Addio Giovanni, amico geniale e generoso di un’intera vita

Il giornalista, musicista e storico della vercellesità Giovanni Barberis, è morto questa notte all’ospedale “Sant’Andrea, dov’era ricoverato da poco più di due settimane per gravi problemi cardiocircolatori e polmonari. Aveva 76 anni. Questo è il ricordo dell’amico e collega Enrico De Maria che ha lavorato con lui alla Stampa a partire dal 1982 e che, con Barberis, ha condotto per oltre dieci anni una fortunatissima trasmissione radiofonica, a Radio City, che si chiamava “Folk Bifolk Trifolk”.

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Caro Giovanni, 

questa notte ti ho sognato. Eravamo in un teatro più piccolo del Civico, poteva essere il Lux, ma più probabilmente il Barbieri. Ed eravamo in era covid perché il pubblico era distanziato e tutti indossavano la mascherina. Tu ed io, seduti in platea, stavamo valutando gruppi di giovani che si esibivano in un repertorio di canzoni folk. Ad un tratto io mi sono alzato, sono salito sul palco e ho fatto un annuncio al microfono: “Devo comunicarvi che è morto l’amico Giovanni Barberis”.

Poi non so se ho sognato di guardare l’ora sul comodino, oppure se mi sono svegliato di colpo per guardarla davvero: il display (nel sogno o nella realtà) segnava le 4,12 o le 4,17, non ricordo esattamente Più tardi, Vittorina mi ha detto che la chiamata dall’ospedale le era arrivata intorno alle quattro e mezza.

Voglio convincermi che in qualche modo tu mi abbia avvisato e salutato.

QUEL PRIMO INCONTRO, PIU’ DI SESSANT’ANNI FA

Non si vive praticamente assieme per oltre cinquant’anni senza ricevere “segnali” nel momento più cruciale dell’esistenza. Ho scritto cinquant’anni e più, ma il primo incontro avvenne ben prima. Avrò avuto undici o dodici anni. Mio papà, per un’indisposizione, non poteva prendere parte alla premiazione di un concorso di canzoni dialettali vercellesi che si svolgeva all’Astra. Mi disse: vai tu a ritirare il premio, verrà a prenderti il signor Giovanni che ha vinto un premio nello stesso concorso.

Quella sera bussò alla porta di casa, in corso Libertà, allora 15, un giovane simpatico dai capelli un po’ alle beatle e dal sorriso contagioso: eri tu, giovanissimo neo “applicato ” nella segreteria dell’Itis. Ci saremo ritrovati per lavorare gomito a gomito diciotto anni dopo alla Stampa, ma la collaborazione nel mondo dei media sarebbe incominciata ben prima nella “Radio City” di Mimmo Catricalà.

Il giorno delle nozze con Vittorina

VITTORINA, TUTTO IL TUO MONDO INTORNO

Non ricordo se quando ti incontrai per la prima volta eri già con Vittorina, ma probabilmente sì. La “Vitto” come te di Stroppiana, era allieva alle elementari di tua mamma, la maestra Lea, che insegnava lì con tuo papà, il maestro Michele. Galeotta fu dunque la scuola, che tu e la “Vitto” avete sempre avuto nel cuore, ma galeotta fu anche la festa patronale di Costanzana del 15 novembre 1964, quando tu, ventenne (eri nato il 24 marzo del ‘44: proprio nel drammatico giorno delle Fosse Ardeatine), le chiedesti di “uscire”. Lì la Vitto è entrata nella tua vita (vi sareste poi sposati sei anni dopo) e solo la morte vi ha separati questa notte, cinquantasette anni dopo. 

Con Mario Carnaghi e Lella Beretta

Dopo qualche anno all’Itis, sei stato nominato segretario al Professionale Lanino: andando a lavorare, fino alla precoce pensione del 1990, con la tua “Vitto”. E proprio per una delle sincronicità che costellano la vita di ciascuno di noi, a lavorare con te, prima all’Itis e poi al Lanino, ecco i genitori di un’altra donna che avrebbe avuto un ruolo significativo nella tua esistenza. Erano Mery e Giuseppe, il papà e la mamma Roberta Martini (oggi responsabile della redazione vercellese del giornale) che tu avresti conosciuto in seguito alla Stampa. E oggi Roberta piange tutte le sue lacrime ricordandoti in quell’imperscrutabile incrocio di destini che ti ha legato indissolubilmente alla sua famiglia.

RADIO CITY CON FOLK BIFOLK TRIFOLK

Prima de “La Stampa”, e per molti anni anche contemporaneamente, ci fu la grande avventura di Radio City: tu, il Cecco ed io, con collaborazioni varie, durature od effimere, ma sempre importanti: da Guido Gabotto (che faceva il verso ad un giovane, ma già autorevole critico e intellettuale vercellese, Guido Michelone, ribattezzato “Michedle Guidone”) a Dario Corradino, che avrebbe poi fatto strada anche ai vertici de La Stampa. Ogni domenica mattina, nella radio creata da Mimmo Catricalà, andava in onda una trasmissione non etichettabile, che si districava (e assai bene, per la verità) tra satira, costume musica, buoni sentimenti: si chiamava “Folk Bifolk Trifolk” e a battezzarla così ci avevi pensato tu. Eravamo ascoltatissimi, e la rinascita del Carnevale a Vercelli si deve in buona parte a quella trasmissione della domenica mattina che tu, caro Giovanni, cucinavi con amore e sagacia tutta la settimana, per poi apparecchiarla a me e al Cecco, sotto la sapiente regia di “Max al Mix”.

Il Gruppo “I Gallinacci”

Fu durante “Folk Bifolk Trifolk”che, la sera del 9 febbraio 1976, maturò l’idea del disco con la “Bèla Biciulana” del Pimpi, registrato il giorno dopo all’Astoria dallo stesso Renzo Roncarolo con fiori di musicisti: Renzo Rigon, Carlo Paggio, Carlo Vailati e lo stesso Mimmo alla batteria. La trasmissione cambiò poi nome, diventando “Bric-à-Brac” e poi “Tortuga”, ma non formula, mantenendo il suo appeal verso il pubblico vercellese. 

ALLA “STAMPA” IL FOLK, IL JAZZ, IL BLUES  E TANTO ALTRO

Nell’82 venisti a lavorare con me alla Stampa. Ti affidammo la cosiddetta pagina degli spettacoli, dove dispiegasti la tua proverbiale esuberanza, unita ad una competenza sbalorditiva. Ferratissimo nel folk, sapevi molto (per non dire tutto) di jazz, di blues, di rock di musica leggera (quante interviste ai big della musica che passavano da Vercelli!) e quando la Camerata Ducale arrivò qui, su intelligente input dell’allora assessore Gianni Mentigazzi, furono i tuoi articoli a farla conoscere e ad apprezzare. Cristina Canziani e Guido Rimonda ricordano in queste ore, trattenendo a stento le lacrime, quanto hai fatto anche per loro.

E sempre in queste ore, un’altra cara figura di donna che ti adorava, l’assessore Gianna Baucero, mi ha ricordato che fosti proprio tu ad inventare il personaggio di Peggy Guggenheim affidandolo – su suggerimento del compianto Enzio Candellone – alla vice presidente della Chesterton Claudia Bergamini, che si presentò appunto vestita da Peggy all’ignaro assessore Fossale, esclamando: “Where is George?, Where is George?”.

Con Giorgio Fossale e Bruno Casalino

LE TUE GRANDI POESIE E CANZONI FOLK

L’elenco delle cose che hai fatto per la città e per tutto il circondario  è sterminato e non sarebbero sufficienti le pagine della Divina Commedia o della Recherche per riportarle tutte. Ma una su tutte non va sottaciuta: la tua straordinaria bravura di autore delle canzoni folk.

Già ti eri cimentato, negli Anni Settanta, con un complesso che si chiamava “I gallinacci”, composto da anche da Giampiero Ausano – grandissima voce, poi dei Cavalieri del Folk –  e da Pino Francese: e già quelle prime liriche erano notevoli (“Al dì dopo dàl dì d’la festa” e “Al mar l’è ‘n risèra”, ad esempio). Ma poi arrivò il connubio con Gianni Dosio e da lì, con lo zampino del Cecco che dava sempre gli spunti, nacquero capolavori assoluti come “La lün-a ‘nt’al pus”, “Lavandera”, “Chita mai” e soprattutto la meravigliosa struggente “Spasacamin”, nell’interpretazione di Ausanso e di Peppino Bolzoni. 

Con Renato Greppi e Gianna Baucero

Non solo gradissimo paroliere e poeta dialettale (molte delle canzoni erano poesie poi rivestite di musica), ma anche impareggiabile animatore, inventore e conduttore di spettacoli follk, a partire dal “Memorial”, inventato dal Cecco e poi proseguito da noi due, sotto l’egida del Comitato manifestazioni vercellesi e degli Amici del Cecco. E quando il Cecco è mancato, ti sei assunto tu il compito di animare i pomeriggi carnevaleschi in vicolo Leale (prima Baggiolini) affinché il ricordo del nostro eterno amico non si affievolisse.  

VERCELLIWEB.IT

Hai collaborato con Radio Studio Pezzana, con Telebasso Vercellese e con Videonord, poi, lasciata la Stampa nel 2014, sei entrato nell’Associazione culturale “La Rete” e, soprattutto, hai intrapreso una nuova attività, che ti stava davvero entusiasmando, grazie a Paolo Ignetti e a Mario Carnaghi, a VercelliWeb.tv, curando prima una rubrica che si chiamava “Passaporto- Storie di Vercellesi nel mondo” (memorabile i servizi realizzarti sulla figura del sacerdote-martire monsignor Luigi Locati), poi “Emporium – La sindrome dell’arte”. 

Con gli amici di Vercelliweb.tv

Ad Emporium stavi ancora lavorando: l’ultima intervista ha riguardato l’amico di un’intera vita Piero Ambrosini, che si sta riprendendo proprio adesso dal Covid e che oggi ci ha espresso al telefono tutto il suo enorme dolore per te.

Tra le più recenti perle rare, la collaborazione al libro del giornalista torinese Giancarlo Libert “Biellesi e Vercellesi nella Pampa”, la storia dell’emigrazione dalla nostra terra in Argentina. E in ultimo, lo spiritoso, geniale gruppo Facebook creato per seguire ogni sera l’aereo Antonov che da Lipsia raggiungeva l’Africa passando sui nostri cieli. 

NEL FERETRO I SIMBOLI DELLA TUA GENEROSA ESISTENZA

Caro Giovanni, eccoci al congedo. La tua “Vitto” ha deciso di seppellirti con una sua foto e con gli adesivi della Stampa di VercelliWeb.tv e delle tue radio, Radio City e Radio Studio Pezzana. “Per mettere tutti i simboli significativi della sua esistenza nel feretro di Giovanni – ha detto, trovando la forza di scherzare, dimostrano di essere stata la donna giusta per te anche in questa circostanza – dovrei togliere lui”. 

Con il fotografo Max Giannotta

Io posso solo stancamente e dolorosamente salutarti, perché ho esaurito, battendo queste righe confuse e affastellate, anche tutte le lacrime, ricordando il finale di una delle tue canzoni più nelle, mai così acconce come in questo momento: “Al dì d’la festa l’esist pü /T’ resta ‘n ment qu’i dì d’la festa / t’ resta ‘n ment la to giuvantü”.

T’am resti ant’la ment ti, arposa ‘n pas

Enrico

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