Vercelli, polemica dopo le parole di Gabrielli che chiarisce: massima fiducia nella magistratura

Mentre l’inchiesta sulle responsabilità per la tragedia di piazza San Carlo, entra nella fase decisiva, scoppia la polemica tra il capo della polizia Franco Gabrielli e il procuratore generale di Torino Francesco Saluzzo. “Nel momento in cui avvengono fatti gravi, il magistrato va a cercare una posizione di garanzia, e molto spesso il questore è il soggetto a cui riferire le responsabilità. Torino docet. Quindi noi abbiamo detto basta, siamo stanchi di fare le foglie di fico rispetto a responsabilità che non sono le nostre”. Così il capo della Polizia, Franco Gabrielli, in visita a Vercelli, ha risposto ad alcune domande sulla circolare per la gestione delle manifestazioni pubbliche che stabilisce precise responsabilità su safety e security, facendo preciso riferimento alla tragedia di piazza San Carlo dove sono indagati l’ex questore Angelo Sanna, il sindaco Chiara Appendino è il prefetto Renato Saccone e ad altri, ritenuti dagli inquirenti responsabili di negligenze che costarono il ferimento di 1526 persone e la morte di una donna.

Gabrielli ha poi polemizzato anche con i sindaci, in particolare con quelli che lamentano l’impossibilità di organizzare eventi a causa dei costi aggiuntivi per la sicurezza imposti, a loro dire, dalla circolare Gabrielli: “Mi aspettavo, anche un pò ingenuamente, un plauso dai sindaci: più che la famigerata circolare Gabrielli, esiste un secondo comma dell’articolo 40 del codice penale, secondo il quale chi ha l’obbligo giuridico di impedire che avvenga un tragico fatto, e non lo impedisce, equivale a cagionarlo: e quello è il fondamento del reato colposo. Questi signori che si preoccupano anche legittimamente del fatto che non hanno i soldi per garantire la sicurezza, dovrebbero sapere che se succede un evento come una morte o lesioni – ha sottolineato Gabrielli – loro ne rispondono”.

“La circolare Gabrielli – ha aggiunto – contiene semplicemente un elenco più o meno indicativo di quelle che sono le disposizioni di legge. Il fatto che oggi qualcuno non faccia gli eventi perché non ha i soldi, mi fa sorgere il fondato sospetto che prima si facevano le cose così, perché si è sempre fatto. Credo che per certi versi sia più sopportabile l’etichetta di colui che attenta alla socialità pubblica, piuttosto che sacrificare vite umane”.

Parole non apprezzate dal procuratore generale Saluzzo, che ha replicato con durezza: “Nella indagine sui fatti di piazza San Carlo, la Procura di Torino non ha individuato posizioni che possano avere rappresentato la cosiddetta ‘foglia di fico’. Le affermazioni del capo della polizia Franco Gabrielli “non sono accettabili”.

Saluzzo respinge l’idea che “si siano voluti sbrigativamente coinvolgere esponenti apicali delle forze di polizia”. E parla di “approfondimenti molto meticolosi” per individuare i soggetti indagati.

In particolare, aggiunge Saluzzo, la Procura di Torino “non ha cercato a caso né la posizione del Questore, come sembra trasparire dalla irritata precisazione del Capo della Polizia, né la posizione di altri”, precisa ancora Saluzzo, ricordando che l’indagine sui fatti di piazza San Carlo “ha portato a individuare una serie di soggetti ai quali potrebbero essere attribuite specifiche responsabili. Non per la loro posizione di garanzia, ma per specifiche caratterizzazioni individuali – precisa ancora – in ordine alle rispettive competenze nella complessa macchina di approntamento del livello necessario di sicurezza per le manifestazioni e il mantenimento dell’ordine pubblico”.

Secondo Saluzzo, inoltre, il prefetto Gabrielli “sembra trascurare il fatto che l’accertamento in sede penale non solo non conosce aree di esenzione o di eccezione né di precostituita impunità (quali che siano le circolari) ma deve garantire, a tutti i soggetti potenzialmente responsabili e concretamente coinvolti nell’indagine preliminare, diritti e garanzie di difesa, di avviso e di conoscenza, con la tempistica delle contestazioni, degli elementi a loro carico, ponendoli in condizioni di difendersi; ed, eventualmente, traendone ulteriori elementi di prova a carico. O, trovando fondate le loro spiegazioni e giustificazioni, ritenere non fondate le prove di accusa”.

Quanto al riferimento di Gabrielli all’articolo 40, comma 2, del codice penale, Saluzzo conferma che si tratta “della chiave della costruzione della contestazione”. “Ma non vi è alcuno spazio per sostenere che sia applicabile – sostiene – solo ad alcuni dei protagonisti di una vicenda”.

In serata , dopo ore di polemica, è arrivata la precisazione dal Dipartimento della Pubblica sicurezza: “Le  parole del capo della polizia Franco Gabrielli non avevano la benché minima intenzione di polemizzare o interferire con l’attività dell’autorità giudiziaria, verso la quale la Polizia ha la massima fiducia e rispetto. Inoltre non si è voluto far riferimento all’attività del sindaco di Torino”.

Prosegue la nota: ” “Il tema ricorrente, ormai da mesi  è l’applicazione della ‘circolare Gabrielli’ con la quale si è voluto tentare di definire le responsabilità che sono a monte dell’intervento dell’autorità giudiziaria, al fine di evitare che ci sia un’esposizione da parte delle autorità di pubblica sicurezza per compiti non propri.

Di questo il capo della Polizia ha reso edotto il Procuratore Generale di Torino, ribadendo che non c’era alcun riferimento alle funzioni dell’Autorità Giudiziaria, riscontrando comprensione”.

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