“No Time to Die”: il 25° Bond e l’addio di Daniel Craig

Originariamente previsto per l’aprile 2020 e inevitabilmente spostato a causa dell’emergenza sanitaria, ecco che “No Time to Die” (o amichevolmente ribattezzato “Bond 25”, dato che è il 25esimo film sulla spia del cinema più famosa) approda finalmente nelle sale, per la regia di Cary Fukunaga (regista della acclamata serie “True Detective”), con gli storici Wilson e Broccoli alla produzione e una guest star alla sceneggiatura: la teatrante Phoebe Waller-Bridge, protagonista della serie da lei scritta “Fleabag”, disponibile su Amazon Prime Video. Nel cast, l’ovvio protagonista interpretato da Daniel Craig, seguito da molti ritorni della saga più aggiunte di grande spessore: Rami Malek, Léa Seydoux, Christoph Waltz, Ralph Fiennes, Ben Whishaw, Naomie Harris, Jeffrey Wright e Ana de Armas.

Il film segna l’uscita di scena di Craig come James Bond e come tutti i grandi addii, bisogna farli con stile e in questo la pellicola non delude minimamente. La storia si riallaccia ai precedenti capitoli con rimandi e personaggi, specialmente su “Casino Royale” e “Spectre”, facendo ritornare la spia al centro dell’azione dopo il suo ritiro a seguito del quarto film della saga con Craig. Non manca l’Italia, questa volta il film si apre a Matera, non mancano gli inseguimenti e le scene d’azione dal forte impatto, soprattutto nella prima metà del film. Purtroppo però la lunga durata (ben 163 minuti, il più lungo dei cinque) e l’eterna scena all’interno della più stereotipata isola deserta dove il cattivo di turno elabora il suo piano di conquista del mondo, non aiuta a mantenere alta l’attenzione dello spettatore. Per quanto Rami Malek sia un ottimo attore, e la serie Mr. Robot più l’Oscar di Bohemian Rhapsody ne sono un esempio, il suo Lyutsifer Safin non convince appieno quanto i mostruosi Le Chiffre (Mads Mikkelsen) del primo film e Raoul Silva (Javier Bardem) del terzo, forse a causa di una non troppo approfondita caratterizzazione e timing a schermo.

Siamo purtroppo molto lontani dal miracolo fatto con “Skyfall”, di fatto il migliore, ma l’impegno da parte di tutti, cast e staff, nel dare una degna conclusione al brand è palpabile, dati anche dai numerosissimi rimandi e easter egg dei precedenti film su Bond, mostrando così un’attenzione maniacale per i dettagli e tutto ciò che lo scrittore Fleming creò. Craig dà tutto sé stesso per confezionare un Bond molto più sentimentale e ferito che in passato, consacrando una figura che, per forza di cose, lo seguirà per tutta la vita al di fuori del set. Dopo 15 anni di onorato servizio, è tempo di dire addio al Bond più longevo di sempre!

 

Emanuele Olmo

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1 commento

  1. Finalmente s’è trovato.. il tempo, e il modo, di far morirepersempre il superuomomaschio a favore di tratti più gentili, è… tumefatti, secondo il gradimento prevalente in questi “tempi”.

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