Addio a Mimma Bonardo, bandiera della Resistenza: si è spenta a 99 anni

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Vercelli – Questa notte alla casa di Riposo di Vercelli, dove era ospite da anni, si è spenta Mimma Bonardo: aveva 99 anni. Staffetta partigiana, era il simbolo e la memoria storica della Resistenza a Vercelli.

Il saluto a Mimma, con tutte le limitazioni (distanza di sicurezza imposte per l’emergenza Coronavirus)  avverrà venerdì a mezzogiorno davanti al Mausoleo ai Caduti della Resistenza proprio all’ingresso principale del cimitero di Billiemme.

Quando l’emergenza Covid 19 sarà cessata, l’Istituto storico della Resistenza presieduto da Giorgio Gaietta celebrerà adeguatamente la figura della partigiana più famosa di Vercelli. La stessa cosa farà l’Anpi vercellese, presieduta da Elisabetta Dellavalle, che intanto ci ha inviato questo comunicato:

ANPI Vercelli

In ricordo di Mimma, Annita Bonardo

10 marzo 2020

Siamo sempre più soli. Dopo aver salutato Olga De Bianchi, staffetta partigiana ed artista, lo scorso ottobre 2019, ora ci tocca, con grande tristezza, porgere l’ultimo saluto a Mimma, la partigiana Annita Bonardo, ultima tra le donne che hanno difeso e liberato la nostra Vercelli.

Ha lasciato passare il ‘suo’, il nostro, 8 marzo, e poi si è lasciata andare allo scorrere del Tempo, di certo con la saggezza che le era parte.

Una vita spesa per gli altri, la sua.

Una lunga ed intensa vita: nata nel 1920, avrebbe compiuto 100 anni il prossimo 16 ottobre, iniziata in un Italia oppressa dalla Dittatura e quindi devastata dalla Seconda Guerra Mondiale. L’esperienza della guerra partigiana calza a pennello su di un carattere fiero e tenace, antifascista da sempre come la sua famiglia di artigiani argentieri, e la vede in prima linea al fianco di Anna Marengo, delle lavoratrici delle fabbriche cittadine e a organizzare i Gruppi di Difesa della Donna sul nostro territorio.

La sua vita nel dopoguerra è dedicata all’impegno sociale e politico, senza badare alle difficoltà.

Così la ricorda Dina Cotto :” Dopo la liberazione rinuncia al sicuro impiego al Catasto, per fare attività politica come funzionaria del PCI. Attività tutt’altro che facile. Come donna impegnata nella commissione femminile viene mandata a fare propaganda e proselitismo nelle zone a quel tempo più tradizionaliste e difficili, la Sicilia e la Sardegna. Con pochissimi mezzi a disposizione per organizzare la sua attività –   viaggiava con mezzi di fortuna, sfruttava l’ospitalità nelle case spesso poverissime dei compagni per dormire – ma, avvalendosi della sua grande forza comunicativa e del suo calore umano era riuscita a creare una rete importante di contatti che in parte aveva mantenuto vivi, a distanza di sessant’anni. Quando, alla fine degli anni 50 diventa problematico restare in forza al partito, che deve ridurre il numero dei suoi funzionari,  non si perde d’animo e con gusto e creatività si inventauna nuova attività, aprendo una piccola ma elegante boutique in via Gioberti. Poi, per le difficoltà a mantenere in piedi la sua piccola impresa, passa  con successo a fare la direttrice della filiale di Vercelli della allora grande catena di negozi di moda Vittadello. Per moltissimi anni, fino al  1980, è consigliere comunale del PCI,  partito cui ha aderito, partecipando attivamente, fino al suo scioglimento.

Negli stessi anni si impegna soprattutto nella raccolta fondi per Emergency: ricordo che per le sue feste di compleanno, in particolare per gli ottanta e novant’anni, ci ha chiesto di non farle regali, ma donazioni all’associazione.

Poi sempre, nelle tappe successive della sua vita, alla “Ca dal dì” a Vercelli, nelle Case di riposo di Borgovercelli e Vercelli, è stata vivace organizzatrice e animatrice di eventi: non  hai dimenticatoi un 8 marzo o un 25 aprile!. Era la naturale ‘portavocedelle istanze degli altri ricoverati e, fino alla fine, una donna libera e piena di vita, capace anche nella sua vita privata di sfidare le convenzioni e di rifuggire sempre da stereotipi e luoghi comuni”.

Nel commosso ricordo dell’amica Dina Cotto tutta l’energia di una donna che ha vissuto appieno ogni istante della sua esistenza e che non si è mai fermata dinnanzi alle difficoltà. Una donna che ha vissuto la vita di tante donne.

Nel 1979 Giovanni Spadolini e Sandro Pertini vogliono per lei la Croce al Merito di Guerra e ben la merita lei che per tutta la vita ha ‘combattuto’ le sue guerre personali contro le discriminazioni, le ingiustizie, contro la Guerra che uccide innocenti, soprattutto.

Mimma preferisce le azioni alle parole, le azioni ai simboli, le azioni ai riconoscimenti: come non ricordarla con il suo basco rosso ed il sorriso perenne a testimoniare l’importanza di stare al fianco dei più deboli, sempre?

La stanchezza dell’età l’ha costretta, negli ultimi tempi, a stare ritirata ed accudita ed i nostri 25 aprile sono stati più solitari, senza di lei con noi in piazza Camana, ma saperla a pochi metri di distanza, saperla sentimentalmente vicina, ci dava lo stesso grande forza.

Ed oggi, come tutte le volte che una grande luce si spegne, ci sentiamo, e siamo, davvero più soli. Più poveri. Più piccoli.

Quindi per ricordarla al meglio ascoltiamo ancora una volta la sua voce, tratta dallo scritto di GladyMotta ‘Esperienze resistenziali femminili a Vercelli’, uscito nel 1985, sulla rivista Impegno dell’Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea di Biella e Vercelli: “La mia attività antifascista”, racconta Mimma, “è iniziata da impiegata all’ufficio del Catasto. Avevo già contatti con Anna Marengo e Giovanna Michelone. A Vercelli organizzai lo sciopero contro la fucilazione dei renitenti alla leva:  tutte le donne della Setvis, della Faini, della Sambonet e della Roy uscirono dalle fabbriche e li salvammo. Gina Cotto mi salvò dall’arresto e mi sono trovata con la mia bicicletta per mano a scappare con la mia famiglia, già minacciata. Tornata, mi occupai dei Gruppi di difesa di Trino, Camino, Pertengo, Stroppiana.
Raccoglievamo riso, soldi, medicinali, calze, maglie e tutto quello che poteva essere utile ai partigiani. Una sera la Brigata Nera è piombata a casa mia. Mi hanno arrestato con mia sorella Valeria, poi hanno trattenuto solo me. Ma non parlavo e mi hanno portata in carcere al Beato Amedeo e poi al Tribunale militare di Torino per il processo. Per evitare la fucilazione sono riuscita a farmi operare di appendicite, che avevo. Guarita, sono scappata e ho raggiunto la dottoressa Marengo a Villa del Bosco, nella 12a divisione. Nel corso degli interrogatori in carcere sono stata molto insultata e minacciata ma mai picchiata o torturata. Sono stati comunque momenti molto brutti. È sbagliato e riduttivo dire che per essere stati partigiani bisognava aver avuto il mitra: non ho mai avuto una rivoltella e non ne ho mai avuto il desiderio, sapevo quale era il mio dovere e che non tutte le cose importanti si facevano con le armi. Dovevo organizzare le donne, quello era il mio compito e anche in montagna facevo riunioni con le staffette, le partigiane, per migliorare il nostro lavoro fino alla Liberazione”.

Questo il racconto delle sue scelte, fatte in consapevolezza, anche a costo della vita.

La Sezione di Vercelli dell’ANPI, Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, della quale ovviamente Mimma era da sempre Tessera ad Honorem, fa proprie le parole di Mino Pareglio che, figlio del partigiano Euclide, storico Presidente dell’AnpiVercelli, è legato a lei da profonda amicizia:” l’ultimo ricordo che ho di Mimma è un abbraccio forte e vigoroso, come suo solito, che ci siamo scambiati in Casa di Riposo non molto tempo fa: in quell’occasione mi ha regalato alcuni lucidi ricordi di vita “resistente” pieni di affetto nei confronti dei miei genitori Gina e Teresio (Euclide), con i quali in gioventù e non solo, ha condiviso sofferenze, ansie, Lotte, gioie ed una sincera amicizia. Mi fa piacere e mi consola in questo momento, Mimma, pensarti giovane, nel pieno del vigore ad una Festa d’Aprile di tanti anni fa…”

Così anche noi la ricorderemo per sempre: sorridente, con il suo basco rosso, in una Festa d’Aprile senza fine.

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1 commento

  1. I segni delle ideologie e delle culture identitarie di riferimento hanno seguito il loro corso e non hanno potuto sottrarsi ai conti con la storia; sono mutati con la trasformazione della realtà e sono stati superati dallo schiudersi di nuove idee… ma le virtù morali che donne come Mimma hanno incarnato nella storia della Resistenza e della Repubblica, sono rimaste alte, integre, esemplari. Grazie Mimma per l’esempio che sei stata per tutti coloro che ti hanno conosciuto.

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