Venerdì all’alba partiranno due pullman dalla Tana del Lupo Bianco per andare al confine con la Slovacchia a prendere donne e bimbi ucraini

Uno dei Charity Tour del Lupo Bianco con i pullman della “Viviani” di Santhià

Non si è ancora conclusa del tutto la pandemia, contro la quale ha lottato con tutte le sue forze, soccorrendo migliaia di persone, che Carlo Olmo ha già avviato una nuova  missione umanitaria: andrà a prendere nei pressi di Uzhrod, al confine tra Slovacchia e Ucraina, il maggior numero possibile di bambini e donne per portarle a Vercelli e dintorni nella case delle famiglie che lo hanno contattato con la garanzia di poter ospitare – chissà se per pochi mesi, o anche ben al di là del tempo – queste povere persone che fuggono da una guerra tanto insensata quanto spaventosa.

Venerdì doveva partire un pullman da 64 posti per andare a prelevare una cinquantina di profughi, ma proprio mentre stavamo intervistando Olmo su questa nuova e straordinaria missione umanitaria, il Lupo Bianco ha ricevuto una telefonata da Roma, dove gli è stato comunicato che un secondo pullman si aggiungerà alla comitiva: Olmo conta così di poter fare arrivare sabato notte al Modo Hotel, che fungerà da primissimo centro di raccolta, almeno settanta fra donne e bambini, che saranno successivamente indirizzati verso le case delle famiglie vercellesi, torinesi e della Valle d’Aosta, che si sono dette disponibili ad accoglierle. Dice Olmo: “Ho già interessato della questione la Prefettura, la Questura, le Politiche sociali del Comune, la Regione e l’Asl, quest’ultima fondamentale per i controlli vaccinali, non solo anti-Covid, sulle donne e i bambini che saranno accolti in Italia”.

Com’è nata questa nuova missione?

”Stavo mettendo a punto i dettagli serata del Cavallino d’oro al Civico, quando mi chiana una mia ex cliente dei giorni in cui facevo l’avvocato. E’ di Borgomanero, e mi racconta che c’è una sua amica ucraina disperata perché ha ricevuto la telefonata delle sue due figlie, due gemelline di nove anni, dalla città di Ivano Frankivs’k, dove erano rimaste con il papà, mentre la mamma stava cercando lavoro in Italia. Le bambine le raccontano che stanno sparando contro l’aeroporto e che il padre ha deciso di portarle subito via da lì, dove è in corso il primo attacco russo all’Ucraina. La mia ex cliente mi chiede se posso fare qualcosa per questa donna, e me la passa. Si chiama Alla, è in lacrime. Mi mobilito subito perché vuole andare in Ucraina a prendere le figlie e a portarle in Italia. Le do una macchina e soldi. Alla fa un viaggio complicatissimo e mentre si avvia a raggiungere il marito e le ragazze, ecco che mi arriva un’altra richiesta disperata: una badante ucraina che vive qui mi racconta la vicenda di sua figlia e del nipotino di cinque anni che abitano in un paese ad un centinaio di chilometri dalla città di Alla. Le telefono e le chiedo se può portare a Vercelli anche loro due. Nonostante la paura e la comprensibile fretta, Alla aspetta anche la sua connazionale ed il bambino e finalmente ripartono in cinque e arrivano a Vercelli. Ho fatto venire tutte le protagoniste di questa avventura a lieto fine sul palco del Civico, dove l’hanno raccontata a Silvia Squizzato e a tutta la platea del teatro. Adesso Alla e le due figlie stanno trovando ospitalità al Modo Hotel, grazie alla grande generosità del titolare, Tonino Olivieri, dove la signora ucraina, tra l’altro incomincerà a lavorare in prova come cameriera”.

Questo il primo atto, e poi?

Poi accade che la notizia incomincia a circolare sulla mia pagina Facebook, sui giornali come TgVercelli e sui social. E accade una cosa incredibile: un numero elevatissimo di persone mi contatta per affermare che loro hanno una casa in grado di accogliere gli ucraini in fuga dalla guerra. Tra coloro chi mi offrono la loro straordinaria disponibilità, anche le famiglie dei giocatori e delle giocatrici di una società di baseball e softball di Avigliana, la Rebels, che io avevo aiutato durante la pandemia donando le maschrine. E mentre accadono questi fatto che mi scaldano il cuore e che mi onorano per la fiducia riposta nel Lupo Bianco, parallelamente, ecco che si ingrossa lo stuolo di persone che, sempre dopo aver appreso della felice conclusione del primo arrivo delle due donne e dei tre bambini, mi chiede di portare a Vercelli altre persone in fuga dalla guerra. Ho lo smartphone intasato di richieste, tutte pressanti, tutte commoventi, strazianti. Perché qui si parla di famiglie destinate a dividersi, con gli uomini che devono, anzi che vogliono restare là per difendere la loro casa, la loro terra. E di donne, di bambini che quella terra devono abbandonarla, chissà per quanto tempo…

Compito non facile, anche per inevitabili problemi organizzativi…

”Sì, ma per fortuna è vento in soccorso Lucio, di Greggio, proprietario di ristoranti in Ucraina, che si è incaricato, con un lavoro immane, di scegliere le prime famiglie da far arrivare in Italia, raccogliendo tutti i documenti necessari, dai passaporti ai certificati vaccinali. A quel punto, ho affittato, tramite la solita, encomiabile ‘Viviani Viaggi’ di Santhià, con la quale avevo organizzato i Charity Tour, un pullman da 64 posti. Poi, proprio oggi, si è aggiunta la proposta di un altro pullman, in arrivo da Roma, che arriverà giovedì a Vercelli vuoto, perché lì caricheremo una parte rilevante di tutte le offerte di medicinali, cibi non deteriorabili, vestiti, coperte  che stanno arrivando in queste ore, numerosissime, dai cittadini vercellesi, ma anche da quelli di Comuni che si sono mobilitati per la Tavola del Lupo Bianco, come Olcenengo, Oldenico, Stroppiana. Porteremo là tutto, caricando anche il primo pullman, e a pochi chilometri dal confine con Uzhrod, che noi non varcheremo, restando in territorio slovacco, un’Associazione di volontari ucraini verrà a prendere i nostri aiuti per poi destinarli alle popolazioni travolte dalla guerra”.

Non servono più aiuti in prodotti, vestiti, medicinali, ma in soldi sì, vero?

“Sì per questa ragione ho cambiato la causale del conto corrente Emergenza Covid della Tavola del Lupo Bianco, che adesso diventa Sos Rifugiati. Ma l’Iban rimane lo stesso: IT72O0326810000052785121232. Le offerte ci servono per finanziare nuovi viaggi per portare altre donne con i figli in Italia e anche per l’affitto di un Tir in grado di trasportare là materassi, reti metalliche, cuscini, coperte e lenzuola. Un imprenditore di Borgomanero vuole realizzare un centro coperto in grado di accogliere coloro che, una volta giunti al confine, devono rimanere lì in attesa, chissà per quanti giorni prima che arrivi qualcuno come noi in grado di portarli nell’Europa libera dalle bombe e dai missili”.

E parliamo del vostro primo viaggio

Partiremo, appunto con due pullman, venerdì mattina, alle prime ore dell’alba, alle 5. Un quarto d’ora prima, con un gesto di grande affetto, verrà a benedire il nostro viaggio l’amico parroco di Asigliano don Gianfranco Brusa, sempre vicino a noi. Ci dirigeremo verso Venezia-Trieste e, in autostrada, nei pressi di Verona, saremo raggiunti da un paio di furgoni provenienti da Bologna, con tanti altri aiuti per gli uomini ucraini, che rimangono là e per le loro famiglie. Ci muoveremo sotto le insegne del Lupo Bianco e dell’Associazione Oncologica Pediatrica Sul pullman, oltre a me, alla mia compagna Angela, a Serena Rubini, addetti alla sicurezza e Tonino Olivieri, il proprietario del Modo Hotel, che caricherà il pullman di cibo e giocattoli per bambini: la generosità di quest’uomo, il suo affetto verso i più piccoli sono semplicemente commoventi. Sui due pullman non ci saranno tanti volontari perché vogliamo che tutti coloro che andremo a prendere viaggino comodi. Usciti dall’Italia, ci dirigeremo verso la Slovenia e l’Ungheria per raggiungere la Slovacchia, seguendo le preziose indicazioni del signor Lucio che, avendo ristoranti in Ucraina, conosce bene quei territori. Contiamo di tornare in Italia, con i nostri passeggeri, per la notte di sabato”.

Dove farete tappa una volta tornati a Vercelli?

”Al Modo Hotel, dove ci saranno subito i controlli dell’Asl per quanto concerne il Covid. In ogni caso tutti noi, anche negativi al Virus, dovremo fare cinque giorni di quarantena. Dopodiché, le donne ed i bambini, con una nonnina di più ottant’anni che dovrebbe aggiungersi a noi, saranno destinate alle famiglie che si sono rese disponibili ad accoglierli. Poi ci metteremo al lavoro per gli inserimenti dei ragazzi nelle scuole. E’ un’emergenza mai vista e noi, per quanto ci riguarda faremo il possibile e anche l’impossibile per affrontarla nel miglior modo possibile, con lo spirito con cui il Lupo Bianco ha affrontato la pandemia, giorno dopo giorno”.

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