È di pochi minuti fa la notizia della sospensione della condanna a morte per Ahmadraza Djalali, il ricercatore iraniano, collaboratore del Crimedim dal 2012 al 2016, condannato per spionaggio dal regime di Teheran.
La sentenza avrebbe dovuto essere eseguita lo scorso 19 gennaio, tuttavia la Sezione 33 della Corte suprema iraniana la sta revisionando: il giudice ha chiesto a un procuratore aggiunto di esprimere il proprio parere a febbraio.
A quanto pare le precarie condizioni di salute di Ahmad avrebbero influito sulla decisione della Corte; secondo l’avvocato di Djalali si sono rese necessarie delle cure mediche fuori dal carcere (finora negate dai giudici), soprattutto per verificare un “possibile tumore”.
Sperando che le condizioni di salute di Ahmad non si rivelino così gravose, gli avvocati difensori auspicano che questa revisione del processo possa portare a un ribaltamento della sentenza.