Potrebbe essere una vittoria di Pirro, ma è pur sempre meglio di niente quella che tampona parzialmente la riduzione dei collegamenti diretti tra Torino e Venezia con i treni ad alta velocità. Resta una sforbiciata di oltre il 50 per cento delle corse – dalle attuali 18 alle 8 previste nel nuovo orario invernale – minore di quanto previsto in un primo momento dal drastico taglio quasi totale pensato da Trenitalia. Un dato che rimane “inaccettabile” per l’assessore regionale ai Trasporti Marco Gabusi. Un contentino, insomma, nulla di più.
La concessione – due soli treni in più – è stata annunciata l’altro ieri in Commissione Trasporti a Montecitorio dall’ad di Trenitalia Orazio Iacono.
“Una decisione così drastica – afferma Gabusi – non è certo positiva per un territorio che insiste sul Corridoio Mediterraneo, classificato come prioritario per il collegamento che offre all’intero asse europeo est-ovest. La motivazione di un’eccessiva congestione di treni nella stazione Centrale di Milano non ci convince; così come le mancate risposte sulla richiesta di ripristinare il Frecciabianca Torino-Lecce che non inciderebbe su Milano e consentirebbe di servire le aree di Alessandria e Asti con un itinerario alternativo ai Freccia Rossa e particolarmente funzionale ai territori del Basso Piemonte”.
La battaglia per mantenere il Piemonte collegato al resto d’Italia è stata condotta in modo bipartisan dai parlamentari di centrodestra e centrosinistra “con il solo silenzio del mondo pentastellato” attacca ancora Gabusi. L’orario invernale, che entrerà in vigore il 7 dicembre, prevede 8 collegamenti diretti con Venezia (rispetto ai 18 attuali), mentre i treni per Roma subiscono un incremento (da 34 a 38) così come quelli per Napoli (da 17 a 28).
“Nel corso dell’audizione è emerso l’impegno di Trenitalia ad aumentare i collegamenti con il capoluogo veneto e che questi tagli non dipendono dalla bassa redditività della tratta ma dalla volontà di Rfi di concedere a Italo un maggiore utilizzo dell’infrastruttura ferroviaria Milano-Roma, nonostante lo stesso Italo abbia cancellato i treni nel percorso Torino-Venezia sopprimendo ogni collegamento diretto tra le due città – spiega il deputato Pd Davide Gariglio –. Alla luce di queste dichiarazioni abbiamo chiesto una nuova audizione con Rfi per capire esattamente chi e per quali reali motivi voglia penalizzare il trasporto ferroviario del nord–est del paese”.
Resta un altro tema in cui il Piemonte oggi risulta penalizzato e riguarda le stazioni dell’alta velocità. In tutta la regione Torino è l’unica città in cui fermano treni ad alta velocità, mentre la Lombardia, per esempio, ne ha sei, l’Emilia Romagna addirittura 11, il Veneto 9. “Ci sono città importanti che non hanno accesso all’alta velocità pur essendone attraversate – afferma il deputato di Forza Italia Carlo Giacometto –. Si pensi al nodo di Chivasso o a quello di Novara. Trenitalia sottolinea giustamente come il servizio AV in Italia preveda sempre più treni in più stazioni. Tutto vero tranne che per il Piemonte, che su questo aspetto paga i cinque anni di inerzia della giunta regionale precedente. È il momento di occuparsene”. Un tema che nel vercellese era stato toccato a fine novembre anche dall’interessantissimo convegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Vercelli, imperniato sui trasporti, cui aveva partecipato l’assessore Gabusi (leggi qui). Un terreno di scontro che nei prossimi mesi proseguirà per dare al Piemonte la stessa dignità di collegamento di altre regioni.