Ranucci: “Dobbiamo recuperare i veri valori del Primo Maggio”

Bruno Ranucci
Da Bruno Ranucci, già segretario generale della UST CISL di Vercelli riceviamo questa riflessione del significo, oggi, del Primo Maggio
In Italia c’è stato un colpo di Stato e non ce  ne siamo accorti…
A leggere, infatti,  l’art. 1 della Costituzione, che parla della nostra Repubblica “fondata sul lavoro”, dovremmo riflettere su come questo principio, in realtà, sia stato largamente stravolto, cassato, rimosso, “deposto”, appunto, come nei colpi di Stato.
Al suo posto, ormai, possiamo trovare una Repubblica fondata sulla sfruttamento, sulla precarietà del lavoro, sulla disoccupazione, sulle impari opportunità, sui giovani che devono andare all’estero per poter lavorare, sulla disoccupazione femminile più alta d’Europa, sui morti sul lavoro sempre più numerosi, mentre il merito viene sostituito, quasi sempre e ad ogni livello, con la clientela, con l’appartenenza a gruppi di élite o di comitati di affari, con un sempre più marcato familismo amorale (recentemente passato dal nepotismo al ..cognatismo!) . Conseguentemente, è venuto a cadere, in pratica, anche il concetto di democrazia, di uguaglianza, di giustizia sociale, cioè i valori fondanti della nostra Costituzione.
Certamente non era questo che i nostri Padri Costituenti volevano  dopo tante lotte di popolo per conquistarle, specialmente con la Resistenza, né avrebbero potuto immaginare, a distanza di tanti anni, una torsione così avvilente di quei principi democratici.
Il Primo Maggio deve restare, quindi, a maggior ragione, una continuazione di quelle lotte per quel  sacrosanto diritto al lavoro, una mobilitazione non confinata ad un solo giorno di festa (?) dell’anno.
Ecco perché oggi appare ancora più inappropriato, per non dire sbagliato,  il Concertone del Primo Maggio, diventato una sorta di giornata da festival di Sanremo, da tarallucci e vino, pure al di là di alcuni prevedibili appelli di circostanza alla dignità del lavoro e del lavoratore, della sicurezza e della giusta retribuzione lanciati da parte del sindacato, ormai sempre più ininfluente sulle scelte della politica.
Avrei visto, allora, con più favore, non una festa ma una grande manifestazione popolare con la partecipazione di lavoratori, precari, sfruttati, licenziati, disoccupati, studenti,  sfilare in silenzio in tutte le piazze d’Italia, con il lutto al braccio,  per commemorare la fine del lavoro sicuro e dignitoso e decidere, però, di riorganizzarsi, anche spontaneamente, per farlo rinascere, lottando, sulla base del diritto di tutte le donne e di tutti gli uomini a reclamarlo nello spirito dalla nostra Carta Costituzionale.
  Bruno Ranucci, già segretario generale della UST CISL di Vercelli
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2 Commenti

  1. Complimenti a Ranucci .. fra i primi segretari ad accorgersi di cosa sta succedendo .. da vent’anni .. se la fossero autoscritta allora saremmo salvi! .. peccato che ora siamo sotto le macerie .. ed altri crolli più fragorosi s’annunciano. Il vecchio sindacalista li ha fiutati ?!

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