Via al Cup unico regionale e piani sulle singole Asl per abbattere le liste d’attesa

La regione si muove per cercare di diminuire le liste d’attesa. Lo ha assicurato l’assessore alla Sanità Antonio Saitta, oggi, annunciando, durante il dibattito in Consiglio regionale sul tema delle liste d’attesa, il via ai piani delle singole Asl, per i quali la Regione ha stanziato complessivamente 10 milioni di euro, e il Cup (centro prenotazioni unificato) unico per tutta la regione.

“Grazie al lavoro compiuto in questo ultimo anno, che ci ha consentito di definire un nuovo meccanismo di monitoraggio delle prestazioni e di individuare le priorità da cui partire, dall’autunno la Giunta regionale sarà in grado di affrontare e di aggredire in modo efficace il problema delle liste d’attesa per esami e visite specialistiche”.

“Per ogni Asl sarà messo a disposizione e pubblicato un monitoraggio omogeneo delle prestazioni in modo da poter avere un controllo costante della situazione – ha aggiunto l’assessore Saitta -. Allo stesso tempo stiamo per avviare il nuovo Cup unico per le prenotazioni: nei giorni scorsi abbiamo individuato l’Asl Città di Torino come azienda capofila per tutta la regione e a breve sarà costituito il gruppo tecnico regionale che si occuperà di seguire lo sviluppo e l’attività del Cup”.

Nel frattempo, entro fine mese partiranno i piani specifici delle aziende sanitarie per cui la Giunta regionale, come detto, ha stanziato 10 milioni di euro. I progetti per la riduzione dei tempi di attesa prevedono l’estensione dell’orario di apertura degli ambulatori, l’investimento per rafforzare il personale e la contrattualizzazione di prestazioni aggiuntive dal privato accreditato.

“Siamo pronti ad affrontare con grande determinazione questo tema, ben sapendo che nonostante l’uscita dal piano di rientro rimangono vincoli sulle risorse e sul personale per il Piemonte e per le altre regioni italiane – ha sottolineato l’assessore Saitta -. Rinnoviamo in questo senso la richiesta al Governo di togliere il tetto di spesa per il personale, che oggi deve essere inferiore dell’1,4% rispetto alla spesa dell’anno 2004, e di aumentare le risorse per la formazione dei nuovi medici, che sono inferiori al reale fabbisogno delle regioni”.

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