Oggi, domenica 26 gennaio, sono esattamente quindici anni che “Ope” non c’è più. “Ope”, al secolo Marco Opezzo, aveva 14 anni ed è stato un simbolo di coraggio straordinario, un vero “eroe” per questa città, degnamente ricordato con l’intitolazione della “sala Vip”, sotto la tribuna dello stadio “Silvio Piola” da parte della Pro Vercelli di Massimo Secondo: la targa fu scoperta dai suoi genitori, Nadia e Mirco, e dal sindaco Andrea Corsaro alla presenza di Massimo Secondo. Perché “Ope” era il capitano della squadra “Giovanissimi” della Pro Vercelli, ed è stato bello e significativo, oggi, il gesto della Pro di Pinciroli, che si è unita al ricordo di mamma Nadia e di papà Mirco onorando la memoria di quel meraviglioso e coraggioso ragazzo.
Era il giugno del 2009 quando, appena dopo aver conseguito la licenza media e vinto con la sua Pro un torneo internazionale in Spagna, Marco aveva scoperto di avere un tumore molto aggressivo al femore destro: un osteosarcoma. Un male che purtroppo colpisce soprattutto i ragazzi nell’età dello sviluppo.
In poco tempo era stato costretto alla sedia a rotelle e all’ospedale pediatrico “Meyer” di Firenze, dove operavano i maggiori specialisti in questo tipo di tumore,i medici non erano riusciti a scongiurargli l’amputazione della gamba colpita dal male. Tuttavia, dimostrando una forza di reazione non comune, quel ragazzino straordinario, che sognava di diventare un campione e che si era già sottoposto ad un provino per la Juve, aveva detto a mamma e papà che, se non poteva più giocare a calcio, avrebbe allenato. E poi, al “Meyer” aveva incominciato a studiare la sua malattia, approfondendone la conoscenza con i medici, commossi ma soprattutto ammirati.
A Firenze tutti avevano incominciato a parlare di quel vercellese quattordicenne che stava combattendo il male con un coraggio che ben pochi avrebbero avuto, programmando contestualmente il proprio futuro. E mentre a Vercelli tutto il mondo del calcio gli mandava continuamente messaggi di incoraggiamento e di affetto (che mamma e papà gli facevano puntualmente pervenire) al “Mayer”, in quei mesi di speranza, “Ope” riceveva spesso le visite dei calciatori della Fiorentina, in particolar modo quelle dell’allenatore Prandelli e di capitan Montolivo.
Purtroppo tutto è stato inutile. La mattina di martedì 26 gennaio 2010 il magnifico, coraggioso “Ope” ci ha lasciati. Ma resta nei ricordi, nel cuore di tutti noi. E nel sostegno alla ricerca scientifica contro l’osteosarcoma che mamma Nadia e papà Mirco hanno avviato grazie ad un “fondo” intitolato al suo nome. Per salvare altri giovani come lui.
Edm





