Pre triage – Code al Cup, alla Piastra e all’ingresso del “Sant’Andrea”: ci vuole più personale

Anche stamattina code davanti al Cup

 

Vercelli – Con la sanificazione e il successivo riutilizzo dei reparti che erano stati trasformati in aree Covid durante l’emergenza pandemica, a poco a poco l’ospedale “Sant’Andrea” sta ritornando alla normalità. Tutto ciò anche se, teoricamente, gli ospedali sono ancora in “fase 1”, perché il ministero della Salute non ha né rivisto né soprattutto cancellato le norme ferree attuate quando il virus stava imperversando nel Paese. E dunque anche al “Sant’Andrea” sono tuttora vietate le visite ai degenti (eccezion fatta per coloro che devono assistere un morente, ma anche in questo caso con rigidissime procedure di protezione) e l’assistenza, diurna e notturna, delle badanti.

In questo momento, il “Sant’Andrea” continua ad erogare solo le prestazioni mediche non rimandabili e urgenti, quelle di classe U, che devono essere svolte entro tre giorni dalla richiesta del medico curante, e quelle di classe B, da risolvere entro dieci giorni dall’impegnativa del medico.

Insomma, si tratta dei servizio che venivano svolti anche durante il lockdown, ma con una sostanziale differenza, rispetto a quei giorni: che adesso i medici, su richiesta dei loro assistiti, ne prescrivono sempre più proprio perché prima che l’ospedale tornasse ad essere un ospedale “no Covid” (le terapie contro il Coronavirus adesso vengono svolte solo nell’area appositamente riservata in Infettivologia), erano gli stessi assistiti a non richiederle, per paura. 

QUANDO PER PAURA SI RISCHIAVANO GLI INFARTI

Ricordiamo tutti l’allarme che venne lanciato dal primario di Cardiologia, il dottor Francesco Rametta, quando disse che molte persone, colpiti da sintomi riconducibili all’infarto, rischiavano addirittura la vita per paura di entrare in una struttura Covid: era una paura irrazionale, perché la Cardiologia anche in quei giorni era in grado di prestare cure efficaci in assoluta sicurezza, tuttavia la paura spesso è una “malattia” difficile da affrontare e da curare.

IN TEORIA LA SANITA’ E’ ANCORA IN “FASE 1”

Ma adesso che la gente sta tornando al “Sant’Andrea” si prospetta un’emergenza per così dire logistica. Dato che l’ospedale tecnicamente è ancora in “fase 1” (cautela più che comprensibile), per entrare alla struttura  bisogna sottoporsi ad un pre-triage: ti prendono la temperatura e devi compilare un questionario in cui dichiari di non essere positivo al Covid e di non essere entrato in contatto con persone che lo siano state.

Tutto ciò si svolge, per quanto riguarda il “Sant’Andrea” alla Piastra, al Cup e all’ingresso principale. E ciò contempla code  anche lunghissime (anche se oggi per fortuna no, ma si tratta di una giornata prefestiva), attese snervanti. Per fortuna sono stati ricavati ingressi speciali (sempre con pre-triage) per coloro che devono sottoporsi a terapie quotidiane come la dialisi e le oncologiche.

DAL 22 GIUGNO DOVREBBE RIPARTIRE GLI AMBULATORI

Per diluire le code (che da mercoledì potrebbero riprendere), anche prospettando acquazzoni e caldo torrido nelle prossime settimane, e visto che il 22 giugno potrebbero riaprire gli ambulatori è assolutamente necessario che l’Asl aumenti il numero degli operatori sanitari in grado di fare i pre-triage. Questi ultimi devono essere per forza eseguiti da personale sanitario in grado di valutare le risposte al questionario, anche se il modulo viene compilato in anticipo perché scaricabile sul sito dell’Asl di Vercelli.

Gli infermieri che svolgono il pre-triage sono preparati ad affrontare ogni situazione nell’interesse del cittadino. Ad esempio, se qualcuno si presenta con più di 37,5 di temperatura e con la prescrizione, mettiamo, di una lastra “urgente”, non accade come al supermercato che viene rispedito a casa. Qui sono appunto i sanitari che devono organizzargli un accesso diverso, del tutto in sicurezza, dal Pronto soccorso, come se potenzialmente egli sia un soggetto contagioso.

Detto dunque della necessità di aumentare il numero dei posti pre-triage, potenziando il numero del personale che deve svolgerli, aggiungiamo che questa necessità viene rimarcata in questi giorni dai medici di famiglia. Uno fra tutti, il presidente dell’Ordine dei medici, Pier Giorgio Fossale, che inoltre invita Regione e Asl a rimodernare radicalmente il nostro ospedale, seguendo la falsariga del progetto avviato dalla Fondazione Cassa di Risparmio e dal Comune d’intesa con l’Asl di “umanizzazione” del reparto di Ortopedia e Traumatologia. 

FOSSALE: BASTA REPARTI CON I BAGNI IN COMUNE

Dice Fossale: “Le Regioni dovrebbero ricevere, a breve, fondi rilevanti: li usino per assumere personale e soprattutto per rendere più decorosi i nostri ospedale. Durante la mia degenza per il Covid, dopo essere stato inizialmente curato nel migliore dei modi nella Divisione di Infettivololgia del dottor Borré (e qui apro e chiuso subito una parentesi importante: curato e guarito grazie al Plaquenil che adesso viene messo in discussione), sono poi stato trasferito in Chirurgia dove le maggioranza della camere di degenza è ancora senza bagno. Ho visto con i mei occhi code di ricoverati davanti alle toilette comuni: una cosa inaudita nel 2020. Per questo motivo, la Regione deve innanzitutto mettere al timone della sanità persone competenti, evitando le spartizioni partitiche, e poi le Asl devono provvedere immediatamente a umanizzare gli ospedali”.

EDM 

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