Al Sant’Andrea allarme rientrato per un sospetto coronavirus: gli esami sono negativi

Da pochi giorni l’Asl di Vercelli aveva informato i sindaci del territorio, alla conferenza dei Comuni (leggi qui), che anche all’ospedale Sant’Andrea di Vercelli, come nel resto del Piemonte, sono state attivate le procedure nel caso in cui si presenti, ad esempio in Pronto Soccorso, un caso che possa far sospettare un contagio di Covid-19, il noto Coronavirus. Procedure che prevedono percorsi separati, un’area dedicata isolata e pressurizzata nel reparto malattie infettive e precauzioni fisiche anche per il personale che visita, con tute e mascherine. Ciò oltre all’attivazione di procedure prefernziali e veloci per effettuare gli esami e gli accertamenti del caso, in riferiemento con i centri regionali specializzati in malattie infettive (a Torino).

 

Proprio oggi pomeriggio, 19 febbraio, tali procedure sono state, si può dire, messe alla prova con un caso che poteva far pensare a una persona che fosse stata contagiata dal virus. Ciò perché esistono dei protocolli, stabiliti del Ministero della Salute su indicazione dell’Oms, con dei parametri, dei criteri, a cui possono rispondere determinati casi (ad esempio la presenza di febbre in concomitanza con il fatto di essersi recati di recente in Cina o essere entrati in contatto con persone, sempre in Cina, con sintomi respiratori) che poi necessitano di ulteriori controlli. In questo caso si tratta di una donna, trentenne, di origine cinese, rientrata in Italia dalla Cina qualche giorno fa, e arrivata in ospedale con i classici sintomi e con la sua famiglia, marito suocera e figlio. Per lei è scattata la procedura, ricoverata nel reparto malattie infettive diretto da Silvio Borrè nell’area specifica, mentre gli altri famigliari sono rientrati a casa mettendosi in quarantena volontaria. Ebbene, dopo gli esami del caso, per la persona che rientrava nei criteri per la procedura di indagine, accertamenti che prevedono il coinvolgimento dei centri specializzati per le malattie infettive e oggi centri di riferimento regionale per l’emergenza coronavirus, cioè l’ospedale Amedeo di Savoia di Torino e le Molinette sempre a Torino i quali riescono a dare risultanze anche in poche ore, l’esito giunto in serata è stato negativo. Non si tratta di un caso di contagio del virus che tiene in allerta il mondo da diverse settimane, ormai, ma solo, probabilmente, di un banale virus parainfluenzale, con i classici sintomi febbrili e respiratori. Controlli del genere sono in atto un po’ in tutta la Regione. Dall’Asl confermano che si è verificato un sospetto e che gli esami hanno smentito del tutto si trattasse del virus, rasserendo anche le voci circolate nel pomeriggio in città di comprensibile preoccupazione per quanto stava accadendo.

 

 

Ciò che va, inoltre, rimarcato è il funzionamento efficiente dei protocolli di sicurezza messi in atto a livello territoriale e regionale, che hanno permesso in poco tempo di giungere a una diagnosi negativa. Nessun allarma dunque, ma una attenzione necessaria a prevenire per intervenire in eventuali criticità.

 

 

Per quel che riguarda i consigli in fase di prevenzione che tutti possono continuare a seguire sono gli stessi dettati dal Ministero e dall’Oms, cioè: lavarsi spesso le mani con acqua e sapone; prestare attenzione alla pulizia delle superfici; evitare di toccare occhi, naso e bocca con le mani se presenti febbre, tosse o difficoltà respiratorie e se di recente si è effettuato un viaggio in Cina o dopo essere stati in stretto contatto con una persona ritornata dalla Cina e affetta da malattia respiratoria.  Rivolgersi al proprio medico curante per ogni necessità e, nel caso, consultare anche il numero gratuito, il 1500, istituito dal Ministero della Salute. Ricordare sempre, poi, che esistono diverse cause di malattie respiratorie, non necessariamente esse sono il nuovo coronavirus, evitando così il panico.

 

l.a.

 

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