Philippe Daverio, oggi a Vercelli, sull’Europa: “Rinunciarvi è umanamente inconcepibile”

Da sinistra il candidato alle europee Gabriele Molinari, Philippe Daverio, e il candidato sindaco Federico Bodo

“Rinunciare all’Europa è una cosa umanamente demente. Non è una questione politica, è proprio qualcosa di inconcepibile”. Con la schiettezza che gli è consueta, Philippe Daverio, autorevole storico dell’arte e antropologo culturale, candidato alle elezioni europee nella circoscrizione Nord-Est, è intervenuto oggi ad un incontro organizzato nella sede vercellese di + Europa, in corso Libertà, tappa elettorale sul territorio di Vercelli.
Presenti il candidato a sindaco di Vercelli Federico Bodo, la candidata alle elezioni regionali Roswhita Flaibani e il candidato alle elezioni europee Gabriele Molinari.

“Quella di + Europa è una realtà piccola – ha spiegato Daverio – ed è proprio da questo presupposto che bisogna partire, perché dalle cose piccole nascono i grandi destini. Questo è in sintesi il motivo principale per cui è necessario scegliere + Europa. Bisogna battersi per non fare la figura “dei cretini”, di chi aveva la consapevolezza di come stavano le cose ed è rimasto a guardare. Bisogna dare ai giovani delle opportunità di apertura mentale: troppi giovani sono ormai disillusi e stanno gettando la spugna. Bisogna invece avere la forza e la fermezza di “testimoniare” le proprie convinzioni, i propri pensieri, fondamento a cui non può prescindere chiunque creda in qualsiasi cosa”.
Daverio è un fiume in piena e il suo intervento, ricco di aneddoti storico-artistici-culturali, affascina l’uditorio, senza essere mai banale. Su tutti, il candidato alle elezioni europee, illustra la propria personale idea di politica. “Da sempre – spiega Daverio, al fianco di Molinari – la politica si è fondata sull’ideologia, ma l’ideologia è una dottrina pericolosa, perché chi non va d’accordo con essa deve essere eliminato. Io ho in mente un’Europa utopica; l’utopia può essere irrealizzabile, vero, ma non fa del male a nessuno. Nel suo non essere realizzabile però, l’utopia può fungere da bussola e indicare la direzione da seguire lungo un percorso, fornire degli spunti su cui porre le basi per una programmazione realizzabile. La nostra unica via di riuscita è quella di ridare ai nostri territori l’identità, l’appartenenza e le eccellenze che avevano un tempo, quando eravamo tutti poveri, e che sono andate via via scemando quando siamo diventati meno poveri. La nostra utopia è questa, quella di diventare ricchi ma belli; vogliamo un’Europa e, di conseguenza, un’Italia ad alto grado di civiltà, non è snobismo, ma un’utopia che ci dia la consapevolezza di non essere dentro ad un tunnel senza uscita, ma che la via d’uscita ci sia e che si possa cercare e trovare, per costruire un pezzo alla volta un futuro migliore”.

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