All’ospedale di Vercelli, dove era ricoverato da qualche giorno (prima era al Cavs di Gattinara), si è spento il pranoterapeuta Giovanni Giacalone. Avrebbe compiuto 77 anni tra pochi giorni. Lascia le sorelle Rosa e Franca, i nipoti, i parenti. I funerali saranno celebrati lunedì alle 11,30 nella chiesa di Billiemme dove domenica, alle 17,30, sarà recitato il Rosario.
Da sempre personaggio controverso, rifiutato dalla comunità medico-scientifica, ma anche amico di medici importanti e autorevoli del passato, che lo consultavano spesso quando si trovavano di fronte a casi problematici, Giacalone aveva anche pubblicato, da Mursia, un libro sulla pranoterapia, che aveva avuto un buon successo in tutt’Italia.
Nativo di Carini, trasferitosi nella nostra città aveva fatto anche l’argentiere, finché l’incontro con un farmacista-erborista molto considerato in città gli aveva cambiato la vita: il farmacista gli aveva detto che possedeva il “potere” di trasmettere energia che poteva curare le persone.
Da anni aveva aperto uno studio in via Tripoli, che per diversi anni era stato molto frequentato. E quando il medico provinciale gli aveva rilasciato l’autorizzazione ad esercitare, il “caso” era finito su tutti i giornali nazionali italiani: da ricordare un articolo di Sergio Robutti sul “Corriere della Sera”. Il Cicap lo ha sempre avversato, considerandolo alla stregua di un ciarlatano, ma i suoi “pazienti” la pensavano evidentemente in modo diverso.
Se la medicina ufficiale lo riteneva assolutamente da evitare, lui, al contrario (e unico tra tanti veri e riconosciuti ciarlatani), cercava un rapporto con i medici chiedendo di essere “esaminato”. “Io non voglio affatto sostituirmi alla medicina tradizionale – diceva spesso -, ma penso di poter essere d’aiuto, quindi studiatemi”.
Negli anni aveva costituito un gruppo di amici fidati con i quale faceva spesso camminate serali: tra gli altri, il preside Giuseppe Sicheri, il pittote Adriano Nosengo, l’assicuratore Giorgio Praglia, tutti scomparsi. E ogni volta, per Giacalone, era stato un dolore atroce. Altri amici di lunga data, Pino Misia, da anni punto di riferimento degli artigiani vercellesi, e Sergio Maria Gilardino, linguista di fama mondiale.
Al di là di ogni giudizio “scientifico”, resta la persona, di carattere un po’ guascone, ma generosa e di infinita bontà. Nella sua vita, due grandi dolori: la scomparsa del figlio Alberto, giovanissimo, e della moglie Gabriella. Sono in molti oggi a piangerlo con affetto e commozione.