Vercelli – Venti vescovi di tutto il Piemonte (in pratica, quasi tutta la Cei della Regione, compreso il novantacinquenne vescovo emerito di Ivrea, monsignor Bettazzi) e due cardinali (Severino Poletto e Tarcisio Bertone) hanno salutato questa mattina, in un Duomo gremito di fedeli, di autorità, di associazioni cattoliche e benefiche e, ovviamente di sacerdoti e diaconi padre Enrico Masseroni, l’amatissimo arcivescovo emerito di Vercelli che, dopo la cerimonia funebre, è stato tumulato nella stessa Cattedrale Eusebiana della città dove aveva voluto continuare ad abitare anche dopo i diciotto anni trascorsi a guidare (da “Buon Pastore”, come è stato più volte detto durante i funerali) la comunità diocesana vercellese.

Molti i momenti toccanti della cerimonia funebre, a partire dall’affettuoso ricordo dell’arcivescovo Marco Arnolfo, che ha parlato del suo successore come di un “padre” (come Enrico Masseroni voleva essere chiamato) e di un “maestro”, che attraverso le sue omelie, i suoi interventi, i suoi scritti sapeva parlare a tutti, in modo particolare ai giovani. Monsignor Arnolfo ha appunto sottolineato la partecipazione di tanti giovani, con le loro testimonianza, alla Veglia della sera prima in Cattedrale. Quindi ha ringraziato tutti, ma il “grazie” più importante l’ha rivolto alla persona che è stata ogni giorno al fianco di padre Enrico, in tutti questi anni, suor Daniela.

E di “padre” ha pure parlato uno dei “figli” prediletti di padre Enrico, il suo vicario generale, poi diventato vescovo di Saluzzo monsignor Cristiano Bodo (monsignor Arnolfo, nel suo intervento di apertura, aveva proprio sottolineato come l’ordinazione di Bodo fosse stata fortissimamente voluta da padre Enrico).
Ha detto, commosso sin quasi alle lacrime monsignor Bodo: “Era permeato di umanità e di una grande e profonda spiritualità. Nei miei confronti è stato un vero padre attento e premuroso, prodigo di suggerimenti: mi mancherà tantissimo la sua telefonata della sera”.

E’ stato poi bello che sia monsignor Bodo, sia, successivamente, monsignor Bertone, abbiano deciso di ricordare padre Enrico con due belle preghiere scritte da lui e pubblicate in un libro che ha avuto molto successo.

Commosso anche il ricordo del sindaco Andrea Corsaro (presente con decine di colleghi non solo della nostra provincia): “Per me – ha detto – è stato un supporto e un aiuto costante durante i miei primi dieci anni di mandato amministrativo. Si è messo davvero al servizio della città, dei giovani e anche della politica”. Tra i fedeli anche un’altra cara amica di padre Enrico, l’ex sindaco Maura Forte.
Ha quindi toccato tutti il saluto del nipote, Manuel, che, a nome della famiglia (padre Enrico ha due fratelli, don Giancarlo ed Eugenio, e due sorelle Giuliana e Giuseppina), ha ringraziato tutte le comunità (lui le ha definite “famiglie”) dove lo zio aveva operato come sacerdote e come presule: Novara, Arona, Mondovì e Vercelli”. Manuel ha concluso dicendo: “Grazie padre Enrico, grazie zio Enrico”.

E poi, la bellissima, davvero angelica voce del decenne Gianluca Pisa, di Santhià, che fa parte del Collegio degli Innocenti della Cappella Musicale, diretta da don Denis Silano, che ha accompagnato tutta la messa. Gianluca ha cantato poco prima del Vangelo il salmo “L’anima mia ha sete del Dio vivente” – musicato dal suo maestro – che ha toccato il cuore di tutti i presenti in Duomo.

Da mezzogiorno di oggi, padre Enrico Masseroni, riposa per sempre nella cripta dei vescovi della Cattedrale che aveva tanto amato al punto da convincere l’allora presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Vercelli, Dario Casalini, ad investire sul restyling del Duomo. Un’opera compiuta a dovere, se è vero che l’ultima sistemazione del grande Crocifisso dell’Anno Mille che si “scopre” la mattina di Pasqua, e che da qualche anno è finalmente visibile, ogni giorno, a tutti i fedeli, sia uno dei frutti di quel restyling.






