Vercelli – C’è ormai una tradizione che si sta gradatamente consolidando: quella che vuole il Meteo puntualmente sconfitto dalla processione del Venerdì Santo a Vercelli. Ancora oggi le previsioni parlavano di piogge “abbondanti” proprio durante la “Macchine”. Per giunta, verso le 19 si era levato un vento fortissimo che, di fatto, avrebbe impedito la processione, cosicché tutto si sarebbe risolto con una semplice Via Crucis dei fedeli all’interno della basilica di Sant’Andrea, dove le “Macchine”, vale a dire i gruppo lignei policromi rappresentanti la Passione di Cristo già erano state sistemate.
Invece, non una sola goccia di pioggia e, poco prima delle 20,30, quando le “Macchine”, portate a spalla dai rappresentanti delle Confraternite dovevano uscire da Sant’Andrea, per poi farvi ritorno dopo la processione nelle vie del centro, ecco che anche il vento si è totalmente placato. La processione ha quindi avuto lungo, in mezzo alle solite ali di folla, anche se, rispetto ad esempio allo scorso anno, gli spettatori erano assai meno.
Al termine, la benedizione dell’arcivescovo Marco Arnolfo, preceduta dal tradizionale intervento. Monsignor Arnolfo ha aperto il suo intervento parlando della scomparsa di Fabrizio Frizzi “personaggio amatissimo per la grande umanità”. E, definendo Frizzi “uno di noi”, l’arcivescovo ha parlato di un altro “uno di noi”, il Cristo, fattosi uomo, che si è immolato sulla Croce per salvarci.
Ora i riti della Pasqua esusebiana proseguono per arrivare allo “Scoprimento del Cristo in Duomo durante la prima messa di domenica, alle 6. Un rito antichissimo che, sopravvissuto al Concilio di Trento, radunava in passato anche migliaia di fedeli provienti da tutta la provincia. Ora non è più così, ma ugualmente la Cattedrale è gremita di vercellesi per lo scoprimento del Grande Crocifisso dell’Anno Mille, ora nascosto da un panno viola.
(La foto a corredo dell’articolo è di Andrea Cherchi)
