I “100 momenti magici del calcio” in un libro spettacolare di tre giornalisti vercellesi

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Vercelli – Tre giornalisti vercellesi, Alberto Bertolazzi, Stefano Fosato e Alex Tacchini, hanno scritto un libro sul calcio che, semplicemente, tutti i tifosi di calcio potevano semplicemente sognare prima che le edizioni “Nuinui”, di cui è direttore editoriale un altro illustre vercellese, Cito Bertinetti,  ex campione di spada e fotografo professionista d’eccellenza, decidesse di concretare questo sogno. Il libro si intitola “100 momenti magici del calcio”, ha in copertina la celeberrima rovesciata di CR7 contro la sua futura Juve (Juventus Stadium, 3 aprile 2018) e racconta appunto la storia del calcio attraverso cento momenti irripetibili, a partire dal 26 ottobre 1863, quando il football moderno nacque, o meglio venne codificato, in una taverna di Londra, per arrivare all’incredibile impresa della piccola Croazia che riuscì a disputare la finale del Mondiale, poi persa contro la Francia, il 15 luglio 2018.

La rovesciata di CR7, copertina del libro

Nei cento “momenti magici” c’è tutto, ma proprio tutto ciò che può solleticare il cuore, l’anima e la gola degli appassionati di calcio di tutto il mondo: le “tragedie”sportive del Brasile nei Mondiali casalinghi del 1950 e del 2014, la tragedia purtroppo non solo sportiva di Superga, la storia del Wunderteam austriaco e quella della forse inarrivabile Ungheria di Puskas, Hidegkuti, capace di vincere a Wembley 6 a 3 ma poi di perdere la finale del Mondiale ‘54 a Berna contro la Germania Occidentale; l’epopea del Mago dell’Inter Helenio Herrera e quella di “O Rei” Pelè. E poi la favola del Calais, squadra di quarta divisione del campionato francese, formata da imbianchini, pescatori, operai e scaricatori di porto, che riuscì a disputare la final della Coppa di Francia contro il Nantes: fu sconfitta, ma, signorilmente, il capitano del Nantes, il portiere Mickaël Landreau, porse al capitano dei vinti, il difensore Réginald Becque, un “orecchio” della grande Coppa perché era giusto che fosse sollevata anche da lui allo Stade de France.

E ancora. La storia del “Pallone d’oro” e quella della finta di Garrincha, che tutti conoscevano, ma che nessuno riusciva a contrastare; e ovviamente quella della Pro Vercelli (poteva mai mancare in un libro Made in Vercelli?) che andò, prima europea, a conoscere il calcio brasilero, imbarcandosi sulla nave “Cordoba” il 16 luglio 1914, destinazione San Paolo.

Ci sono capitoli epici, come il successo degli Azzurri a Berlino 2006, e altri drammatici, come quello dell’autogol che  costò la vita al colombiano Andrés Escobar ai Mondiali del ‘94. Personaggi conosciuti a livello planetario (Maradona, Messi, Van Basten, Baggio, Del Piero, Cruijff) e altri di cui pochi avevano sentito parlare come Nikolaj Starosin, che fece scoprire il calcio a Stalin. E poi il sacrosanto capitolo su Silvio Piola, il mito del calcio vercellese, e l’atto conclusivo dedicato all’analisi dei prossimi Mondiali in Qatar. Il tutto impreziosito da foto famose e da altre tanto stupende quanto poco conosciute, scovate chissà dove da veri maestri dell’immagine capitanati da Cito Bertinetti.

Per concludere. Ci sono libri che non possono mancare nelle biblioteche degli appassionati di letteratura: quelli di Dostoevskij, Proust, Tolstoj, Melville, Shakespeare, Mann, etc. Questo libro non può mancare in casa di chi ama il calcio, di chi si appassionava alle radiocronache di “Tutto il calcio minuto per minuto” e di chi, oggi, fa lo zapping tra i canali Sky, Rai e Dazn; di chi trasaliva ai “quasi gol” di Carosio, e che oggi celia sui “gamboni” e gli “scarpini” di Piccinini.

Perché, come viene mirabilmente riportato nella quarta di copertina, citando Borges “ogni volta che un bambino prende a calcio qualcosa per la strada, lì ricomincia la storia del calcio”. E lì si ricomincia a raccontarla, troppo spesso in modo sbrigativo e sciatto. Talvolta, nella fattispecie, arrivando all’altezza del gesto immortalato in copertina.

ENRICO DE MARIA

 

(L’immagine principale di questi articolo si riferisce ad uno dei sei gol rifilati dalla grande Ungheria all’Inghilterra nella storica sfida di Wembley Il 25 novembre 1953, ed è una delle tante, bellissime, del libro)

 

 

 

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