Via libera al “Sant’Andrea” per la terapia anti Covid con i farmaci monoclonali

Con i vaccini, gli anticorpi monoclonali possono rappresentare un’ulteriore grande speranza contro il Covid. Per ora sono trattati a livello sperimentale in alcuni importanti ospedali italiani e fra questi ospedali, ed è notizia di oggi, c’è anche il “Sant’Andrea” ed in particolar modo lo straordinario reparto di Infettivilogia diretto al dottor Silvio Borrè, cittadino onorario di Vercelli. Lo ha deciso il Dirmei, il Dipartimento interaziendale malattie ed emergenze infettive del Piemonte.

La notizia, data questa mattina dai vertici dell’Asl durante l’inaugurazione del Centro vaccinale in Santa Chiara, è stata ripresa con giustificato orgoglio, poco fa, dal presidente della Commissione regionale alla Sanità Alessandro Stecco che ha ricordato come, contestualmente al farmaco (per ora sotto esame ci sono quelli prodotti dalla Regen Cov – il famoso cocktail che salvò la vita a Trump – e dalla Eli Lilly and Company), il “Sant’Andrea” stia avviando, sempre sotto la guida di Borrè, anche la sperimentazione del vaccino italiano Reithera. Senza dimenticare quanto questa Asl ha recentemente organizzato – con un metodo tra i più innovativi d’Italia – per il monitoraggio dei pazienti Covid a casa.

Ma torniamo ai monoclonali. Non sono un vaccino, ma farmaci veri e propri da somministrare a pazienti già ammalati che, pur non essendo ospedalizzati, presentino, secondo il parare del medico curante, rischi molto concreti di peggioramento clinico a causa delle loro patologie. La segnalazione del medico curante finirà proprio al vaglio degli esperti infettivologi del “Sant’Andrea” che si pronunceranno – dati clinici alla mano – sull’opportunità, o meno, di utilizzare questa cura.

Per il “Sant’Andrea” un autorevole riconoscimento in più, ma anche un’arma ulteriore, che potrebbe rivelarsi efficace, per limitare i ricoveri.