Avevamo lasciato Antonello Bertulessi il primo giugno, quando aveva portato a termine, assieme all’amico Cristiano Tara, il Giro del Piemonte, completato in un solo giorno: 426 km e 2.200 metri di dislivello attraversando i luoghi simbolo della Regione: Biella, La Serra, Ivrea, Basilica di Superga, Torino, Racconigi, Cuneo, Bra, Pollenzo, Alba, Asti, Alessandria, Casale Monferrato, Vercelli, Novara.
Il cicloamatore di Ghislarengo ci aveva confidato che ««in questo periodo molto triste che abbiamo vissuto, è giunto il momento riprendere in mano la nostra vita e, per chi ha la mia stessa passione e sa quindi di cosa parlo, la bicicletta. Poco importa se non possiamo correre o gareggiare, perché alla fine il ciclista ama la bici, e non il numero sulla schiena».
Ora ritroviamo Bertulessi, esausto ma felice, perché ha concluso con successo un’altra sfida: A Campiglio tutto è possibile. Di cosa si tratta? Semplice a parole, un po’ meno a fatti. Partenza sabato scorso alle tre di notte da Madonna di Campiglio per completare l’Everesting, che consiste nello scalare più volte una salita fino a raggiungere o superare il dislivello dell’Everest di 8.848 metri.
Bertulessi, sempre accompagnato da Cristiano Tara e appoggiato dall’APT di Madonna di Campiglio, lo ha fatto non senza sofferenza, perché stare in sella più di 17 ore, percorrere 328 km, fare 8.876 metri di dislivello e consumare la bellezza di 9.148 calorie non è un affare da poco.
I due ciclisti sono partiti nel cuore della notte con una temperatura attorno ai 3 gradi e sono arrivati alle 22.15 della stessa sera. In mezzo quattordici salite nelle Dolomiti del Brenta, con pendenze sovente in doppia cifra: Campiglio da Pinzolo, Peio, Passo del Tonale versante Est e Ovest, Marilleva 1400, Campo Carlo Magno da Dimaro, Massimeno Nord, Passo Daone, Passo Durone da Nord e da Sud, Passo Ballino, Passo Massimeno da Sud, ancora Campiglio da Pinzolo, Patascos e Campo Carlo Magno.
«Ci siamo ripetuti di fare una salita alla volta, pensando solo al presente – così Bertulessi – perché queste imprese le fai, ovviamente con preparazione atletica e fisico idoneo, ma ad un certo punto, quando la situazione diventa inumana e vorresti mollare tutto e tutti, subentra la risorsa più preziosa del nostro corpo, cioè la testa. Durante il percorso siamo riusciti a filmare ed immortalare l’evento in ogni suo momento, perché questi territori meritavano di essere ricordati in ogni scorcio».
In tanti, professionisti e amatori, in questi mesi si sono cimentati nell’Everesting, il più delle volte percorrendo la stessa ascesa. Bertulessi e Tara invece lo hanno fatto in linea, cosa che «risulta molto impegnativa perché oltre a macinare dislivello ti trovi a combattere con fattori importanti come pianura, vento, cambi di ritmo, traffico, sali e scendi, abbigliamento, alimentazione in testa, temperature che variano e salite diverse dove ogni volta cerchi ritmo. In più le borracce piene costituiscono un’aggiunta di peso che aumenta il dispendio di energie».
Antonello Bertulessi dopo la felicità per l’impresa ha voluto ringraziare chi lo ha supportato: gli organizzatori Alberto Laurora e Mario Zanon, il presidente dell’APT di Campiglio Tullio Serafini e il direttore Matteo Bonapace, il preparatore atletico Stefano Carughi di Top Vam, l’Hotel Betulla di Campiglio, la sua squadra Rodman Azimut, il compagno di mille avventure Cristiano Tara e infine la famiglia, la moglie Sonia e il figlio Tommy.
Massimiliano Muraro