ufficio anagrafe ed era anche ufficiale di stato civile del comune, i quali a più riprese hanno ricevuto “tangenti” per realizzare le pratiche di cittadinanza. Assieme a loro sono stati arrestati i “due corruttori”, che avevano organizzato il giro di cittadinanze, ossia R.B. un ragazzo ventiduenne e la madre, S,.F.,  quarantunenne, entrambi di origine brasiliana, residenti a Verona, tutti incensurati. Nel traffico, non erano comprese solo le pratiche di cittadinanza, ma anche il fatto che agli stranieri in arrivo erano forniti degli alloggi, sempre a Crescentino e in altre città, per i quali venivano pagate cifre in nero. Inoltre, altri 74 cittadini brasiliani sono stati deferiti alla locale Autorità Giudiziaria per il reato di falso ideologico in atto pubblico per aver falsamente attestato la loro residenza nel comune di Crescentino.
Il tutto avrebbe riguardato l’arrivo di numeorsissimi cittadini brasiliani, per un “giro” che avrebbe fruttato almeno 600mila euro. I contorni dell’operazione sono stati spiegati oggi dal sostituto procuratore di Vercelli, Davide Pretti, che ha coordinato l’indagine.

Immagini tratte dai filmati degli inquirenti che testimoniano il passaggio di denaro per le pratiche di cittadinanza

Tutto era iniziato nel mese di aprile scorso quando la Squadra Mobile aveva iniziato una serie di approfondimenti per verificare la regolarità dell’iter amministrativo finalizzato all’ottenimento della cittadinanza italiana “iure sanguinis” da parte di alcuni cittadini brasiliani, che documentavano di essere discendenti da emigrati italiani. Tutti stranamente domiciliati nel vercellese per il tempo strettamente necessario al completamento delle procedure di cittadinanza.
La indagini erano scaturite anche dall’analisi delle numerose comunicazioni pervenute all’Ufficio Immigrazione della Questura di Vercelli circa la presenza di cittadini brasiliani nel comune di Crescentino. In particolare, le segnalazioni riguardavano almeno 150 cittadini brasiliani, un dato sorprendete se si pensa che la popolazione residente a Crescentino è di poco inferiore agli 8.000 abitanti.

Per capire, la cittadinanza italiana “iure sanguinis” viene ottenuta in tempi ridotti attraverso la presentazione di alcuni documenti dai quali possa essere comprovata la mera discendenza da cittadini italiani, senza dover svolgere alcun colloquio in lingua italiana o presentare una certificazione della conoscenza della stessa. Inoltre, tra i requisiti necessari al rilascio della predetta cittadinanza vi è la residenza in Italia, ma non necessariamente nel comune di nascita dell’avo a cui ci si riferisce per il “collegamento di sangue”.

I primi riscontri dell’attività di Polizia hanno consentito di individuare un’agenzia d’affari con sede a Verona, facente capo a due cittadini di origine brasiliana, madre e figlio, dedita a fornire ad altri brasiliani un pacchetto di servizi per avviare le pratiche per l’ottenimento della cittadinanza.

Tale pacchetto comprendeva anche l’alloggio, la ricerca della documentazione necessaria all’ottenimento della cittadinanza “iure sanguinis” nonché ogni forma di assistenza sul territorio vercellese, ed in particolar modo nel comune di Crescentino, fino al raggiungimento dello scopo prefissato. Il costo di tale pacchetto era di 4.000 euro a persona.

Tra i tanti immobili presi in locazione nel territorio di Crescentino per fare alloggiare i cittadini brasiliani, ne emergeva uno di proprietà di un pubblico ufficiale, avente le funzioni di dipendente dell’ufficio anagrafe e di ufficiale di stato civile del medesimo comune.
Questa persona si occupava proprio di vagliare le richieste di residenza e di procedere ai controlli in merito, indizio che ha destato chiaramente dei sospetti negli operatori di Polizia.
Sempre la stessa persona aveva altresì la disponibilità di un altro alloggio ubicato nel comune di Robella d’Asti; tali alloggi risultavano formalmente abitati, da circa due anni, da quattro cittadini brasiliani che avevano sottoscritto con il pubblico ufficiale contratti di comodato d’uso gratuito.

Dalle indagini è emerso poi che, nel medesimo periodo, erano risultati residenti nell’alloggio almeno 30 cittadini brasiliani. Per ciascuno di essi, si appurava che, in realtà, il pubblico ufficiale percepiva un affitto “in nero”, pagato dall’agenzia d’affari veneta, quantificabile in ben 700 euro al mese. Emergeva, quindi, la probabile esistenza di un sistema corruttivo nell’ambito del quale i due titolari della ditta, madre e figlio brasiliani, procacciavano cittadini loro connazionali interessati alla cittadinanza italiana, con la garanzia che, dietro il pagamento di un compenso illecito al pubblico ufficiale, avrebbero ottenuto la cittadinanza pur in assenza dei requisiti previsti dalla legge ed in tempi ristrettissimi.

È poi emerso che il pubblico ufficiale, oltre all’affitto irregolare degli immobili, aveva percepito anche numerose tangenti per rilasciare i documenti d’Ufficio, talvolta chiamate “regalo” altre volte “premio”, circostanza documentata grazie alle microcamere installate dagli investigatori della Squadra Mobile all’interno degli uffici comunali di Crescentino.

Con la prosecuzione delle indagini la Questura di Vercelli e la Procura, appuravano che “i corruttori avevano la piena disponibilità degli uffici del Comune di Crescentino, all’interno dei quali si intrattenevano per lunghi periodi, muovendosi come se fossero loro uffici ed utilizzando i beni della pubblica amministrazione come se fossero di loro proprietà. Affiorava, inoltre, la piena partecipazione al sodalizio criminale dell’altro pubblico ufficiale dipendente dell’ufficio anagrafe ed ufficiale di stato civile del comune di Crescentino; anche nei suoi confronti sono state documentate alcune consegne di “tangenti””.

Le indagini parlano di “totale asservimento dei due pubblici ufficiali agli interessi dell’associazione criminale”, documentato anche da alcune fotografie estrapolate dai profili social utilizzati dai titolari dell’agenzia d’affari, attraverso i quali veniva pubblicizzata l’opera di intermediazione svolta dagli indagati a favore di loro connazionali per ottenere la cittadinanza. Alcune fotografie addirittura ritraggono i pubblici ufficiali, all’interno dell’ufficio comunale, nell’area non riservata al pubblico, insieme ai corruttori e a persone che sono risultate essere clienti del sodalizio che hanno beneficiato, quindi, del servizio offerto ottenendo la cittadinanza italiana. In sostanza “i due pubblici ufficiali erano sostanzialmente a “libro paga” dell’organizzazione criminale”.
A tal proposito, durante le indagini, è stato possibile documentare alcune consegne di tangenti ai due pubblici ufficiali. I proventi economici derivanti dall’attività dell’associazione per delinquere sono risultati stimabili in almeno 600.000 euro.

Di questa specie di organizzazione è stato appurato che facessero parte anche un uomo, di origine brasiliana, il quale aveva il compito di fornire il supporto logistico ai connazionali nelle abitazioni del vercellese, ed una donna, fidanzata del titolare dell’agenzia d’affari, che aveva il compito di curare le pratiche finalizzate alla raccolta della documentazione necessaria.

L’attività dell’associazione si è sviluppata in una serie di false attestazioni di certificati di residenza dei cittadini brasiliani, prive dell’elemento soggettivo della volontà di stabilirsi in un determinato luogo. I brasiliani, infatti, rimanevano a Crescentino solo per il tempo strettamente necessario ad ottenere la cittadinanza italiana per poi stabilirsi in altre zone del territorio nazionale, in altri paesi dell’Unione Europea o, talvolta, per ritornare in patria.
Il sodalizio criminale aveva posto in essere un sistema definito “talmente rodato” che, in un paio di occasioni, aveva costretto alcuni clienti brasiliani a consegnare i passaporti con la minaccia di non restituirli se gli stessi non avessero adottato un comportamento più rispettoso del vicinato che aveva lamentato il disturbo della quiete nelle ore notturne. Durante le indagini è stato appurato anche che “uno dei due pubblici Ufficiali arrestati si era addirittura introdotto, in piena notte, nei suoi uffici nel comune di Crescentino al fine di disbrigare pratiche private dei clienti dell’associazione”.

Dopo aver acquisito tutti questi indizi di colpevolezza, in una attività investigativa complessa e prolungata, svolta dalla Squadra Mobile, il G.I.P. presso il Tribunale di Vercelli, su richiesta della locale Procura della Repubblica, ha emesso un’ordinanza cautelare a carico dei quattro soggetti che hanno ricoperto un ruolo di primo piano nell’associazione, i quali venivano sottoposti agli arresti domiciliari, con applicazione del braccialetto elettronico.

Come detto quindi all’alba di stamattina i due pubblici ufficiali, un uomo ed una donna, rispettivamente di quarantanove e cinquantaquattro anni, entrambi residenti a Crescentino, e i due corruttori, un ragazzo ventiduenne e la madre, una donna quarantunenne, entrambi di origine brasiliana residenti a Verona, tutti incensurati, sono stati raggiunti dagli agenti della Prima Sezione della Squadra Mobile della Questura di Vercelli che hanno dato esecuzione all’ordinanza degli arresti domiciliari, in collaborazione con personale della Questura scaligera.

Inoltre, sono stati denunciati a piede libero gli altri due partecipi all’organizzazione criminale, una donna ventiseienne residente a Verona ed un uomo cinquantaquattrenne di origine brasiliana residente a Crescentino.

Infine, 74 cittadini brasiliani sono stati deferiti alla locale Autorità Giudiziaria per il reato di falso ideologico in atto pubblico per aver falsamente attestato la loro residenza nel comune di Crescentino.

Sono in corso ulteriori accertamenti per verificare eventuali altre condotte delittuose adottate dai Pubblici Ufficiali e da altri soggetti “satelliti” all’associazione.

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7 Commenti

  1. “… un uomo, S.M. e una donna, A.A., uno dei quali lavorava nell’ufficio anagrafe ed era anche ufficiale di stato civile del comune, i quali a più riprese hanno ricevuto “tangenti” ,,, … ::: Un gran mangia-mangia: dallo “iure sanguinis” allo “iure sanguis” … AA E SM meriterebbero una pena eterna, forse potrebbe andar bene “donare” loro la cittadinanza brasiliana con foglio di via immediato, obbligatorio e irrevocabile??!

  2. ci sono tanti bravi brasiliani, così come ci sono tanti cattivi italiani. Ovunque nel mondo ci sono persone buone e persone cattive! Non siamo buoni o cattivi a causa della nostra nascita, ma a causa della nostra natura umana!

    Me ne vergogno molto!

  3. Basta! Non se ne può più! L’ennesima truffa fatta da brasiliani! Bisogna cambiare la legge e mettere un limite alla seconda generazione nello Ius Sanguinis e un requisito di conoscenza della lingua italiana! Fermate queste cittadinanza ai brasiliani!

    • Cittadinanza per noi si, abbiamo 30 millione di brasiliani con origini italiana. Le america hanno accetato tutti voi durante la miseira. stupidi

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