Vestiti ed esci a vedere: “Nome di donna”

 

NOME DI DONNA (cinema Italia, Vercelli)

Un film contro le molestie alle donne. Tutti, venuti a sapere dell’uscita dell’ultima opera di Marco Tullio Giordana, abbiamo pensato ad un film scritto sull’onda dello scandalo Weinstein. Invece no. “Nome di donna”ha una gestazione assai più retrodatata, addirittura risalente a tre anni. Infatti, la sceneggiatrice Cristiana Mainardi aveva scritto allora la trama, ricavandola da un fatto di cronaca che l’aveva particolarmente turbata.

Forse, tre anni fa, “Nome di donna” non avrebbe avuto tutte le attenzioni mediatiche che vengono riservate in questi giorni alla pellicola. Forse. Perché Giordana è pur sempre uno dei più bravi e intelligenti registi italiani (lo testimoniano film come “I cento passi” e “La meglio gioventù”) e la protagonista, Cristiana Capotondi, una delle migliori e sensibili attrici del nuovo cinema italiano.

Sia come sia, “Nome di donna” è un’opera di grande attualità, da vedere e su cui riflettere. In una lussuosa Villa della provincia lombarda, trasformata in casa di riposo per anziani, una giovane donna, Nina (la Capotondi) riesce a trovare lavoro appunto come assistente alle persone anziane,  ma entra quasi subito nel mirino di un predatore, probabilmente seriale: il direttore della struttura.

Adifferenza di altre “vittime”, Nina si ribella e, sorprendentemente, si ritrova negletta da tutti: le colleghe (per non compromettersi) la evitano, persino il sacerdote della Casa di riposo non si schiera dalla sua parte. Oltre alla Capotondi, il film di Giordana sfoggia altri interpreti assai bravi: una su tutti, l’ottantaquattrenne Adriana Asti.

LA RECENSIONE-FLASH:

LA FORMA DELL’ACQUA

Da sempre dalla parte dei mostri che avevano un’anima e soprattutto un cuore nella storia del cinema (su tutti King Kong), figuratevi se potevo non innamorarmi della creatura de “La Forma dell’acqua” che tanto assomiglia ad uno dei mostri che più avevo amato nella mia giovinezza (trascorsa nelle sale cinematografiche di serie B con la nonna Maddalena): la creatura della laguna nera di Jack Arnold.

La nuova opera di Guillermo del Toro (già autore del bellissimo “Il labirinto del fauno” e del pessimo “Crimson Peak”) è sognante, carezzevole, anche cruda (davvero spregevole il “cattivo di turno”, impersonato da uno strabiliante Michael Shannon, tra i protagonisti della magnifica serie televisiva “Boardwalk Empire”): una favola per adulti – qual era “Il labirinto del fauno” – da mostrare ai bambini.

Impossibile non innamorarsi della creatura ghiotta di uova e amante della musica, ma anche della sua “musa”, una super brava Sally Hawkins. Un po’ giocato tra “Et” e “La Bella e la bestia”, il film ci fa salire sugli ottovolanti della gioventù che avevamo riposto in un angolino del cuore, per riaccendere sogni, fantasia e desideri. Grazie, del Toro: 8,5

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