Matilda, rischia di rimanere senza un colpevole la morte della bimba

Rischia ancora una volta, dopo 13 anni, di non avere giustizia o chiarezza su quanto successo, il caso della piccola Matilda.

In quattro ore e mezza di requisitoria in cui sono stati esaminati tutti i dati processuali, gli indizi, le tesi controverse dei giudici pronunciate sinora, oggi, il sostituto procuratore generale di Torino Marcello Tatangelo, ha ammesso l’impossibilità di superare il ragionevole dubbio e, di fatto, la sconfitta della giustizia. Non vi sono prove certe, non si può sapere se ad ammazzare la bimba di 23 mesi a Roasio nel 2005 sia stata la madre, Elena Romani, oppure l’ex compagno, le uniche due persone presenti in casa al momento della tragedia.

E dunque, per queto, ha chiesto l’assoluzione per l’ex convivente, Antonino Cangialosi: “Non c’è certezza su chi sia il colpevole. Personalmente mi sono fatto l’idea su chi sia stato ma non ve lo dico. Ognuno può avere le sue idee però se io facessi il vostro lavoro – dice rivolgendosi alla corte – se fossi in voi non lo condannerei”. Aggiunge il Pg che comunque, lui, se fosse stato un giudice non avrebbe “condannato nemmeno Elena Romani”.

“Come tutti ho cercato di capire questa storia – ha spiegato in conclusione il magistrato ricordando che oggi Matilda avrebbe 15 anni – tutti viviamo come una sconfitta, personale e del sistema giudiziario, non sapere chi sia stato dopo tutti questi anni. Ma condannare un innocente per trovare un colpevole è ancor di più una sconfitta della giustizia. E per questo vi chiedo di confermare l’assoluzione”.

Elena Romani, con il suo legale Tiberio Massironi, ha lasciato il palazzo di giustizia torinese in lacrime, senza voler commentare la richiesta. L’imputato, assistito dall’avvocato Andrea Delmastro, è invece apparso sollevato: “Non avevo nessun dubbio che sarebbe andata così”, ha detto. Il processo è stato rinviato al 21 dicembre

 

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