Il mondo accademico e quello politico chiedono libertà per Ahmadreza Djalali

Quasi 30.000 utenti raggiunti, oltre 10.000 spettatori collegati al canale YouTube dell’Università del Piemonte Orientale, venticinque ore di diretta e sessantanove interventi di professori e ricercatori. Sono i numeri della Maratona accademica e scientifica per salvare Ahmadreza Djalali, che si conclusa da poche ore. Djalali è un medico e docente iraniano, naturalizzato svedese, che ha frequentato il suo programma di Dottorato all’Università del Piemonte Orientale.

Attualmente è detenuto nel braccio della morte del carcere di Evin, Iran, accusato di spionaggio e colpito da condanna a morte, che l’intera comunità mondiale ritiene ingiusta per mancanza di prove certe. L’Università del Piemonte Orientale si batte per Ahmad dal 2016 e «continuerà a farlo fino alla sua liberazione».

La maratona è stata aperta dagli interventi dei rettori delle Università in cui Ahmadreza ha svolto attività di ricerca: Gian Carlo Avanzi (UPO), Ole Petter Ottersen (Karolinska Institutet, Stoccolma), e Caroline Pauwels (Vrije Universiteit Brussel). Nel pomeriggio di mercoledì è intervenuto Sir Richard Roberts, premio Nobel per la Medicina 1993, che per Ahmad ha raccolto più di 150 firme di altrettanti Nobel per chiederne la liberazione.

Una vicenda che è stata discussa anche al Consiglio Regionale del Piemonte. «Il voto unanime conferma che quella per Ahmadreza Djalali è una battaglia condivisa da tutti per i diritti e per la libertà – così il consigliere Domenico Rossi, primo firmatario dell’Ordine del Giorno – Sul grande tema dei diritti umani, di cui oggi ricorre la giornata internazionale abbiamo la responsabilità e il dovere di cercare convergenze, le più ampie possibili. Il caso di Ahmad, la sua ingiusta detenzione e condanna ci riguarda tutti. Non dobbiamo arrenderci e fare tutto ciò che è in nostro potere per chiedere la sua liberazione».

Parole condivise dal vicepresidente del gruppo Lega Salvini Piemonte Riccardo Lanzo: «Una presa di posizione forte, necessaria e purtroppo non più procrastinabile, visto che lo scorso primo dicembre l’avvocato del dottor Djalali ha comunicato alla sua famiglia che la sentenza di morte sarebbe stata eseguita nel volgere di pochi giorni, prima che la corte Teheran concedesse una breve proroga non comunque ad oggi quantificata. L’OdG votato oggi rappresenta un atto di profonda denuncia e condanna che arriva al termina di una lunga battaglia che la comunità internazionale, il nostro Paese, la nostra Regione e il Comune di Novara, di cui Djalali è cittadino onorario, hanno intrapreso per evitare una sentenza di morte che rappresenta una intollerabile negazione dei diritti umani, civili e giuridici. Mai come oggi è necessario tenere alta l’attenzione su questo caso e fare sentire la voce del Piemonte, che sempre si opporrà alla barbarie di una sentenza capitale nei confronti di un uomo accusato senza prove e vittima di un caso giudiziario indegno di un Paese civile».

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