Svelato quindi il nome del vincitore del Bicciolano d’Oro 2018. Come già annunciato è Piero Ambrosini, ottantatré anni, titolare di un rinomato negozio di oreficeria in centro e soprattutto validissimo fisarmonicista e sassofonista. «Amo la mia città e vado ovunque mi chiamino a suonare», queste le prime parole di Ambrosini che proprio venerdì 7 si esibirà assieme all’amico Giampiero Ausano al tradizionale pranzo per anziani e disabili che viene offerto annualmente alla Sagra dell’Agnolotto.
L’annuncio è stato dato in tarda mattinata nella Sala Giunta del Comune dal sindaco Maura Forte, dal nuovo presidente del Comitato Manifestazioni Vercellesi Stefano Roncaglia, da quello onorario e uscente Giulio Pretti, dal Bicciolano Luca Vannelli e dal presidente di Ascom Tony Bisceglia.
Il Bicciolano d’Oro viene eletto ogni anno dal Comitato che ha istituito il premio “da assegnare a persone che si sono particolarmente distinte nell’ambito delle manifestazioni da lui promosse durante il precedente anno solare”, come si legge nell’articolo 1 del regolamento. La giuria che lo decide è composta dal Consiglio Direttivo del Comitato stesso e dal Collegio Sindacale.
A tal proposito ricordiamo che proprio quest’anno l’organigramma si è rinnovato. Il nuovo presidente per il triennio 2018/2021 è Stefano Roncaglia che prende il posto del veterano Giulio Pretti, quasi quarant’anni dedicati al Comitato, di cui oltre venti alla sua guida. Per questo motivo Pretti è stato nominato presidente onorario.
Nell’albo d’oro di questo riconoscimento figurano personalità di spicco della musica, della politica, delle arti e dello sport. Tra questi ricordiamo Renzo Roncarolo (1998), Giulio Pretti (2003), Tony Bisceglia (2005), I Celti (2007), Giovanni Pellielo (2010) e – ultimi in ordine di tempo – Renato Greppi (2016), Claudio Cagnoni (2017).
Piero Ambrosini è una persona che ha dedicato la sua vita alla musica, fin dall’età di sette anni quando passando davanti a un negozio vide una fisarmonica rossa marca “Ranco” e se ne innamorò. Il padre gliela comprò e da lì in avanti per Piero è stato una continua crescita, grazie anche al suo maestro Nino Borra che gli insegnò i primi rudimenti. A soli nove anni suonò al Collegio Dal Pozzo davanti ai soldati tedeschi durante la Seconda Guerra mondiale e poi, dopo la Liberazione, per gli americani assieme all’amico Ignazio Lamberti.
I passi successivi furono l’ulteriore formazione col maestro Giorgio Comici, la collaborazione con Dongilli, Re e Rota, l’esordio in Sala Viotti, l’esperienza con i gruppi Jolly, I pavoni del liscio, I cavalieri del folk con Giampiero Ausano e Bodo e il suo jazz. Poi l’incontro con Gianni Dosio che si tramutò immediatamente in amicizia. Oggi è sax tenore nella Filarmonica Jazz Band che porta il nome dell’amico.
Impossibile elencare tutti i musicisti con i quali ha suonato: Giulio Libano, Luciano e Guido Lamorgese, Clinio Bergamini e i fratelli Rigon, ricordo Gil Cuppini, Piero Pollone, Ettore Righello, Rudy Migliardi, Carlo Milano, Pinuccio Barresi, Carlo Sola, Emilio Soana, Alberto Mandarini, Gianni Basso, Glauco Masetti, Paolo Tomelleri, solo per citarne alcuni.
Ambrosini non ha certo intenzione di fermarsi qui. Infatti attualmente sta prendendo parte a un progetto di musica folkloristica con il gruppo “Manghin e Manghina” di Galliate che l’ha portato in giro per l’Italia e nella prossima primavera lo vedrà impegnato in Olanda dopo che, nello scorso agosto, al Castello di Galliate, si è esibito al Raduno Internazionale del Folk con gruppi provenienti da Cile, Russia, Taiwan e Belgio oltre che dalla Sardegna, Trentino e Sicilia.
«Prendo la mia fisarmonica e subito mi sento meglio. Perché la musica è una lingua universale e aiuta a vivere meglio»: è la regola numero uno di Piero Ambrosini che da buon musicista preferisce far parlare i suoi strumenti. Le note in molti casi, specie se ben scandite, valgono più di mille parole.
m.m.





