Un Giro d’Italia da leggere: cinque libri per imparare a conoscere la corsa rosa

In un anno normale il ciclismo starebbe aspettando il Giro di Lombardia per chiudere i battenti prima della pausa invernale, utile a ricaricare le pile in attesa della nuova stagione. Abbiamo visto che questo 2020 però tanto normale non è, così mentre la Classica delle foglie morte si è corsa a Ferragosto, il Giro d’Italia, che di solito si disputa le prime tre settimane di maggio, alzerà il suo sipario domani, sabato 3 ottobre.

Si parte da Monreale in Sicilia e non più dall’Ungheria dove, se il Covid-19 non avesse stravolto tutto, ci sarebbero state le prime tre tappe. Si arriva a Milano domenica 25 ottobre, dopo che i corridori avranno percorso 3.497,9 km. Tante le incognite, a cominciare dalla tappe di montagna: affrontare l’Izoard, l’Agnello e lo Stelvio, tutte cime abbondantemente sopra i 2.000 metri, in pieno autunno non sarà certo una passeggiata.

Tra i favoriti Vincenzo Nibali, che di Giri ne ha già vinti due, Geraint Thomas, Simon Yates, ma attenzione anche agli outsider come il russo Vlasov o l’olandese Kruijswijk. Curiosità attorno al tre volte consecutive Campione del Mondo Peter Sagan, alla sua prima Corsa Rosa, che punta alla maglia ciclamino, quella che veste il vincitore della classifica a punti. Sagan, reduce da un Tour al di sotto delle aspettative dovrà difendersi dagli attacchi del colombiano Gaviria e del nostro Elia Viviani, pure lui in cerca di rivalsa.

Il Giro d’Italia, che Alfonso Gatto aveva definito «una meravigliosa corsa umana, il cui traguardo è la felicità», è bello da seguire, da vedere, da vivere e da leggere. Fin dalla sua nascita nel 1909, sono state scritte tante pagine ispirate dalle imprese dei corridori, sia quelli che trionfavano a braccia alzate sull’agognata linea del traguardo, sia quelli che stavano nelle retrovie e addirittura lottavano per arrivare ultimi, come il leggendario Malabrocca, le cui vicende sono a metà strada tra lo sport e la romantica furfanteria.

Nelle sue 102 edizioni la Corsa Rosa ha rappresentato uno spaccato di storia italiana che non a caso ha attirato a sé scrittori, poeti, registi, tanto è il materiale narrativo che riescono a sprigionare quegli omini colorati che per venti giorni spingono i loro cavalli di ferro fino a consumarsi. Perché se è vero che la bicicletta in un secolo ha subito delle mutazioni radicali, a cominciare dal peso, è altrettanto vero che da Luigi Ganna, il primo vincitore, a Richard Carapaz, campione in carica, il gesto atletico è rimasto inalterato: a indossare l’ambita maglia rosa è sempre quello che mulina sui pedali più forte degli altri.

Per capire meglio questo fenomeno, vogliamo consigliare cinque libri che, sotto diversi aspetti, parlano del Giro d’Italia. Il primo è un romanzo, l’ha scritto Fabio Genovesi ed è Cadrò, sognando di volare (Mondadori). Il titolo prende a prestito le parole che pronunciò Alfonso Gatto il quale, non essendo mai salito su una bici, ebbe come maestro nientemeno che Fausto Coppi. Il poeta sapeva che al primo tentativo sarebbe finito per terra, ma prima di farlo riuscì a provare un’indimenticabile sensazione di libertà.

È una storia in cui i ricordi personali dell’autore si intrecciano con la doppietta Giro-Tour, compiuta da Marco Pantani nel 1998. Un romanzo di formazione che vede Fabio incontrare due persone che gli cambieranno per sempre la vita: una è il Pirata, l’ultimo eroe dello sport che seppe unire i tifosi in un sogno comune, l’altra è Don Basagni, un vecchio ex missionario e ora direttore di un convento abbandonato dove Fabio è costretto a passare l’estate per evitare il servizio militare. Grazie a loro Fabio, dopo essere caduto, impara a volare e diventa un uomo.

Al Giro c’è attesa per vedere all’opera Peter Sagan, al suo debutto qui in Italia. Proprio al campione slovacco lo scrittore Giacomo Pellizzari ha dedicato il suo ultimo lavoro Generazione Peter Sagan. Una rivoluzione su due ruote (66thand2nd). È una sorta di trattato sociologico, perché non parla delle sue vittorie, ma dell’influenza che l’iridato ha avuto sul ciclismo. Una nuova filosofia che lui stesso ha applicato a questo sport, contribuendo a svecchiarne l’immagine, fondata per tradizione sul postulato di: sacrificio, sudore e sofferenza. Sagan sovverte le regole precostituite del ciclismo, portandolo nel giro di pochi anni nell’era contemporanea, della connessione, della condivisione e del divertimento. Un corridore rockstar insomma.

Sempre di Pellizzari segnaliamo Il ciclista curioso (Rizzoli), scritto a quattro mani con Davide Cassani, con la prefazione del grande Gianni Mura. I due autori hanno catalogato venti percorsi, tutti da scoprire. Si va dalla semplice ciclabile di Sanremo alle impegnative Dolomiti, dalle dolci colline del Monferrato alla scalata dell’Etna, dall’incantevole Strada della Forra sul Lago di Garda alle vie impolverate della Val d’Orcia. Per chi non si reputa solo un atleta da divano e vuole provare la stessa fatica del gruppo.

Chi non è avvezzo a seguire le corse, la prima volta si troverà davanti un armamentario di termini che non aveva mai udito prima. In aiuto ci viene la coppia formata da Luca Gregorio e Riccardo Magrini, le due voci del ciclismo di Eurosport, che con il loro fare scanzonato hanno dato una svolta alle telecronache, spesso noiose, delle gare.

Greg e il Magro sono molto affiatati e soprattutto competenti. Come due buoni amici hanno trovato il loro lessico famigliare e lo hanno esportato in televisione. Da lì è venuta fuori l’idea di un libro: Fagianate, scatti e scie (Rizzoli) che può essere consultato come un vocabolario moderno del ciclismo. Parole come fagianata, carcagnata ed espressioni come “cane vecchio sa” e “veglione del tritello”, sono affiancate ad altre di uso più comune nel settore. Per non arrivare impreparati al Giro e capire meglio cosa diavolo stanno dicendo nei lunghi racconti di tappa.

Infine per gli amanti della storia c’è l’indispensabile Giro d’Italia. Dai pionieri agli anni d’oro (Feltrinelli) di Mimmo Franzinelli che parte dagli esordi della Corsa Rosa e la segue sino agli anni ’80. Aiutandosi con immagini d’epoca, tratte dall’archivio di Vincenzo Torriani, l’uomo che di fatto ha portato il Giro d’Italia nella modernità, Franzinelli traccia uno spaccato sportivo, sociale e culturale del Paese. Si parla di Girardengo, Binda, Guerra, Bartali, Coppi, Magni, Gimondi, di gregari come Carrea, di donne straordinarie come la mitica Alfonsina Strada, delle prime Milano-Sanremo e dei Giri di Lombardia. In tutto questo variegato universo si intravedono «in filigrana i mutamenti del Novecento italiano».

Massimiliano Muraro

Love
Haha
Wow
Sad
Angry

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here