Addio a Kulcsar, il maestro magiaro che fece grande la scherma vercellese

 

Vercelli – Forse il rimpianto per molti degli sportivi che egli era riuscito a “costruire”e anche a lanciare nel firmamento mondiale della scherma, nonché dei tanti loro tifosi, è che nessuno abbia mai pensato di conferirgli la “cittadinanza onoraria”. In ambito sportivo, a Vercelli, ben pochi l’avrebbero meritata come lui, blasonatissimo campione magiaro venuto nel 1986 (su esplicito invito dell’allora presidente della Pro Vercelli Scherma Aldò Venè) a fondare una vera fucina di atleti veri e di fuoriclasse: da Maurizio Randazzo a Elisa Usa, da Paolo Milanoli a Cristina Cometti. 

La Città di Vercelli (che sempre in tema “dimenticanze” non ha mai assegnato il “Vercellese dell’Anno” a Maurizio Randazzo, bi-olimpionico) deve tantissimo a Gyozo Victor Kulcsar, spentosi ieri nella sua Budapest a 77 anni.

Secondo alcuni storici della scherma, è stato forse il più grande spadista di tutti i tempi, e se non “il più grande”, sicuramente tra i più grandi, come testimoniano i successi olimpici: uno individuale a Città de Messico, nel ‘68, e tre a squadre (Città del Messico, Tokyo ‘64 e Montreal ‘76). Quindi due bronzi individuali sempre alle Olimpiadi (Monaco e Montreal) e tre Mondiali a squadre: Ankara ‘70, Vienna ‘71 e Amburgo ‘78.

Diventato vercellese honoris causa appunto dal 1986 al 2001, ultimo anno alla guida della Sala scherma della Pro, era, ai di là dei meriti straordinari di maestro di scherma, una persona gentile, affabile, spiritosa. La figlia, Victoria – fino a pochi anni fa valente istruttrice di tennis – si è sposata e vive nella nostra città.

 

Edm

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