Santhià, i sindacati: Sanare quote prima di cederle ai lavoratori

La cessione delle quote d’azienda ai lavoratori non è la soluzione a tutti i problemi della IFI di Santhià. È questa la posizione della Fiom Cgil Vercelli Valsesia che risponde così alle dichiarazioni di Bava Vincenzo, Amministratore delegato delle Iniziative Ferroviarie Italiane che ha addossato all’Organizzazione sindacale la responsabilità di un mancato accordo aziendale. 

Lunedì prossimo, 7 gennaio, la FIOM CGIL parteciperà alla presentazione dell’annunciato nuovo “imprenditore” che dovrebbe subentrare al vertice dell’Azienda, ma rimane forte la preoccupazione per il proseguimento delle attività dello stabilimento: per questo la FIOM CGIL ritiene opportuno aprire un tavolo di trattativa per salvaguardare i 140 dipendenti  – e relative famiglie – ancora in attesa di stipendi arretrati.

«Nel nostro Paese esistono delle regole e delle leggi, e chi non le rispetta deve pagarne le conseguenze,  afferma Ivan Terranova, segretario generale della FIOM CGIL Vercelli Valsesia. Tuttavia, per l’ennesima volta, siamo di fronte a soggetti che non si assumono le proprie responsabilità lasciandole a ‘successori’ o, peggio ancora, a lavoratori che aspettano ben quattro mensilità, anzi cinque se contiamo lo stipendio di dicembre».

La situazione della IFI di Santhià è particolarmente complicata e lo sarebbe anche recuperare i crediti, in un contesto aziendale che non possiede nulla di valore all’interno delle officine, come si è appreso dall’ultimo pignoramento, e che non ha nemmeno la proprietà delle mura. «Negli anni, l’Azienda è stata in grado di fare cassa soltanto sugli stipendi dei lavoratori, sui fondi pensione, sulle tessere sindacali (trattenute e mai versate), sui TFR e ora anche sui fondi per le prestazioni sanitarie: per questo i lavoratori avanzano diverse centinaia di migliaia di euro, probabilmente anche oltre un milione», prosegue Terranova. «Restiamo convinti che vendere quote in una situazione debitoria, senza mettere il contante necessario per sanare tale pendenza, non è credibile negli intenti. Da mesi denunciamo che la chiusura dell’ultima commessa comporterà delle conseguenze, e per questo siamo diventati l’alibi dell’Azienda che continua a sottrarsi alle proprie responsabilità. Come Organizzazione seguiamo altre realtà in difficoltà, ma mai abbiamo visto un atteggiamento così irresponsabile nei confronti dei propri dipendenti che hanno passato il periodo delle festività natalizie senza un euro e con i solleciti delle banche per pagare i propri mutui», afferma il segretario generale dei metalmeccanici. «Avevamo concordato un incontro nel mese di gennaio con la Direzione aziendale, ma a questo punto, abbiamo ragione di credere che non porterà ad alcuna soluzione. A molti  dipendenti della IFI non è rimasto che rivolgersi a studi legali per far partire ingiunzioni di pagamento: come FIOM CGIL Vercelli Valsesia abbiamo tentato di trovare un accordo che tutelasse i lavoratori ma non è stato possibile, dato il comportamento irresponsabile della Direzione e non della nostra Organizzazione, come abbiamo letto nelle dichiarazioni rilasciate dall’Amministratore delegato. Spesso si sente dire che il Sindacato non faccia mai abbastanza per tutelare i lavoratori, ma quando usa strumenti che la legge gli mette a disposizione, le Aziende gli scaricano le colpe: ma noi, come FIOM CGIL non ci stiamo», conclude Terranova. 

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