All’inizo della pandemia, parte della mail di segnalazione di casi dei medici di famiglia sarebbero andate perdute

Un numero non quantificato di mail inviate nelle scorse settimane, ossia nei momenti più critici della diffusione del coronavirus, dai medici di famiglia del Piemonte o di Torino, ai Servizi di igiene e sanità pubblica (Sisp) per segnalare pazienti con sintomi riconducibili al Covid-19, sarebbero andate perse. E con loro sarebbero andate perdute dunque le segnalazioni di casi, che così non sarebbero mai stati seguiti, di eventuali contagi. La rivelazione, che se confermata ha sinceramente del clamoroso, arriva non da una persona qualunque, ma dal presidente del Comitato Scientifico che affianca l’Unità di Crisi della Regione Piemonte, il dottor Roberto Testi, che ha rilasciato una intervista al sito di approfondimenti politici Lo Spiffero (per leggere l’intervista clicca qui).

 

Il dottor Roberto Testi è un medico legale di fama internazionale, conosciuto per la sua grande preparazione e capacità, con migliaia di consulenze e decine di pubblicazioni alle spalle, ed è responsabile del settore di medicina legale nell’Asl unica di Torino, da cui dipendono proprio i Sisp. Da quanto è stato istituito, guida il Comitato Scientifico che affianca l’Unità di Crisi del Piemonte nella lotta al coronavirus. “Quando me lo chiedono – racconta Testi allo Spiffero – dico che il bagnino non ha fermato lo tsunami. Eravamo totalmente impreparati ad affrontare questa situazione”.  Come funzionava il sistema di comunicazione dei medici di famiglia? Il sistema messo a punto prevedeva che i medici di base segnalassero attraverso una mail i pazienti con sintomi compatibili al Coronavirus. Le comunicazioni venivano processate nei Sisp. “Per quanto riguarda i primi cento casi – dice Testi allo Spiffero, riferendosi quindi a più di un mese fa – ho la certezza che siano stati gestiti perfettamente, anche attraverso un lavoro di contact tracing per risalire ai rapporti recenti dei contagiati”. Quando i casi invece sono aumentati in modo esposneziale il sistema è andato in tilt. “Il Sisp della mia Asl aveva un medico e due infermieri a gestire le centinaia di mail che i medici di base inviavano ogni giorno”. E così le mail si sommavano nella casella di posta che doveva riceverle. “Ci siamo accorti che le mail non lette il gionro prima venivano cancellate dal sistema il giorno successivo” aggiunge Tesi. In ognuna di queste c’erano dati anagrafici di un eventuale paziente, i suoi sintomi e i contatti, dati su cui il Sisp avrebbe dovuto eventualmente ordinare il tampone, sentire il paziente e ordinare l’isolamento. Risultato? In molti casi non sarebbe successo. E questa cosa accaduta a Torino potrebbe essersi ripetuta anche in altre parti del Piemonte. Nel vercellese ad esempio, va ricordata la polemica che ha contrapposto l’onorevole Paolo Tiramani, sindaco di Borgosesia, all’Asl di Vercelli, proprio sul funzionamento del Sisp (leggi qui e qui). Ciò però accadeva qualche settimana fa.

 

Oggi per fortuna le cose sono diverse ed è lo stesso Testi a spiegarlo allo Spiffero. “Ora finalmente vediamo la luce” spiega Testi: “A processare le richieste adesso ci sono otto tra medici e infermieri, non più tre. Nella sola Torino abbiamo in carico più di 4mila persone”. È cambiato anche il sistema di comunicazione da quando il Csi ha ultimato e messo in funzione (una settimana fa) la nuova piattaforma informatica su cui tutti i medici di base possono segnalare i sospetti positivi, indicando dati anagrafici e sintomi.

 

 

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