Passano le surroghe e Manuela Naso (a sorpesa) diventa Presidente del Consiglio

Alla fine oggi, dopo liti, denunce minacciate e rese palesi, sentenze del Tar, sono stati surrogati i quattro consiglieri dimissionari, Maria Pia Massa, Pier Giorgio Comella, Giordano Tosi e Donatella Capra. Al loro posto sono entrati Massimo Bignardi, Carlo Truffa, Francesca Tini Brunozzi e Valter Manzini. È stata surrogata anche Teresa Marcon, l’ultima a dimettersi dal gruppo Pd, a cui è subentrato Norberto Greppi (MDP). Riportando a 16 la maggioranza Forte.
Ma i colpi di scena si sono concretizzati dopo le surroghe, al momento della votazione di presidente e vice presidente del Consiglio. La presidenza infatti è andata, a sorpresa, ad Emanuela Naso che ha avuto la meglio su quello che era il candidato annunciato del Pd, Emanuele Caradonna, il quale ha pagato, probabilmente, la ruvidezza del suo intervento a microfoni aperti un paio di consigli fa e le violente polemiche e liti che ne sono seguite, oltre, forse, a una certa serpeggiante opposizione anche all’interno della sua (nuova e rimpolpata) maggioranza.

Ma andiamo con ordine. Le surroghe come detto sono andate in porto anche se in tre casi non c’è stata l’unanimità dei voti ma solo la maggioranza. In ossequio alla sentenza del Tar quindi, come ha detto De Maria “una sentenza che non condividiamo ma rispettiamo”, quasi tutti i consiglieri di minoranza (escluso Maurizio Randazzo) hanno votato a favore dell’ingresso dei nuovi consiglieri comunali anche dall’opposizione.

Già dalle surroghe, però, si è capito quale sarebbe stato il clima della giornata. Infatti la polemica contro la maggioranza è arrivata dall’ultima surroga, quella di Teresa Marcon, sia per le parole della consigliera uscente, che se n’è andata dicendo di essere stufa di fare solo la “pigia bottoni in aula”, sia per le parole di Norberto Greppi, in entrata, che in aula ha ricordato la necessità di un nuovo inizio, su basi “realmente di sinistra”, rivendicando l’intenzione di votare atto per atto e non garantendo un sostegno a priori ma valutando ogni argomento attentamente. E di fatto facendo capire che avrebbe votato contro al Bilancio in approvazione in serata. Una nuova “serpe in seno”, quindi, per il sindaco Forte. Greppi, in sintesi ha detto: “il messaggio politico legato alle dimissioni è netto. Non si può continuare a governare la città arroccati in una specie di fortino assediato e senza dialogare con nessuno e avvalendosi di stratagemmi come nel caso del numero legale. Ora mettiamo in campo un progetto unitario, un progetto che consenta alla sinistra di non essere travolta il prossimo anno. Il mio invito è quello a lavorare insieme, creare un progetto comune di sinistra. Poiché il mio voto non sarà fondamentale, mi posso considerare libero di assumere ogni decisione che ritengo più opportuna, valutandola nel merito”. Proprio Greppi infatti, solo poco più due mesi fa, a febbraio, aveva ispirato e sottoscritto una lettera in cui invitava la rappresentante in Consiglio del Movimento Democratico e Progressista, Capra, ad “attivarsi con le altre forze politiche presenti in aula per creare le condizioni previste dalla legge per lo scioglimento anticipato”. Osservazioni alle quale ha ribattuto il sindaco Maura Forte. “Mi spiace che ci siano accuse di comportamenti scorretti. La scelta di aprire il consiglio comunale a 11 non è un’imposizione, né una forzatura. In tutti questi anni, le nostre politiche sono sempre state improntate alla tutela delle fasce deboli. Mi spiace che la percezione del passato sia così negativa, caro Greppi, ma se andiamo a fondo sulle scelte fatte dall’amministrazione si renderà conto che la catastrofe che lei ha raccontato non è poi così reale”.

Questo fatto ha creato una sorta di antefatto che ha influito sull’elezione del Presidente del Consiglio. Infatti, dopo che è stata annunciata la candidatura di Caradonna, che Michele Gaietta ha cercato di difendere, ma è stata contestata dall’opposizione e ha creato più di una tensione in Aula, con tutta una serie di interventi, liti e votaizioni infruttuose, la stessa Manuela Naso, che presiedeva il Consiglio in quanto consigliere anziano, ha in sintesi fatto capire che se fosse stato eletto Caradonna lei avrebbe lasciato il Consiglio.
Un fatto che avrebbe creato grandi problemi alla maggioranza perché stante il non voto di Greppi (di cui sopra) già annunciato, l’assenza della Naso avrebbe messo pericolosamente di nuovo a rischio l’approvazione del documento più importante: il Bilancio.

Così, dopo una serie di lunghe consultazioni, alla carica di Presidente è stata votata Manuela Naso, che è passata con 17 voti favorevoli contro 15. Poi è stata la volta della vice presidenza che, in modo non così usuale, è andata ancora alla maggioranza con l’elezione di Sara Vinci, che non era in gran forma per problemi di salute e ha raggiunto il consiglio in ritardo, la quale ha battuto il candidato dell’opposizione Enrico De Maria.

A seguire è iniziata poi la votazione del Bilancio del comune da parte del Consiglio comunale che, ancora una volta, si è rivelato il più instabile e tempestoso della storia delle amministrazioni vercellesi.

l.a.

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