#ogniluogoèunteatro: quando il Teatro è ovunque

Un'immagine de Le vie dei campi, spettacolo di Cuocolo/Bosetti inserito nell'edizione 2022 di #ogniluogoèunteatro (photo Livio Bourbon)

Un progetto nato nel 2020 dalla collaborazione tra Teatro di Dioniso che detiene la direzione artistica insieme a Cuocolo/Bosetti Iraa Theatre e Arteinscacco, che a breve tornerà a fare visita a Vercelli e ai vercellesi. È questione di giorni. Stiamo parlando di #ogniluogoèunteatro, la rassegna, giunta quest’anno alla terza edizione, che si svolgerà da venerdì 8 a giovedì 21 settembre e di cui TgVercelli si onora di essere media partner.

Cos’è di preciso #ogniluogoèunteatro? Come abbiamo detto, una rassegna teatrale che si svolgerà non in un posto solo, giacché proseguirà sul sentiero tracciato in precedenza, ovvero aumentare i luoghi di spettacolo con l’obiettivo di trasformare l’intera città in un teatro e di consolidare i suoi punti di forza. Senza dimenticare che quest’anno ci sarà pure l’occasione per celebrare due importanti ricorrenze: i 170 anni di Associazione d’Irrigazione Ovest Sesia e i 45 anni di Cuocolo/Bosetti Iraa Theatre che con la loro visione sono tra gli ispiratori della rassegna (pensiamo al loro poetico Le vie dei campi del 2022).

In attesa di conoscere nel dettaglio il programma e i protagonisti, che verranno svelati venerdì 1 settembre, possiamo anticipare alcuni luoghi interessati, luoghi dove l’ultima cosa che una persona pensa è di trovarci uno spazio teatrale: la Borsa Risi, la Collezione Marazzato, Studio10, il Museo Borgogna, Parco Camana, Vicolo Schilke, un negozio di parrucchiere, il Chiostro di Santa Chiara, nonché la casa di Cuocolo e Bosetti che di certo non poteva mancare, essendo il luogo da cui tutto è cominciato.

«Il teatro è ovunque e non necessita di sale teatrali, poltrone o sipario, il teatro è ovunque la magia si ricrei, ovunque si realizzi quella dimensione profonda di condivisione tra artista e spettatore, che si tratti di una biblioteca, un museo, una stanza, un’abitazione, ovunque perché, appunto, ogni luogo è in teatro», così spiegarono gli organizzatori esattamente un anno fa.

Sì, perché lo scopo principale di #ogniluogoèunteatro è di portare l’azione teatrale in luoghi «altri», in spazi non convenzionali che ribaltano la concezione classica del teatro, attuato solo nell’edificio istituzionale deputato a ospitarlo. In altre parole il Teatro che esce dal teatro e si fa teatro ovunque.

Si tratta di una prassi che si fortifica nel Novecento, ma che ha radici ben più lontane. Pensiamo ad esempio il Medioevo con il suo insieme di oggetti che indicava e significava un sistema articolato e definito. Le rappresentazioni avvenivano nelle piazze e financo nelle chiese, con gli spettatori che erano parte attiva dello spettacolo.

È solo nel primo Rinascimento che lo spazio del teatro si codifica come noi siamo abituati a intenderlo, con i progetti di Palladio, che recupera e fa del suo tempo le idee virtuviane, concretizzate nel Teatro Olimpico di Vicenza che divenne un modello per gli edifici delle epoche successive.

Un teatro che si da lì in avanti si monumentalizza nel vero senso del termine e, così facendo, si cristallizza, almeno fino alla fine del XVIII secolo. Dopo la parentesi dell’Ottocento, il periodo del teatro borghese per eccellenza che lo trasforma in un fenomeno esclusivo, ecco arrivare il Novecento con le sue rivoluzioni artistiche che, giocoforza, coinvolgono in modo ineluttabile anche il teatro.

Ecco allora che quest’ultimo perde poco per volta la sua funzione sacrale di edificio-monumento e ritorna ad acquistare quella di rappresentazione. Che diventa di una forza talmente prorompente da non poter essere più contenuta dalle quattro pareti. La sua fame la porta a conquistare nuovi spazi: proprio come quelli di #ogniluogoèunteatro.

Come ha scritto un eminente studioso: «al fondo ci sono due ideologie di teatro e del suo spazio: lo spazio degli spettatori in cui si ospitano gli uomini dello spettacolo; lo spazio degli uomini di teatro, in cui si costruisce la relazione con gli spettatori». E questo, d’ora in avanti, avviene dappertutto.

Ecco, in una brutale sintesi che chi legge perdonerà, il percorso storico che ha portato alla nascita di #ogniluogoèunteatro, un festival, per ammissione di chi lo pensato, costruito su alcuni pilastri che ne decretano le fondamenta: sinergie e collaborazioni, qualità artistica, crescita economica e turistica del territorio, uguaglianza di genere. Un festival che ci insegna un assunto da tenere sempre a mente: il teatro bisogna viverlo e basta, dove non importa.

Massimiliano Muraro

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1 commento

  1. BELLISSIMOOOOOooooooo!!!!!
    Non è la semplice rivisitazione
    del teatro d’altre epoche.
    Le agiografiche argomentazioni
    non escluderanno certamente,
    nella realtà rappresentata,
    ciò che i geniali ideatori avran pensato
    e coltivato:
    la possibilità di crearre
    NUOVE&UNICHE rappresentazioni,
    testi nuovi, attori nuovi e LUOGHI+spettatori nuovi
    .. situazioni da vivere insieme (attori e spettatori)
    .. uniche, o almeno diverse o proprie
    rispetto ai testi conosciuti,
    volendole creare o adattare
    per poi rappresentare in luogi
    nuovi, unici & irripetibili
    la cui rappresentazione sarà esponenzialmente
    unica per gli spettatori-abitanti,
    i passanti abituali
    o gli intrusi-ignari-ospiti fortunati
    che han transitato dalle parti del “teatro”
    .. per non dire degli attori e registi
    che non potranno mai più
    (salvo .. repliche nello stesso sito)
    rivivere tali emozioni neppur come molto-simili;
    quindi ogni opera rappresentata
    nuova o precedente
    che verrà data
    sarà UNICA almeno 3 volte
    .. denso di uniche emozioni,
    come, chissà perchè,
    ogni desiderabile momento della vita!
    ..
    Sapone Camay il fascino che fa girare la testa
    https://www.youtube.com/watch?v=1nqBt5vpzbo

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