Macciò: “Buone notizie proprio nei giorni del picco della terza ondata”

Se è vero che una rondine non fa primavera, più di una, nel primo giorno di primavera, potrebbero farla, anche se il clima oggi è ancora invernale e anche se, per introdurre l’argomento di questo articolo, per ora la situazione Covid nella nostra provincia sembra ancora problematica.

Questa introduzione per citare le sempre intelligenti osservazioni che il cardiologo dell’ospedale “Sant’Andrea” Sergio Macciò  (il “cronista” dall’interno per eccellenza della prima ondata di Pandemia) ha affidato alla sua lettissima pagina facebook, commentando le notizie che anche il nostro giornale ha diffuso ieri delle grandi novità nella guerra al Covid riguardanti il nostro ospedale: il via libera alla terapia con gli anticorpi monoclonali e alla sperimentazione del vaccino italiano ReiThera.

Ecco quanto Macciò ha scritto, con la solita sagacia e chiarezza espositiva nelle sue “Cronache Covidiane” di oggi titolando “L’ora delle buone notizie” E citando in premessa una frase attribuita a Confucio: “È meglio accendere una piccola candela che maledire l’oscurità”.

Si può parlare di buone notizie proprio nei giorni del picco della terza ondata?
Si può essere positivi proprio mentre un’altra onda tenta di spazzare via moli già indeboliti e solleva barche come foglie al vento?
Si può osservare l’alba di una fredda domenica di inizio primavera e vedere sorgere, insieme al sole, la speranza?
Si può.
Aspettavo a dare queste notizie buone.
Aspettavo che fossero ufficializzate. Perché vi sono tempi e modi da rispettare.
Ora si può.
Proprio nel momento più pesante si può alzare lo sguardo e vedere oltre l’ostacolo.
E se possiamo farlo lo dobbiamo ad alcune persone che hanno lavorato incessantemente sapendo guardare oltre.
Persone silenziose, lontane dai social.
Professionisti che mi onoro di considerare oltre che colleghi, amici.
Oggi grazie a loro abbiamo armi nuove per vincere questa battaglia.
E le abbiamo qui, nella nostra “piccola” Vercelli, in anteprima.
Perché non contano le dimensioni di una città.
Contano la passione e la forza di volontà.
Ecco dunque due notizie (ed una speranza):

1. La prima buona notizia: Vercelli partecipa alla sperimentazione italiana del vaccino ReiThera in collaborazione con lo Spallanzani di Roma. Già 100 volontari arruolati. Un vaccino molto promettente. Perché magari noi italiani siamo un po’ più lenti, qualche risorsa economica in meno, ma la creatività, quella no, non manca. E il nostro vaccino ha caratteristiche che potrebbe farlo competere e vincere verso altri simili. Si corre con la sperimentazione, e Vercelli è in prima linea grazie alla dedizione dei colleghi del reparto di Malattie Infettive sotto la guida di Silvio Borrè.

2. La seconda buona notizia: Vercelli partecipa anche ad un’altra sperimentazione ( e non sono tanti i centri in Italia), quella dell’anticorpo monoclonale anti-COVID di produzione italiana. Una terapia estremamente promettente per curare chi sviluppa la forma grave della malattia. Anche qui l’anticorpo monoclonale italiano, rispetto alla concorrenza americana, ha differenze che lo rendono più maneggevole (semplice iniezione intramuscolo e dunque somministrabile potenzialmente anche a domicilio) e più efficace (si sta dimostrando di essere vincente anche contro le varianti oggi note).

3. La speranza: Se non vogliamo che tutti questi sforzi siano vani dobbiamo nel frattempo correre con la campagna vaccinale. Recuperare fiducia e fare la nostra parte di cittadini vaccinandoci quando è il nostro turno. Perché il fatto di avere oggi nuove armi per curare non deve farci dimenticare che NON ammalarci è la prima scelta. Sempre.

Siamo quasi in vetta.
Non pensiamo agli sforzi da fare, ancora. Pensiamo a quanto sarà splendido il panorama quando saremo lassù.

21 di Marzo … Aria di primavera, ora di sognare un po’ …

 

SERGIO MACCIO’

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