Pansa: quel reportage con Francesco Rosso sulla tragedia del Vajont

Giampaolo Pansa è scomparso questa sera a 84 anni

 

Vercelli – Era un fil rouge ininterrotto quello che collegava Giampaolo Pansa, il grandissimo giornalista e a scrittore di origine casalese, morto questa sera a 84 anni, al vercellese.

 

Innanzitutto lo legava alla terza vercellese il reportage, per La Stampa, per cui divenne famoso in tutt’Italia: aveva 28 anni quando, la sera del 9 ottobre 1963, una parete del monte Toc si staccò, precipitando nella diga del Vajont e causando una delle più grandi tragedie nella storia del nostro Paese, con la morte di 1917 e la cancellazione di un intero paese, Longarone.

Pansa fu mandato come inviato a Longarone insieme con il grande giornalista vercellese Francesco Rosso, allora l’invito di punta de “La Stampa” e, come in tanti stanno ricordando in queste ore, scrisse il più drammatico e famoso incipit nella storia del giornalismo italiano: “Scrivo da un paese che non esiste più”. Più volte Francesco Rosso mi ha raccontato quel reportage comune con l’allora giovane cronista poi diventato a sua volta inviato di punta dei principali giornali italiani.

E poi le ripetute frequentazioni vercellesi per presentare i suoi libri: era ospite pressoché fisso di Gigi Di Meglio e della libreria “Dialoghi” di Claretta Giubellini Jacassi, che ora su Facebook lo ricorda così: “Ciao Giampaolo scrittore e amico di un tempo passato. Quando da libraia presentavo i tuoi libri volevi che fossimo soli io e te sul palco e nessun altro. Questo mi riempiva d’orgoglio mi faceva sentire importante, unica. È stato bello. Mi dicevi che da me saresti venuto sempre quslsiasi volta ti avessi chiamato. Poi il periodo di Dialoghi finì e così anche i nostri incontri.
Ciao amico”.

E poi in gran parte dei suoi ultimi libri pubblicati da “Il sangue dei vinti” in Pansa parlava del Vercellese, che conosceva molto bene, riportando con dovizia di particolari tante storie drammatiche che in molti avrebbero preferito tenere nascoste.

Per tutti i giornalisti, vercellesi e non, è stato un vero maestro perché era un cronista inarrivabile che, una volta appurata e approfondita, considerava sempre sacra la notizia.

Anche TgVercelli lo piange dunque con infinito affetto e tristezza.

 

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